Omicidio Siragusa, famiglia Morreale non risponde a giudici «Da loro nessun segno di cordoglio per la morte di Roberta»

«Avremmo chiesto alla madre che fine avesse fatto la tuta Adidas indossata da Pietro Morreale la sera dell’omicidio, tuta immortalata dalle immagini a colori del sistema di videosorveglianza di una tabaccheria di Caccamo e riconosciuta dai testimoni presenti in aula. Avremmo chiesto come mai Pietro avesse una bottiglia di benzina in auto». Sono i quesiti posti dagli avvocati della famiglia di Roberta Siragusa, la 17enne morta la notte del 24 gennaio del 2021 a Caccamo, nel Palermitano. Le domande, a cui per il momento non segue nessuna risposta, sono state  indirizzate ai familiari di Pietro Morreale, ex fidanzato di Siragusa e accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere con l’aggravante di «premeditazione e crudeltà». I genitori e la sorella del ragazzo, che a gennaio scorso è stato rinviato a giudizio, nel corso dell’ultima udienza celebrata davanti alla seconda sezione della corte di assise di Palermo, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

In una mattinata in cui le famiglie di Roberta Siragusa e quella di Pietro Morreale si sono riviste, dopo le domande poste dagli avvocati di parte civile Sergio Burgio, Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona Lo Verde per chiarire alcuni aspetti riferiti nel corso dell’interrogatorio, è arrivato il silenzio da parte della famiglia Morreale, invitati dal presidente Vincenzo Terranova ha invitato i familiari di Pietro a rispondere facendoli sedere nel banco dei testimoni davanti dei familiari di Roberta. «Avremmo chiesto – aggiungono gli avvocati della famiglia Siragusa –  come mai non hanno subito chiamato i carabinieri appena Pietro ebbe a raccontare l’accaduto la mattina del ritrovamento del cadavere di Roberta. Abbiamo anche costatato – concludono – che non è stato manifestato dai familiari di Pietro cenno di cordoglio e dispiacere per la morte di Roberta». 

Intanto, su richiesta dell’avvocato Gaetano Giunta, difensore del giovane imputato, sono stati acquisiti i verbali delle testimonianze rese lo stesso 24 gennaio, subito dopo il ritrovamento del corpo di Roberta ai carabinieri della compagnia di Termini Imerese che hanno condotto le indagini coordinati dal pm Giacomo Barbara della procura di Termini Imerese diretta dal procuratore Ambrogio Cartosio. Nel corso della prossima udienza saranno sentiti il medico legale e i consulenti di parte. Il giorno del ritrovamento il corpo di Siragusa si presentava con ustioni sul corpo in un dirupo nel Monte San Calogero, a Caccamo. Fu proprio Morreale a far ritrovare il cadavere ai carabinieri. I due avevano trascorso la serata insieme ad amici. L’indagato ha sempre raccontato che dopo una discussione avuta con la 17enne, quest’ultima si sarebbe data fuoco dopo essersi cosparsa di benzina e caduta in un dirupo: una versione giudicata inattendibile dagli inquirenti. 


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