Ars: si vota l’ufficio di presidenza, Pd spaccato I renziani contrattaccano: «L’inciucio è col M5s»

Due vicepresidenti, tre questori e quattro segretari. Sui nove posti dell’ufficio di presidenza dell’Ars si giocano i fragili equilibri dei partiti. L’elezione di Gianfranco Miccichè, grazie al contributo di almeno due, ma più probabilmente quattro, deputati del Partito democratico (unitamente ai due di Sicilia Futura) ha spaccato il centrosinistra. Soprattutto a seguito della benedizione data all’operazione dal ministro renziano Luca Lotti, che ha chiamato Miccichè per congratularsi, mentre nessun esponente del Pd nazionale ha sollevato critiche. Stamattina Antonello Cracolici ha deciso di congelare la sua iscrizione al gruppo del Pd, in attesa di un confronto. Lo storico deputato era stato uno dei più critici, parlando di «quattro utili idioti del Pd» che hanno contribuito al successo di Miccichè. 

La stampella data da un pezzo del Pd al commissario di Forza Italia – all’insaputa del segretario regionale Fausto Raciti – potrebbe oggi rivivere al contrario, al momento di eleggere le cariche all’ufficio di presidenza. Organo fondamentale visto che ad esso competono le principali decisioni in materia di status dei deputati, la deliberazione del bilancio interno dell’assemblea e delle spese di maggiore entità, la nomina del segretario generale, l’attribuzione degli incarichi dirigenziali, i provvedimenti riguardanti il personale e l’assetto organizzativo dell’amministrazione.

Sembrerebbe reale infatti l’ipotesi di uno o più renziani – sono cinque quelli che siedono all’Ars: mister preferenze Luca Sammartino, l’ennese Luisa Lantieri, l’agrigentino Michele Catanzaro e il ragusano Nello Dipasquale, tutti con un passato nel centrodestra, insieme al messinese Francesco De Domenico – nell’ufficio di presidenza. Ipotesi che secondo Dipasquale, ex sindaco di Ragusa, non sta in piedi: «Ma quale inciucio tra noi e Forza Italia – dice a MeridioNewsqua se c’è un inciucio è tra un pezzo del Pd e il Movimento cinque stelle. Io ci ho messo la faccia e sono stato tradito». Ma lei si è votato? «Certo che sì, sarebbe una barzelletta altrimenti. Così come è una barzelletta che i renziani non abbiano votato un renziano come me». Dipasquale – che dice di «non sorprendersi» per la telefonata di Lotti a Miccichè, «quando sono diventato sindaco mi hanno chiamato tutti» – si lancia quindi in una previsione: «I quattro che non hanno votato per me venerdì oggi saranno determinanti per l’elezione di Cancelleri alla vicepresidenza». Scenario di cui è convinto anche il collega di area, Sammartino. 

A rispondere a Dipasquale ci ha pensato il responsabile dell’organizzazione del Pd siciliano, Antonio Rubino: «Gli consiglierei di evitare di fomentare ulteriormente il clima di tensione che c’è dentro al Pd per quanto successo sabato scorso per l’elezione del presidente dell’Ars. Gli ricordo che il tema non è chi è puro e chi non lo è, ma chi vuole il bene del Pd e chi non lo vuole».  

Il gruppo del Movimento 5 stelle, intanto, si prepara «a portare a casa quello che ci spetta», essendo nettamente il gruppo di opposizione più grande, e cioè la vicepresidenza vicaria, un questore e un segretario. Confronto col Partito democratico? «Con quale Pd?», risponde Angela Foti, facendo riferimento alla spaccatura in atto. «C’è un confronto col segretario, ma Raciti dovrebbe prima farlo all’interno del suo partito». A poche ore dall’inizio della nuova seduta, nel Pd non c’è ancora una strategia condivisa. «Mi aspettavo una telefonata e invece niente, c’è ancora un margine stretto di tempo altrimenti ognuno sarà libero di votare chi vuole». «Strategia? Quando entrerò in aula alle 16 capirò se ce n’è una», chiosa Cracolici. La confusione non regnerebbe solo nel Pd, al punto che Miccichè in queste ore avrebbe proposto di eleggere oggi pomeriggio i due vice presidenti e di rinviare la votazione per i tre questori e i segretari. 


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