Sala d’Ercole, una disperata corsa contro il tempo di forzatura in forzatura

Ormai è un corsa contro il tempo. Stando a indiscrezioni, gli uffici dell’assessorato regionale all’Economia avrebbero lavorato tutta la notte per mettere a punto quattro disegni di legge che dovrebbero essere approvati stamattina. E stamattina, alle 11,00, dovrebbe riunirsi la commissione Bilancio e Finanze per approvarli e spedirli subito in Aula.

L’atmosfera è tesa. Anche perché è ormai chiaro che la politica siciliana, anzi, che l’Ars, di fatto, è ‘commissariata’. A dettare l’agenda saranno gli uffici del commissario dello Stato. E, nonostante tutto, non è detto che la manovra vada in porto. Anzi.

Con il primo disegno di legge dovrebbe essere riproposto il mutuo da 558 milioni di euro con la Cassa Depositi e Prestiti. Specificando, però, che tipo di spese la ‘politica’ intende effettuare con questo soldi. Il passaggio non è secondario. Su questo punto, ieri, l’impugnativa – questa è la nostra impressione – sarebbe stata male interpretata. Questo passaggio messo nero su bianco dal commissario dello Stato ha – a nostro modesto avviso – un preciso significato: la Regione non può contrarre un mutuo per effettuare spese correnti.

Su questo punto rischia di cadere tutto. Perché, se non abbiamo capito male, con una parte di questi soldi il governo vorrebbe pagare i forestali. Ora, al di là delle formule, sarà molto difficile sostenere che la forestazione è un investimento produttivo. Tra l’altro, in ogni caso siamo già a maggio. Considerando i tempi tecnici, la liquidità non potrebbe essere disponibile prima di settembre. Con problemi non indifferenti per la gestione di ‘cassa’ del settore forestale.

Il secondo disegno di legge dovrebbe riposizionare le risorse finanziarie che sono rimaste ‘libere’ a causa della mega impugnativa. Il terzo e il quarto disegno di legge dovrebbero riproporre – e non si capisce in che modo – le stesse norme che sono state impugnate. Con la prospettiva di ‘cassarne’ un bel po’, pena una nuova impugnativa che significherebbe scioglimento coatto dell’Ars. Questo significa che l’80-90 per cento delle norme impugnate non potranno essere ripresentate.

Di fatto, l’Aula dovrebbe ridiscutere e approvare norme che sono già state esaminate e approvate dall’Ars. Il tutto nella stessa sessione legislativa. Una forzatura.

Sia chiaro: tutto è forzato nella gestione dei lavori parlamentari dell’Ars. Anche il ricorso all’ordine del giorno per consentire la pubblicazione di una legge impugnata è una forzatura. La prassi corretta non è questa. Se una legge viene impugnata il governo avrebbe due vie: o pubblicare la legge nonostante l’impugnativa, accettando di andare davanti la Corte Costituzionale (e rispondendo in solido del caso in cui la Consulta dovesse dargli torto), o non pubblicare la legge.

In Sicilia hanno trovato un via di mezzo che non è prevista da alcun regolamento: il ‘famigerato’ ordine del giorno votato dall’Aula per consentire la pubblicazione della legge senza le parti impugnate. Talvolta senza inoltrare nemmeno ricorso presso la Corte Costituzionale per le parti impugnate.

Questa prassi consuetudinaria potrebbe avere un senso – potrebbe e non è detto che ce l’abbia – se l’impugnativa non fa venire meno l’unicità della legge. Solo che l’impugnativa di ieri operata dal commissario dello Stato non solo ha fatto venire meno l’unità della legge, ma ha messo in discussione la stessa legge.

Per questo è molto discutibile che, stamattina, l’Ars approvi il solito ordine del giorno per pubblicare la legge senza le parti impugnate: perché la legge, senza le parti impugnate, non è una legge che sta in piedi. Tant’è vero che vorrebbero pubblicarla con i quattro disegni di legge che dovrebbero essere approvati oggi. Un papocchio totale. Una sommatoria informe di forzature parlamentari mai viste. Un’architettuta fatta in barba alla ‘scienza delle costruzioni’ parlamentari: un ‘palazzo’ che si sbriciolerebbe se il commissario dello Stato dovesse impugnare una sola virgola dei quattro disegni di legge.

 


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