Anfiteatro, tavolo tecnico per correre ai ripari Un progetto per attingere ai fondi europei

Si sono seduti tutti attorno a un tavolo per fare il punto sull’anfiteatro romano a rischio collasso e cominciare a programmare un futuro, al momento piuttosto incerto, per uno dei beni archeologici più importanti della città di Catania e dell’intera Sicilia. L’incontro tra i soggetti che hanno responsabilità in questa vicenda si è tenuto il 24 aprile. Una discussione, a tratti anche dai toni accesi, che ha preso in esame i principali nodi, documentati da CTzen con un video denuncia: gli scarichi fognari, le costruzioni abusive di pertinenza della chiesa di San Biagio, la stabilità di villa Cerami e del suo giardino. Trovando solo in alcuni casi un percorso condiviso e giungendo all’idea di candidare un progetto per attingere ai fondi della programmazione europea 2014-2020.

Al tavolo tecnico, promosso dalla soprintendenza ai Beni culturali (a cui spetta la tutela del bene), hanno partecipato il Parco archeologico greco-romano di Catania (consegnatario e responsabile della sua valorizzazione e fruizione), l’università, il Comune con l’assessore ai Lavori pubblici Luigi Bosco e i tecnici, il genio civile, la Sidra, il rettore della chiesa di San Biagio, padre Leone Calambrogio, e il Movimento cinque stelle con la senatice Ornella Bertorotta che ha presentato un’interrogazione parlamentare sul caso e la consulente per la rilevazione dei beni culturali Debora Borgese.

L’analisi è partita dall’esistente: cioè dai numerosi studi, analisi, indagini e ricerche effettuati nel corso degli anni. Sono stati i tecnici del Comune, in particolare l’ingegnere Salvatore Ferracane della direzione Lavori pubblici, a rispondere sull’enorme problema legato alle fognature: qualche scolo, ma soprattutto numerosi trasudamenti che hanno fatto rigonfiare le pareti del bene di epoca romana, con effetti sconosciuti sulla malta che tiene insieme l’edificio. C’è un’ordinanza del 1999 che obbliga i privati ad allacciarsi alla rete fognaria. «Bisogna capire chi ha ottemperato all’obbligo e chi invece continua a scaricare direttamente nell’anfiteatro – spiega Ferracane – Ma non è facile perché, anche se tutti i progetti sono stati presentati e approvati dall’ufficio Ecologia del Comune, non è possibile accertare che le opere siano state effettivamente realizzate o che funzionino ancora». In pratica la soluzione è andare porta a porta. Ci sono poi due progetti che potrebbero mettere una pezza più consistente al problema: il primo è la riparazione dell’allacciante di via Manzoni, già in fase preliminare e, secondo il tecnico, «attuabile entro un paio di anni». L’altro, di medio termine, è più ambizioso e prevede il completamento della rete fognaria. Uno sforzo indispensabile la cui spesa è stimata in 215 milioni di euro. Soldi che l’amministrazione conta di ricavare dai fondi Cipe. Fino a quel momento non si interverrà, perché vengono ritenuti «inutili eventuali interventi provvisori quali drenaggi o convoglio delle acque». In realtà i finanziamenti del Cipe sono stati già approvati da una delibera e serviranno a iniziare il completamento del sistema fognario in tutta la città. Ma non basteranno. «Servono 400 milioni – precisa Bosco –  Intanto iniziamo e dobbiamo fare in fretta perché ci troviamo a rischio infrazione rispetto a quanto ci chiede la comunità europea. Un altro tassello verrà dai lavori sotto via Crociferi affidati all’assessorato regionale all’Ambiente. In quel punto l’allaccio ha perso la capacità di far confluire i liquami al collettore. Si tratta di operazioni molto complesse, ma in sinergia con gli altri enti non si farà alcun danno all’anfiteatro».

Anche la Sidra, dopo un recente sopralluogo, ha confermato che le percolazioni di liquami e di acque bianche sono peggiorate negli ultimi anni. Le cause sono state individuate in parte nel cattivo funzionamento delle pompe di palazzo Ardizzone in via Manzoni che, però, ha assicurato l’ingegnere Caudullo, «sono state già riparate». Altro fattore è il collettore di via Manzoni, su cui sono stati effettuati alcuni interventi nelle parti dove non è necessario uno scavo, ma che necessita di riparazioni nel tratto tra via Colosseo e piazza Stesicoro. Lì però servirebbe andare in profondità con possibili danni per l’anfiteatro stesso. Lavori che la soprintendente Fulvia Caffo ha chiesto di inserire tra quelli prioritari all’assessore Bosco.

Discorso diverso per villa Cerami che, in parte, sorge sopra una struttura di tubi innocenti ormai consumata dalla ruggine. Come aveva già spiegato a CTzen il rettore Giacomo Pignataro, anche i tecnici dell’Università hanno ribadito in sede di tavolo tecnico che «l’ateneo ha svolto delle verifiche e che l’edificio è stato sottoposto a interventi di miglioramento sismico nel 1998». «Sostengono che quella struttura non è pericolosa», commenta Debora Borgese, del M5s, presente all’incontro. Una valutazione che stride con la richiesta di un finanziamento di somma urgenza di 40mila euro da parte dellla soprintendente Caffo alla Regione Siciliana «per la verifica e la manutenzione dei tubi innocenti sotto le scuderie dell’Università, nonché per un monitoraggio delle fessurazioni e delle percolature». Caffo auspica quindi la partecipazione del Centro regionale per il restauro e la collaborazione dell’ateneo «per una completa conoscenza dei dissesti».

Ultimo dei punti discussi è la passerella abusiva in mattoni forati, di pertinenza della chiesa di San Biagio, costruita proprio sopra una delle aperture verso il cielo dell’anfiteatro e da cui cadono dentro al bene romano calcinacci e spazzatura. «C’è allo studio una nuova passerella in sostituzione di quella esistente, un progetto da concordare con la Soprintendenza», ha spiegato padre Calamborgio, rettore della chiesa, secondo cui la struttura, che verrebbe realizzata in lamiera, è indispensabile come via di fuga. La proposta ha trovato la ferma opposizione dei Cinque stelle che hanno chiesto la totale demolizione della passerella, ottenendo il sostegno della dirigente del Parco archeologico Maria Grazia Branciforti e della soprintendente Caffo.

Le prossime tappe saranno la firma di un protocollo d’intesa tra gli enti coinvolti e la preparazione, da parte della soprintendenza, di una bozza del progetto integrato che dovrà essere presentato all’Europa per chiedere di attingere ai fondi 2014-2020, previa approvazione del dipartimento regionale dei Beni culturali.

[Foto di Iorga Prato]


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