Aeroporti: 18 mln Trapani e Comiso per attrarre vettori E 41 mln per continuità territoriale non vengono spesi

Diciotto milioni di euro nel prossimo triennio per garantire la funzionalità degli aeroporti di Trapani e Comiso e avviare le nuove gare di co-marketing, quelle attraverso cui attrarre le low cost che garantiscono turisti e sviluppo dei due territori. È quanto ha stanziato la Regione siciliana per il 2017, 2018 e 2019. «Abbiamo fatto tutto quello che potevamo fare – spiega l’assessore al Turismo, Sandro Pappalardo a MeridioNews – siamo coscienti che gli aeroporti sono strategici e senza voli non arrivano turisti, e senza turisti niente prenotazioni negli alberghi». 

Ieri Pappalardo ha partecipato a un’audizione in commissione Ambiente all’Ars per fare il punto sulla situazione più critica: quella di Trapani, dove Ryanair da diversi mesi, senza la copertura dell’accordo di comarketing scaduto lo scorso marzo, ha tagliato drasticamente le rotte. Prima della mannaia dello spoil system e del cambio dei vertici delle partecipate della Regione, Airgest, la società che gestisce lo scalo trapanese, ha bandito una nuova gara, aggiudicata da Ryanair ma annullata dal Tar che ha in parte accolto il ricorso dell’altra partecipante, Alitalia. Secondo la compagnia italiana, infatti, le richieste di Airgest – in particolare il numero di passeggeri richiesto e l’indicazione su un numero minimo di collegamenti diretti con Trapani Birgi – erano un vestito su misura per la concorrente irlandese.

Dalla pronuncia dei giudici amministrativi adesso si deve ripartire. «Ne abbiamo discusso – spiega l’assessore Pappalardo -. Le certezze delle somme adesso ci sono, restano da espletare le ultime incombenze amministrative: le società di Trapani e Comiso devono presentare la loro attività progettuale, che va sottoposta al via libera degli assessori Armao (economia ndr) e Falcone (infrastrutture ndr), e al parere della commissione Ambiente. Entro un paio di settimane questo iter dovrebbe essere completato e si potrà procedere alla nuova gara». Tempi celeri, dunque, a cui però non crede il gruppo del Movimento 5 stelle, che parla di «fumo negli occhi da parte del governo e del management». «Impossibile – attacca il senatore trapanese Maurizio Santangelo -. Prima di un bando va richiesta l’autorizzazione alla Commissione europea che ha 60 giorni di tempo per rispondere». 

Intanto sul piatto ci sono finalmente i 18 milioni promessi dalla Regione. Il 73 per cento andrà a Trapani, il restante 27 per cento a Comiso. In particolare nel 2017, quattro milioni allo scalo di Birgi e 1,5 milioni a quello ragusano; nel 2018 la torta è divisa con 4,362 milioni al primo e 1,638 milioni al secondo; cifre che salgono leggermente nel 2019: 4,725 milioni a Trapani, e 1,774 milioni a Comiso. Queste somme vengono divise, in maniera proporzionale ai flussi turistici, tra i Comuni dei due territori che hanno accettato di impegnarsi economicamente negli accordi di co-marketing. Nel territorio di Trapani, il centro capofila è Favignana. «È un segnale importante perché si può guardare a medio termine – commenta il sindaco Giuseppe Pagoto – questi soldi che riceviamo dalla Regione sono contributi a destinazione vincolata, che si aggiungono a quelli che i comuni stanziano dai propri bilanci, noi ad esempio mettiamo 200mila euro».

A monte delle vicende che riguardano gli scali minori siciliani, resta la questione della continuità territoriale. Argomento che il governatore Nello Musumeci e l’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone intendono affrontare, ma di complicata soluzione. Intanto restano congelati e non usati 41 milioni di euro che il Cipe e il governo nazionale avevano stanziato negli ultimi due anni per la Sicilia. La procedura per avviare delle rotte sociali, sempre dagli scali di Trapani e Comiso, si è arenata sul no dell’Enac che opponeva il principio del libero mercato e sollevava il dubbio che i fondi si potessero rivelare aiuti di Stato. Di conseguenza la Regione aveva chiesto alle società di gestione dei due aeroporti di fornire alcune informazioni necessarie a interloquire con Bruxelles. Le risposte, però, non sarebbero mai arrivate a Palermo. E, complice il cambio di governo, non se n’è più parlato. Con buona pace dei siciliani che negli ultimi anni hanno visto lievitare le tariffe dei collegamenti con il centro e Nord Italia.


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