I carabinieri hanno effettuato ispezioni su 12 ditte di Catania. Una è stata sospesa dall'attività perché aveva più di un dipendente su cinque in nero. Irregolarità sono state riscontrate anche in altre imprese. Particolare attenzione al problema della sorveglianza. Nato come modo per difendersi dalla criminalità, ma sempre più usato come modo per controllare i lavoratori. «Per questo il Garante della privacy ne limita il campo di applicabilità», sottolineano i militari dell'Arma
Lavoro, controlli e sanzioni per 86mila euro Videosorveglianza lede privacy dei lavoratori
Controlli sui cantieri di lavoro a Catania. I carabinieri hanno effettuato ispezioni su 12 aziende, riscontrando la presenza di cinque lavoratori in nero e numerose violazioni legate a sistemi di videosorveglianza sui dipendenti. Una prassi, quest’ultima, che, se non applicata d’accordo con i sindacati o con la Direzione territoriale del lavoro, lede la dignità e la privacy dei lavoratori. In totale i militari dell’Arma hanno elevato sanzioni per 86mila euro, denunciato dieci titolari di imprese e sospeso una ditta dalle attività imprenditoriali .
Il settore sotto osservazione è stato soprattutto quello edile. Dalle verifiche sono emersi cinque dipendenti senza alcun tipo di assicurazione o tutela previdenziale. L’impresa sospesa, in particolare, risultava avere più del 20 per cento di lavoratori in nero. La misura scatta per violazione del testo unico 81/2008 recentemente modificato a dicembre 2013.
Nel dettaglio sono state elevate sanzioni amministrative per 32 mila 650 euro; 19 contravvenzioni per 53mila 750 euro e infine 15mila 200 euro come recupero dei contributi non versati. Tra le dieci denunce dei carabinieri in forza all’ispettorato del lavoro di Catania, la maggior parte riguarda luso non autorizzato di impianti di videosorveglianza. Questi ultimi vengono usati dagli imprenditori per proteggere i cantieri, ma allo stesso tempo hanno una funzione di controllo sui dipendenti, che, se non adeguatamente limitata, può risultare invasiva. Per questo il Garante della privacy ne limita il campo di applicabilità. Un problema che gli stessi investigatori riconoscono «non di poco conto, in quanto – scrivono – da un lato vi sono legittime esigenze di prevenzione e contrasto del crimine, dall’altro le altrettanto legittime esigenze di privacy della popolazione e, nello specifico, la riservatezza sui luoghi di lavoro».
I carabinieri denunciano anche il moltiplicarsi di casi di lavoratori impiegati full time ma che sono poi registrati come part time, con il conseguente danno per il dipendente e la truffa contributiva verso lInps. O della totale assenza di ferie o riposi settimanali, «intese come benevole concessioni di taluni datori di lavoro». I militari richiamano infine l’importanza e l’attualità dello Statuto dei lavoratori, a maggior ragione in un periodo di ingiustizia sociale.