All'inizio del 2014 partiva - dopo settimane di proteste da parte di genitori, lavoratrici e associazioni - il nuovo servizio di asili nido comunali, con tariffe rialzate per scongiurare la definitiva cancellazione prevista dal piano di rientro. Oggi il movimento guidato da Matteo Iannitti descrive una situazione grave: «Dei 740 bambini previsti dall'amministrazione comunale solo 280 stanno frequentando. Le strutture sono semivuote e lo scarsissimo numero di bambini sta anche mettendo in serio pericolo il posto di lavoro degli impiegati»
Asili nido, denuncia di Catania Bene Comune «Rette alte, un terzo dei bambini previsti»
Asili nido comunali, 100 giorni dopo. A tre mesi di distanza dall’approvazione del nuovo regolamento comunale che ha evitato la cancellazione del servizio prevista dal piano di rientro ma che ha anche aumentato considerevolmente le tariffe, il movimento Catania Bene Comune, strenuo oppositore del provvedimento, fa i conti di quanto registrato da dicembre ad oggi. E i risultati, secondo il leader Matteo Iannitti, delineano una situazione gravissima. «Dei 740 bambini previsti dall’amministrazione comunale – analizza il movimento – solo 280, poco più di un terzo, stanno, ad oggi, frequentando gli asili nido nonostante la direzione dei servizi sociali abbia contattato telefonicamente tutte le famiglie che nei mesi scorsi avevano fatto richiesta per accedere. Le strutture sono semivuote e lo scarsissimo numero di bambini sta anche mettendo in serio pericolo il posto di lavoro degli impiegati negli asili nido».
Il provvedimento approvato dal consiglio comunale lo scorso dicembre nasceva come conseguenza del piano di rientro. «Per mantenere gli asili aperti non potevamo fare altrimenti, perché dobbiamo rispettare lobbligo della compartecipazione dellutente al 36 per cento delle spese sostenute dal Comune. Obbligo mai rispettato e che rappresenta uno dei motivi che hanno portato al dissesto economico», spiegava l’assessore ai Servizi sociali Fiorentino Trojano. Così le fasce tariffarie sono passate da 60 a due, infine a cinque grazie alle correzioni apportate in consiglio comunale dopo settimane di proteste da parte di genitori, insegnanti, lavoratrici, associazioni e partiti. Con prezzi che vanno da 55 euro per il tempo corto e 145 euro per quello lungo per la prima fascia, fino a 255 euro per il corto e 290 per il lungo per i redditi superiori a 45mila euro. Comunque troppo alti per Catania Bene Comune, secondo cui, è proprio la motivazione economica alla base della scarsa risposta delle famiglie.
«L’asilo maggiormente affollato è pieno solo al 50 per cento, mentre altri asili hanno appena 10-15 bambini a fronte dei 60 programmati dall’amministrazione – fa i conti il movimento – L’asilo di via del Nespolo, per fare un esempio, tra Librino e San Giorgio, ha appena sette bambini frequentanti e 53 posti liberi. Ma a cosa è dovuta la mancanza di iscrizioni? – si chiedono – Né al disinteresse delle famiglie per un servizio che resta fondamentale, né alla qualità del servizio, di eccellenza e superiore a qualsiasi privato. Le famiglie non iscrivono le bambine e i bambini agli asili nido a causa delle rette troppo alte». A supporto della denuncia, Catania Bene Comune sottolinea che «i 180 posti messi a disposizione dal Comune a tariffa agevolata sono andati subito a ruba e nella prima settimana di apertura delle iscrizioni sono stati tutti occupati e oggi più di 130 famiglie sono in lista d’attesa per accedere al servizio attraverso tali fasce agevolate. In pochissimi – aggiunge il movimento – hanno iscritto i loro figli con le rette non scontate previste dall’amministrazione e quasi nessuno ha optato per un tempo pieno che ha ormai tariffe insostenibili».
Questi risultati, che non rispecchiano le previsioni dell’amministrazioni, metterebbero a rischio anche le 100 educatrici comunali e le 97 impiegate per i servizi ausiliari. «La riforma voluta dalla giunta Bianco – sottolinea Iannitti – ha infatti previsto il rapporto di un’educatrice ogni dieci bambini e di una lavoratrice ausiliaria ogni 13 e se non si dovesse intervenire, almeno il 50 per cento perderebbe il posto. Nonostante la situazione allarmate – aggiunge – sembrerebbe che l’amministrazione comunale stia tentando in queste ore, più che intervenire per aumentare il numero di bambini attraverso una riduzione delle rette, di ridurre ulteriormente il personale spostando in altri uffici le impiegate comunali e chiedendo il licenziamento di buona parte delle lavoratrici ausiliarie». Una mossa «inaccettabile» secondo Catania Bene Comune che propone «lo stanziamento dei fondi Pac (Piano di azione per la coesione) per la riduzione consistente delle rette a carico delle famiglie, l’inserimento nel Bilancio 2014, così come previsto dal regolamento degli asili nido, di un fondo che garantisca alle famiglie meno abbienti l’accesso gratuito o scontato al servizio» e chiede infine «la convocazione di un tavolo tecnico con l’assessore Trojano e i sindacati per rivedere immediatamente le modalità di accesso al servizio, ridurre le rette e garantire i posti di lavoro».