Lampedusa, nuovo incendio appiccato all’hotspot Sindaco: «Migranti preferiscono essere arrestati»

Devastato ancora una volta da un incendio l’hotspot di Lampedusa, che attualmente ospita 150 migranti, nessuno dei quali è rimasto ferito, anche perché molti stazionano all’esterno. Le fiamme si sono alzate ieri sera, intorno alle 20, interessando il primo piano della struttura. Alcune stanze sono inagibili, una parte del soppalco è crollata. Per il resto, la quantificazione dei danni è ancora in corso e polizia e carabinieri sono al lavoro per ricostruire quanto accaduto.

L’incendio è stato circoscritto in poco tempo, grazie al tempestivo intervento di tre squadre dei vigili del fuoco, compresa quella che è di presidio fisso perché incaricata della vigilanza del centro. Le fiamme hanno interessato la stessa area distrutta dal rogo del febbraio 2009 e per il sindaco, Totò Martello, la chiave di lettura è molto semplice, nella sua drammaticità: «Continuano a dare tutto alle fiamme perché vogliono essere arrestati, per farsi processare e restare in Italia. Altri lo hanno fatto ed evidentemente è passato il messaggio che funziona. La situazione – continua – al momento è tranquilla, anche perché dei 150 ospiti in realtà solo una piccola parte abita, effettivamente, dentro i locali. La maggior parte preferisce muoversi, stare fuori, dormire sul sagrato della chiesa di via Roma».

Quando è scattato l’allarme Martello era su un aereo che sarebbe dovuto atterrare intorno alle 21. I mezzi dei vigili del fuoco, però, sono depositati anche all’interno dell’aeroporto e pertanto si è registrato qualche disagio. Il volo del primo cittadino è stato fatto atterrare con circa mezz’ora di ritardo, solo successivamente ha potuto raggiungere il posto per capire cosa stesse accadendo.


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