Stamattina i rappresentanti del Consiglio comunale hanno ascoltato il parere dell'associazione che difende i diritti del mondo lgbt in merito all'istituzione dell'importante documento cittadino. Un momento per «far conoscere la nostra realtà e le cose che più ci stanno a cuore», spiega Giovanni Caloggero, componente del direttivo dell'ente catanese. Per lui Catania e la Sicilia vivono un fermento interessante per quanto riguarda i riconoscimenti dei diritti civili. Ne è prova l'inserimento di norme a sostegno delle coppie di fatto nella finanziaria regionale
Registro unioni civili, consultazioni al via La commissione comunale incontra Arcigay
È iniziato stamattina, con l’incontro con il direttivo di Arcigay Catania, il ciclo di consultazioni del Comune etneo per stilare il registro delle unioni civili annunciato il mese scorso. Un momento per «far conoscere la nostra realtà e le cose che più ci stanno a cuore», spiega Giovanni Caloggero, componente del direttivo dell’associazione. Nei prossimi giorni l’ottava commissione consiliare permanente ai Servizi Sociali, guidata da Erika Marco, incontrerà anche altre realtà cittadine legate al mondo cattolico. I referenti di Arcigay, dal canto loro, hanno puntato a spiegare quale sia il loro concetto di famiglia, «basata non sul principio di riproduzione, ma sul legame affettivo tra due persone». Un nucleo che, oltre all’amore, ha «un progetto di vita comune».
«Il registro deve portare parità tra coppie», sottolinea Caloggero. Tre sono le città che Arcigay Catania ha indicato come modello da seguire nella stesura del documento: Milano, Bologna e Napoli. «Siamo stati ascoltati con grande attenzione», ma al momento non è possibile stabilire quando la discussione approderà al voto del Consiglio comunale. «Noi speriamo prima dell’estate». L’istituzione del registro era stata promessa dal sindaco Enzo Bianco nel giugno 2013, nel corso del gay pride catanese, e l’associazione ha riproposto il tema inserendolo nella lista di richieste presentata qualche mese dopo al primo cittadino.
Secondo Giovanni Caloggero si tratta di un buon momento per il riconoscimento dei diritti civili della comunità lgbt. «A Catania potrebbe esserci una svolta, lo stiamo vedendo in questi ultimi mesi». Ne è riprova il successo del pride invernale – «primo evento del genere in tutta Europa» – al quale pochi giorni dopo è seguita la notizia dell’avvio dell’iter per l’approvazione del registro. E a confermare le parole del referente dell’associazione contribuisce la notizia dell’inserimento nella finanziaria regionale di due norme che facilitano i finanziamenti destinati all’acquisto della prima casa e le agevolazioni fiscali (anche sanitarie) destinate alle coppie di fatto. Come scrivono i comitati Arcigay di tutta l’isola in un comunicato congiunto, «se la finanziaria supera la verifica del Commissario dello Stato, in assenza di leggi e normative statali, ovvero di fronte a un Parlamento inerte e ambiguo, le norme appena approvate possono contribuire ad avviare un percorso positivo verso la parità effettiva tra coppie sposate e coppie non sposate, tra coppie omosessuali ed eterosessuali».
Una notizia positiva, che deve però spingere a ottenere nuove conquiste civili: «Non possiamo non chiedere con forza che questapprovazione preluda a una prossima discussione dei due progetti (del Partito democratico e del Movimento stelle) che giacciono inerti da mesi all’Ars e che affrontano in maniera più complessiva il tema della discriminazione – sostengono i comitati siciliani – uno dei quali prevede che l’estensione del sistema integrato dei servizi destinati alla famiglia sia esteso ai nuclei di persone legate da vincoli di parentela, affinità, adozione, tutela e da vincoli affettivi, purché aventi una coabitazione abituale e continuativa e dimora nello stesso Comune». Dunque è fondamentale ottenere l’approvazione del registro delle unioni civili anche a livello regionale. «Le norme della finanziaria rischiano infatti da una parte di restare prive di efficacia, mentre dall’altra rischiano di creare nuove discriminazioni tra chi risiede in un Comune che ha istituito il registro comunale e chi risiede in un Comune che questo registro non l’ha istituito».