Impastato: “A Cinisi oggi finestre aperte”

”Stamattina Peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale. Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni. Peppino non c’è più, è morto, si è suicidato. No, non sorprendetevi perché le cose sono andate veramente così. Lo dicono i carabinieri, il magistrato lo dice. Dice che hanno trovato un biglietto: “Voglio abbandonare la politica e la vita”. Ecco questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione. E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa: se ne va alla ferrovia, comincia a sbattersi la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari. Suicidio“. Con queste indimenticabili parole, Radio Aut, la mattina del 9 maggio 1978, dà notizia della morte di Peppino Impastato che attraverso questa radio denunciò, deridendola, la mafia di Cinisi. E pagò con la vita il suo coraggio.  I familiari, il Centro Impastato, Rifondazione Comunista, il Comune di Cinisi e l’Ordine dei Giornalisti si costituiscono parte civile durante il processo e finalmente, dopo anni di calvari giudiziari, il 5 marzo del 2001 la Corte d’Assise riconosce Vito Palazzolo quale colpevole dell’omicidio e condannandolo a 30 anni di reclusione. Un anno dopo, l’11 aprile del 2002, Gaetano Tano Badalamenti, viene riconosciuto dalla Corte in quanto mandante dell’omicidio di Peppino e condannato all’ergastolo.

 

Oggi nel comune in provincia di Palermo, si è ricordata la sua figura. Con una buona notizia:“Finalmente anche a Cinisi si vedono piu’ finestre aperte per Peppino Impastato, finalmente arriva qualche segnale”. Lo ha detto Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che ha preso parte alle commemorazioni. E poi ha aggiunto: “Ogni anno si sottolinea la scarsa partecipazione di Cinisi ma anche quando siamo stati a Ponteranica, in provincia di Bergamo, molte finestre erano chiuse e alcuni leghisti ci hanno contestato. “Non si puo’ imprigionare Peppino in una ideologia – ha sottolineatoi – lo dimostra la presenza massiccia, quest’anno, di studenti, associazioni e del mondo cattolico”.


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''stamattina peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale. Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni. Peppino non c'è più, è morto, si è suicidato. No, non sorprendetevi perché le cose sono andate veramente così. Lo dicono i carabinieri, il magistrato lo dice. Dice che hanno trovato un biglietto: "voglio abbandonare la politica e la vita". Ecco questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione. E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa: se ne va alla ferrovia, comincia a sbattersi la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari. Suicidio". Con queste indimenticabili parole, radio aut, la mattina del 9 maggio 1978, dà notizia della morte di peppino impastato che attraverso questa radio denunciò, deridendola, la mafia di cinisi. E pagò con la vita il suo coraggio. I familiari, il centro impastato, rifondazione comunista, il comune di cinisi e l'ordine dei giornalisti si costituiscono parte civile durante il processo e finalmente, dopo anni di calvari giudiziari, il 5 marzo del 2001 la corte d'assise riconosce vito palazzolo quale colpevole dell'omicidio e condannandolo a 30 anni di reclusione. Un anno dopo, l'11 aprile del 2002, gaetano tano badalamenti, viene riconosciuto dalla corte in quanto mandante dell'omicidio di peppino e condannato all'ergastolo.

''stamattina peppino avrebbe dovuto tenere il comizio conclusivo della sua campagna elettorale. Non ci sarà nessun comizio e non ci saranno più altre trasmissioni. Peppino non c'è più, è morto, si è suicidato. No, non sorprendetevi perché le cose sono andate veramente così. Lo dicono i carabinieri, il magistrato lo dice. Dice che hanno trovato un biglietto: "voglio abbandonare la politica e la vita". Ecco questa sarebbe la prova del suicidio, la dimostrazione. E lui per abbandonare la politica e la vita che cosa fa: se ne va alla ferrovia, comincia a sbattersi la testa contro un sasso, comincia a sporcare di sangue tutto intorno, poi si fascia il corpo con il tritolo e salta in aria sui binari. Suicidio". Con queste indimenticabili parole, radio aut, la mattina del 9 maggio 1978, dà notizia della morte di peppino impastato che attraverso questa radio denunciò, deridendola, la mafia di cinisi. E pagò con la vita il suo coraggio. I familiari, il centro impastato, rifondazione comunista, il comune di cinisi e l'ordine dei giornalisti si costituiscono parte civile durante il processo e finalmente, dopo anni di calvari giudiziari, il 5 marzo del 2001 la corte d'assise riconosce vito palazzolo quale colpevole dell'omicidio e condannandolo a 30 anni di reclusione. Un anno dopo, l'11 aprile del 2002, gaetano tano badalamenti, viene riconosciuto dalla corte in quanto mandante dell'omicidio di peppino e condannato all'ergastolo.

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