Avviso 20, uno scandalo senza precedenti

Per quanto abituati da secoli a subire in silenzio, i Siciliani stanno per assistere ad una delle più grandi operazioni clientelari finalizzate a foraggiare la prossima campagna elettorale per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana.

Un’era fa furono le assunzioni “oceaniche” nel pubblico e nel finto “privato”, poi venne il tempo del precariato e delle ‘stabilizzazioni’. Oggi la grande ‘mammella’ da mungere si chiama Europa e, in particolare, i fondi destinati alla Formazione professionale (Fondo sociale europeo), finalizzati allo sviluppo delle giovani generazioni nella società della Conoscenza, destinati a far stare i nostri ragazzi al di qua della drammatica barriera del digital divide, nuova cifra della vera povertà del futuro.

In una regione che presenta uno spaventoso deficit di professionalità, i cui giovani sono costretti ad andare altrove sia per poter svolgere attività professionali qualificate che, ormai tragicamente, anche per trovare qualche spazio tra gli exstracomunitari, accettando lavori sottopagati e a bassa qualifica, un’intera ‘macchina’ elefantiaca che non ha mai prodotto un solo occupato – se non gli addetti alla stessa presunta formazione professionale – si prepara a spendere in tre anni circa 900 milioni di euro.

Si tratta di una somma enorme con la quale si potrebbero fondare Università, Centri di Ricerca, Scuole Superiori di Alta Specializzazione, Incubatori d’Impresa e Reti di innovazione: tutte cose in grado di colmare quel gap di conoscenza che confina la Sicilia negli ultimi posti al mondo.

Eppure, neanche uno di questi euro sarà speso in tale direzione. Serviranno tutti ad alimentare il tessuto marcio della Formazione professionale, vero schermo dietro il quale si nascondono i più sordidi interessi di partiti, di sindacati, di associazioni “di area”, di fantasiose ONLUS e dove lavorano in larga misura mogli, mariti, amanti e portaborse di quanti in questi anni hanno governato la Sicilia.

Si tratta di Enti e di Personale che, oltre a non possedere, in moltissimi casi, alcuna delle qualifiche richieste in ogni Paese civile per operare nel settore specifico, costituiscono una galassia misteriosa in cui accade di tutto. Un mondo oscuro e compromesso, i cui titoli non sono riconosciuti né formalmente né sostanzialmente al di là dello Stretto, della cui appartenenza gli stessi operatori provano vergogna al punto di definire se stessi in tutti i modi tranne che “formatori”, temendo il dileggio di quanti li circondano.

Questo popolo silenzioso, che altrove non troverebbe occupazione in alcun settore, vive lungo il corso di un Nilo provvido e generoso e tuttavia come nell’Egitto biblico conosce stagioni alterne di vacche grasse e di vacche magre. Nel corso delle prime svolge un’attività improduttiva e metodologicamente arretrata, sfornando diplomi ed attestati cui non segue assolutamente nulla; nel corso delle seconde, quando si comincia a parlare di farne il motore di cambiamento della Sicilia, insorge in difesa di privilegi di una vera e propria casta, colmando di omissis le origini della propria assunzione, la valutazione dei risultati conseguiti, il tasso di placement (percentuale di occupati) relativo ai giovani “formati” presso le rispettive strutture.

Solo da pochi anni una coraggiosa attività di denuncia ha cercato di togliere il velo a tale mondo misterioso,  portando alla luce i natali illegittimi, le turpi endogamie, gli ‘incesti’ incoffessabili. In tale scenario da tragedia greca sono distinguibili, come sempre, più attori: il coro, costituito dalle migliaia di addetti pronti ad essere scatenati in danno dell’ordine pubblico per sostenere il proprio “diritto” (?) al posto di lavoro; i protagonisti, interpretati dalle decine di Enti di cui nulla ha potuto cambiare la natura e la struttura e che hanno celebrato tra di loro finte fusione e accorpamenti; e infine il Deus ex machina, la mitica figura che in ogni tragedia interviene per risolvere “divinamente” le situazioni più complesse e inestricabili.

Tale figura trascendente è onnipresente e onnivora, governa i processi, decide del destino di singoli e di Enti, distribuisce latte e miele come nelle feste popolari di un tempo e, al momento opportuno, chiede senza mezzi termini il proprio tributo: il voto.

A nulla valgono i moti di indignazione, le attese deluse, le promesse mancate. Nel mondo della Formazione siciliana il voto è “intoccabile”. Non può essere rifiutato in nome di nulla poiché se non ha prodotto risultati nel presente, ne ha generato in modo cospicuo nel passato, sorreggendo enti, strutture, schiere di fornitori e di locatori, intere famiglie, ormai generazioni.

Una riserva infinita di consenso è disponibile nella selva oscura della Formazione professionale e con grande spregiudicatezza i partiti che hanno governato e quelli che hanno “sostenuto” si muovono al suo interno con disinvoltura e sicurezza. Solo essi conoscono i sentieri nascosti che la percorrono, l’ubicazione delle trappole riservate ad eventuali invasori del territorio, le mille fonti d’acqua disponibile, nascoste nel folto del sottobosco, gli anfratti e le caverne dove si nascondono alleanze inconfessabili e connivenze inenarrabili.

In questa foresta gotica sta per piovere una nuova tempesta. Non di giustizia, né di chiarezza, né di criteri ostensibili e di risultati leggibili. No, sta per piovere una tempesta di milioni di euro di cui solo una minima parte servirà a mantenere in vita un sistema moribondo, mentre la parte più cospicua andrà a finanziare l’ultima grande battaglia del potere siciliano. Quella decisiva, la madre di tutte le battaglie, l’Armageddon che vedrà, forse per l’ultima volta nella storia della Sicilia, fronteggiarsi da una parte la spuria alleanza di quanti l’hanno condotta alla rovina e, dall’altra, quelle forze sane del rinnovamento che troveranno presto il proprio campione per chiudere definitivamente le stagioni del cuffarismo e del lombardismo, aprendo la strada ad una modernizzazione troppo a lungo negata.

Per vincere questa battaglia il potere sa che per tentare di contrastare un nemico dal potere crescente e preoccupante, dal consenso trasversale e disperato, non c’è che un’unica arma: i soldi, tanti, tanti soldi da poter distribuire in quella fascia del bisogno che da sempre determina il successo della peggiore politica siciliana.

In assenza di un Padrone che un tempo li elargiva, nella latitanza di uno o più partiti nazionali, oggi in progressiva dissoluzione, che sino a pochi anni fa ne garantivano il puntuale arrivo, non resta che la strada dei fondi europei ancora una volta da snaturare, sporcare, indirizzare nei sordidi cunicoli del clientelismo e della corruzione.

A ciò puntano quanti si stanno battendo per far diventare l’ormai mitico Avviso 20, le salmerie necessarie a proseguire l’avanzata, pur consapevoli che essa procederebbe inevitabilmente verso il baratro che già si scorge da lontano e che alla fine inghiottirà ogni residua risorsa della Sicilia. Ma a coloro che guidano questo esercito di orchi, non importa proprio nulla. Essi metteranno comunque in salvo se stessi, trovando, con coperture nazionali inconfessabili, nuove forme di sopravvivenza politica e personale.

Come le cavallette, che al termine del proprio passaggio, lasciano un deserto di disperazione, essi migreranno altrove, mimetizzandosi in mille modi, pronti a depredare altri mondi, altre realtà vitali, impuniti ancora una volta grazie alla cortina fumogena che già ora stanno creando intorno a sé. E’ accaduto altre volte, potrebbe accadere ancora.

Ma potrebbe anche non accadere mai più se una corale risposta popolare dovesse alzare la propria voce – anche, in un estremo atto di lucidità, andando contro i propri interessi a breve – e togliere a quanti stanno orchestrando la più grande e definitiva spoliazione in danno dei siciliani l’acqua torbida in cui da decenni essi nuotano, divorando tutto ciò che incontrano per nutrire la smisurata brama di potere che sarà proprio la ragione della loro definitiva estinzione.

Allora, finalmente condannati ad una damnatio memoriae che cancellerà molti nomi dalla storia di questa terra come un tempo il ricordo dei reprobi veniva rimosso a colpi di scalpello dagli obelischi, si narreranno ai bambini siciliani nuove favole che ricorderanno un tempo antico in cui il sonno della ragione aveva generato i mostri ed essi avevano schiacciato tutto e tutti sotto le proprie zampe pelose. Finché un giorno essi cominciarono a impallidire, a rimpicciolirsi, a sparire colpiti da una nuova strana aria che circolava nella foresta: l’aria della libertà riconquistata da un popolo che seppe finalmente ribellarsi e cambiò per sempre l’eterno destino di vinti in quello di costruttori del proprio futuro. E i bambini siciliani si addormenteranno sereni, cullati da quel senso di sicurezza che tutte le favole donano da millenni, quando il bene trionfa sul male, la giustizia sulla protervia, la fiducia sulla disperazione.

Foto di prima pagina tratta da blog.ctzen.it

A sinistra, spreco di soldi: foto tratta da faceblog.blogosfere.it

Foto a destra tratta da perdotempo.it

 

 


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