Debiti fuori bilancio, Comune di Palermo: ‘favori’ per alcuni, fregature per altri

In una città che va diventando sempre più povera, ci sembra doveroso far sapere ai nostri lettori – e in generale, a tutti i palermitani – quanti soldi, ogni anno, si spendono a Palermo per le attività socio-assistenziali. Così siamo andati a scartabellare tra i documenti ufficiali rigorosamente scritti a penna (negli uffici del Comune del capoluogo siciliano l’informatica non trova posto). Scopriamo che di soldi ce ne sono tanti: circa 79 milioni di euro nel 2010 e 77 milioni di euro per quest’anno. A questi si aggiungono altri 15 milioni di euro di debiti fuori bilancio. Una bella somma. La Regione siciliana tira fuori ogni anno da 20 a 25 milioni di euro. Il resto dei fondi è a carico del Comune.
Dove finiscono questi soldi? Non è facile capirlo. L’unico dato certo può essere sintetizzato in una battuta con la quale l’ex ministro socialista, Rino Formica, sintetizzava, efficacemente, lo scenario dell’Italia di fine anni ‘80 del secolo scorso: “I frati sono ricchi, mentre il convento è povero…”.
I ‘frati’, a Palermo, sono impersonati da dieci, forse quindici tra associazioni e Opere Pie che gestiscono i fondi – copiosi – della legge 285. O dalle associazioni e dalle Opere Pie (sempre le stesse?) che gestiscono i servizi socio assistenziali (legge 328). I ‘conventi’, invece, sono i luoghi dove vivono – o sopravvivono – i tanti diseredati che ormai, a Palermo, proliferano in quantità industriale. Sono quelli – e sono tanti – che campano alla giornata, spesso di espedienti, spesso mal vestiti e, da qualche tempo, anche affamati.
Soprattutto negli ultimi tre o quattro anni, nella città dove i nostri amministratori comunali giocano a tennis o vanno in barca, si è creato uno iato tra la l’impiego di questi ingenti fondi per le attività sociali (i già citati 77 milioni di euro circa di quest’anno, più i debiti fuori bilancio) e chi dovrebbe effettivamente usufruirne. A testimoniarlo, ci sono le tante case famiglia della città che hanno chiuso i battenti per mancanza di fondi.
Questo giornale, appena qualche settimana fa, ha raccontato di una manifestazione indetta dai titolari delle ultime cinque case famiglia dove alloggiano 54 disabili con problemi psichiatrici. I gestori di queste case famiglia e i malati si sono presentati in Piazza Pretoria, di fronte Palazzo delle Aquile – la sede del consiglio comunale di Palermo – per chiedere quanto gli era dovuto.
Il Comune, bontà sua, alla richiesta di questi cinquantaquattro malati, aveva fatto spallucce: soldi finiti. Finiti dove? E dire che, dopo un anno di petizioni, manifestazioni, pressioni il consiglio comunale aveva stanziato per loro 700 mila euro. Ebbene, al momento dell’erogazione – e questa è storia di qualche settimana fa – si scopre che, dei 700 mila euro appostati in bilancio, ne erano rimasti 56 mila. Sulla carta, però. Perché, al momento del pagamento, sono scomparsi anche questi 56 mila euro. Dove sono finiti questi 700 mila euro?
In attesa di capire come, quando e da chi sono stati spesi i 77 milioni di euro di quest’anno, siamo andati a spulciare tra le ‘carte’ dell’ultimo assestamento di bilancio del Comune. E’ la manovra, approvata qualche giorno fa dal consiglio comunale di Palermo, che ha stanziato 6 milioni di euro per il pagamento dei cosiddetti ‘debiti fuori bilancio’. E abbiamo scoperto che, con questi 6 milioni di euro, il Comune deve pagare dei soggetti privati che – indovinate un po’? – hanno svolto, per conto dell’amministrazione comunale retta da Diego Cammarata, proprio una serie di servizio socio assistenziali.
Si trattarerà, senza dubbio – si ‘deve’ trattare – di soggetti che hanno più bisogno dei cinquantaquattro malati con problemi psichiatrici ospitati dalle cinque case famiglia della città lasciate senza soldi.
A questo punto cominciano le stranezze. Nascosto tra le carte, ecco un ‘boccone’ da oltre 500 mila euro. Avete letto bene: 500 mila euro e rotti da pagare alla cooperativa “Giovanni Gentile”. Solo che il provvedimento adottato, supponiamo dal Tribunale, come sta scritto nei documenti ufficiali, è “non esecutivo”. Di più: c’è anche scritto: “In attesa di giudizio di opposizione”. Cosa aspetta l’ufficio legale del Comune ad opporsi? Ancora: sulla base di un provvedimento “non esecutivo” si stanziano 500 mila euro per una cooperativa non convenzionata con il Comune, togliendoli, di fatto, ad altri soggetti che ne avrebbero diritto, in quanto convenzionati con lo stesso Comune di Palermo?
Fine delle anomalie? Assolutamente no, visto che siamo all’inizio. Ecco altri 545 mila 819 euro per l’associazione “Maria Santissima del Rosario”: anche in questo caso, il provvedimento è “non esecutivo e in attesa di giudizio di opposizione” (e anche in questo caso ci domandiano e domandiamo: cosa aspetta l’ufficio legale del Comune per opporsi?).
Segue la ‘bomba’: 839 mila euro e rotti per l’Opera Pia “Cardinale Ernesto Ruffini”. Anche in questo caso, provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”. Poi altri 229 mila 161 euro all’Opera Pia “Principe di Palagonia e Conte di Ventimiglia”, sempre con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”. Nel foglio successivo si replica con la stessa Opera Pia: altri 371 mila 417 euro, sempre con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”.
Non ci crederete, ma nel foglio successivo c’è ancora la stessa Opera Pia “Principe di Palagonia eccetera” con altri 513 mila 570 euro, sempre con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio”. Segue l’Opera Pia “Riccobono” con 127 mila euro e rotti, ancora con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”.
Con l’istituto “Figlie del divino zelo” si cambia un po’: 155 mila 574 euro per un “atto di citazione in attesa di esito del giudizio”. In attesa dell’esito del giudizio si stanziano 155 euro e rotti? Forse al Comune sanno in anticipo come andrà a finire?
Con la cooperativa sociale “Caccamo servizi” torniamo al solito scenario: 378 mila 887 euro con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”. Nel foglio successivo, idem: altri 125 mila 362 euro alla stessa cooperativa di Caccamo, sempre con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”. Altro foglio: ancora la cooperativa di Caccamo con 70 mila 445 euro, sempre con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”.
Quindi la casa di riposo “Vincenzina Cusmano” con 341 mila 402 euro, sempre con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”.
Si replica con la cooperativa “Azione sociale”: 54 mila 161 euro, sempre con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”. Stessa musica, con la stessa cooperativa, nel foglio successivo: altri 106 mila euro con provvedimento “non esecutivo, in attesa di opposizione”. Voi non ci crederete, ma nei due fogli successivi c’è ancora la cooperativa “Azione sociale”, rispettivamente, con 80 mila 291 euro e 208 mila 422 euro, sempre con provvedimenti “non esecutivi, in attesa di giudizio di opposizione”.
Poi altri 218 mila 303 euro per la cooperativa sociale “Sud System” (sempre provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione”). Nel foglio successivo, per la stessa cooperativa e con la stessa formula, altri 65 mila 871 euro.
In un foglio leggiamo: “Ifitalia”. Per questa ‘entità’ (non sappiamo se sia associazione o altro) sono pronti 370 mila euro con provvedimento “non esecutivo, in attesa di giudizio di opposizione e Atto di citazione in attesa di giudizio”.
A questo punto riportiamo le dichiarazioni rilasciate dalla capogruppo di Un’Altra storia al Comune di Palermo, Nadia Spallitta, che, tra le altre cose, nella vita fa l’avvocato. “I contenuti di questo assestamento di bilancio – dice Nadia Spallitta – non solo non appaiono condivisibili, ma possono implicare responsabilità per danni all’Erario. Mi riferisco, in particolare, alla previsione di circa 6 milioni di euro per debiti fuori bilancio. Soldi che traggono origine da decreti ingiuntivi emessi a favore di Opere Pie, case di riposo, cooperative e altri soggetti che operano nel sociale”.
Tutti soggetti, sottolinea ancora Nadia Spallitta, che “avrebbero reso prestazioni di fatto, senza copertura contabile, a favore dell’amministrazione comunale. Più precisamente – aggiunge – sembrerebbe che alcuni enti continuino ad erogare servizi, in assenza di bandi e in assenza di convenzioni, di controlli, di monitoraggio. Sostanzialmente il Comune non è in grado di sapere a chi vengono erogati i servizi, quale sia il personale utilizzato, quale sia la qualità dell’attività. Ma a cose fatte, e senza verifiche, paga il conto che cooperative, associazioni ed opere pie presentano”. Ed è un conto piuttosto ‘salato’: 6 milioni di euro.
“La cosa più grave – sottolinea ancora Nadia Spallitta – è che vengono proposti come debiti fuori bilancio anche provvedimenti che non sono neanche esecutivi, per i quali, quindi, non c’è alcun attuale obbligo di pagamento. Vengono quindi accantonati milioni di euro per prestazioni di fatto, anche in assenza di sentenze di condanna che in qualche modo possano giustificare l’obbligo del pagamento”.
Per pagare questi signori, aggiungiamo noi, non si pagano i soggetti convezionati con il Comune che, invece, hanno diritto a usufruire di queste somme.
Con il giochetto (ma è un giochetto o è qualcosa di più?) dei debiti fuori bilancio si favoriscono gli ‘amici’ e si gabbano coloro i quali hanno diritto ai fondi.

Per completezza d’informazione, pubblichiamo l’elenco degli altri soggetti che usufruiranno dei fondi fuori bilancio:

– 23 mila e 500 euro, in forza di una sentenza del Tribunale, vanno alle ‘Scuole dell’infanzia e personale esterno’,

– 6 mila e 400 euro alla cooperativa Mary Poppins, grazie a una sentenza del Tribunale;

– 48 mila euro vanno all’Opera pia ‘Telesino’ (una casa di riposo), grazie a un decreto ingiuntivo;

– 115 mila euro all’associzione “Nostra Signora di Lourdes” (casa di riposo), grazie a un decreto ingiuntivo.

-877 mila euro alla cooperativa “Villa primavera”, sempre grazie a un decreto ingiuntivo;

– altri 48 mila 469 euro alla già citata Opera pia ‘Telesino’ (decreto ingiuntivo);

– altri 294 mila e 700 euro alla già citata associazione “Nostra Signora di Lourdes” (decreto ingiuntivo);

– 6 mila euro alla cooperativa “Idea”;

– 397 mila euro alla casa di riposo per anziani “Maria Santissima del Rosario”;

– 5 mila 475 euro alla cooperativa “Puntoesclamativo” (sentenza);

– 6 mila euro alla cooperativa “Serenità” (sentenza);

– 4 mila 490 euro alla cooperativa “Nuova generazione” sulla base di un avviso deposito sentenza;

– 16 mila 164 euro alla cooperativa “Giovanni Gentile” (sentenza);

– altri 14 mila 900 euro alla stessa cooperativa “Giovanni Gentile” (sentenza);

– 189 mila euro alla “Casa cardinale Maffi” (sentenza del Tar Toscana).

 

 

 


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