E' già stato bocciato una volta dall'Assemblea regionale siciliana il disegno di legge che introduce i liberi consorzi tra comuni e le città metropolitane. Così alla scadenza del mandato che assegnava i poteri ai 9 commissari per le province dellIsola, lo scorso 31 dicembre, il presidente della Regione Rosario Crocetta ne ha nominati altri. A Catania, si è insediato oggi Giuseppe Romano, già prefetto della città durante la prima sindacatura di Enzo Bianco
Provincia, Romano nuovo commissario «Contento di tornare al servizio della città»
Questa mattina si è insediato a Catania come commissario straordinario della Provincia Giuseppe Romano. Originario di Scicli, e già prefetto della città durante la prima sindacatura di Enzo Bianco, ha accettato l’incarico del presidente Rosario Crocetta a titolo gratuito. Non è bastato infatti il tempo stabilito dalla legge regionale 27 del marzo 2013, che assegnava i poteri ai 9 commissari dellIsola sino al 31 dicembre dello stesso anno per completare la procedura che stabilisce tempi e modi di attuazione per le città metropolitane. Così il governatore ha dovuto rinnovare le nomine per i commissari straordinari nelle nove province siciliane. E se a qualcuno è stato confermato l’incarico, a Catania si è provveduto ad una sostituzione. D’altra parte Antonella Liotta, commissario uscente, è già segretario e direttore generale al Comune etneo.
«Sono contento di tornare a servizio di Catania e convinto, dato la stima e la sinergia con il sindaco Bianco, – afferma Romano – che lavoreremo bene insieme». Resterà in carica soltanto fino al 15 di febbraio, data entro la quale il governo dovrebbe avere già ricevuto il via libera dallArs al disegno di legge di riforma che introduce i liberi consorzi tra comuni. Ddl che però è già stato bocciato una volta in aula. Il compito di Aecidiacono, fino ad allora sarà l’ordinaria amministrazione. «Il lavoro che mi aspetta non bisogna considerarlo un tirare a campare – sottolinea il neo commissario – perché si tratta di servizi importanti per i cittadini. E’ un loro diritto averli e un nostro dovere occuparcene», conclude.