Ars, deputato di Forza Italia indagato per truffa Presunto raggiro su compravendita di immobili

«Non ne so nulla, l’ho saputo dai giornali». È laconico il commento di Riccardo Savona, il deputato di Forza Italia che – secondo quanto riportato questa mattina da Il giornale di Sicilia – sarebbe indagato dalla Procura di Palermo insieme alla moglie Cristina Maria Bertazzo per il reato di truffa e appropriazione indebita. Accuse legate a una presunta gestione di compravendite immobiliari, che si sarebbero rivelate un tranello per i potenziali acquirenti, convinti a cedere denaro alla consorte di Savona: la donna avrebbe promesso di mettere in campo le conoscenze proprie e del marito per riuscire a comprare immobili messi all’asta. In realtà Bertazzo si sarebbe appropriata del denaro senza portare in porto le operazioni.  

Il parlamentare forzista, eletto nel collegio di Palermo con oltre 6500 voti, è però convinto di essere al centro di una montatura da parte di persone che lo avrebbero accusato senza motivo. «Io credo di essere vittima di un tentativo di truffa. Non conosco le persone che avrebbero denunciato», commenta Savona a MeridioNews. Il deputato poi si sofferma su un episodio che sarebbe avvenuto durante la campagna elettorale. «Due persone sono venute da noi in comitato e ci hanno detto che erano nostri sostenitori e che avevano un Caf. Di cosa abbiamo parlato? Di politica, ci hanno chiesto se mandavamo clienti da loro a fare le pratiche, ma niente di più», rivela Savona. «Quello che posso dire è che abbiamo fatto un certificato ex 335 tempo fa e non c’era nulla, vorrà dire che ne faremo un altro», dichiara il legale di Savona Giuseppe Di Stefano. L’avvocato poi assicura che Savona non ha mai avuto un business nella compravendita di immobili. «Non mi risulta se ne sia mai occupato», chiosa. 

Il documento a cui fa riferimento Di Stefano è lo stesso citato dal Movimento 5 stelle negli scorsi giorni per spiegare le modalità con cui è stata accolta la candidatura alle Regionali di Fabrizio La Gaipa, l’attivista agrigentino arrestato con l’accusa di estorsione nei confronti dei propri dipendenti e che oggi ha si è visto riconfermare la misura di custodia cautelare dei domiciliari dal gip. Si tratta di un certificato che viene emesso su richiesta delle persone interessate e contiene le informazioni in merito all’iscrizione in fascicoli attinenti a indagini che si trovano ancora nella fase preliminare. Tuttavia, la mancanza di notizie in tal senso non assicura l’inesistenza dell’indagine: il pubblico ministero, infatti, ha la possibilità di mantenere la segretezza sui fatti oggetto degli approfondimenti investigativi.


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