Ragusa, 15 vigili del fuoco appiccavano incendi Pagati 10 euro l’ora, parenti segnalavano i roghi

Dal 2013 al 2016 si sarebbero letteralmente procurati il lavoro. I vigili del fuoco volontari del turno D del distaccamento di Santa Croce Camerina erano quelli che, inspiegabilmente, operavano quattro volte di più rispetto ai colleghi degli altri tre turni. La cosa ha iniziato a insospettire nel 2015, quando è partita una segnalazione al comando provinciale dei vigili del fuoco che ha fatto scattare le indagini della squadra mobile di Ragusa. Per un anno gli inquirenti hanno accertato che in 15 si sarebbero accordati per simulare interventi, in modo che la squadra uscisse, guadagnandosi quei dieci euro l’ora previsti per i volontari. Si tratta di nove uomini di Vittoria, tre ragusani, un modicano, un sardo residente a Comiso e uno originario della Nuova Caledonia. I dettagli dell’operazione Efesto sono stati resi noti in conferenza stampa, questa mattina a Ragusa dal neo questore Salvatore La Rosa, dalla sostituta procuratrice Valentina Botti, dal dirigente della mobile Antonino Ciavola, e dal comandante provinciale dei vigili del fuoco Aldo Comella.

A chiamare, per incendi di sterpaglie, di cassonetti o per animali vaganti, erano loro stessi o i loro amici e i familiari, attentamente istruiti su cosa dire e sull’ora in cui telefonare. Gli inquirenti hanno verificato che, in periodi più o meno brevi, arrivavano chiamate sempre dalle stesse utenze telefoniche, ma la persona si presentava ogni volta in maniera diversa. A volte le richieste di intervento erano false, infondate, nei casi più gravi erano loro stessi che uscivano, appiccavano l’incendio e rientravano, aspettando che qualche onesto cittadino facesse la segnalazione per intervenire. Per fortuna i roghi non sono mai stati ingenti, proprio perché sapevano in quale punto operare e la chiamata quasi sempre era immediata, ma il rischio che la situazione potesse sfuggire di mano era reale. 

La frequenza degli interventi era quasi quotidiana e ha subito uno stop dopo l’omicidio del vigile del fuoco vittoriese Giorgio Saillant (totalmente estraneo alla vicenda) del gennaio 2016. Da quel momento, avendo tutta l’attenzione degli investigatori puntata addosso, i volontari avrebbero preferito smettere e qualche mese dopo in pochi hanno ripreso con il loro piano criminale.

La posizione più grave è quella di Davide Di Vita, il caposquadra, l’unico per il quale sono scattate le manette, mentre gli altri 14 sono stati denunciati a piede libero. I movimenti di Di Vita, vittoriese di 42 anni, sono stati studiati anche attraverso sistemi informatici e dalle testimonianze è venuto fuori che, in qualche occasione, dal suo furgoncino lanciato a velocità, l’uomo avrebbe lasciato cadere degli artifizi pirotecnici in zone in cui le fiamme attecchivano subito. Sarebbe stato proprio lui a organizzare il lavoro degli altri e sarebbe riuscito, col suo lavoro sporco, a rendere il turno D il più appetibile, perché era quello in cui si usciva (e si guadagnava) di più. Quando l’attenzione degli inquirenti, dopo la svolta nelle indagini per l’omicidio Saillant, è calata, Di Vita avrebbe ripreso l’attività, ma in pochi sono rimasti al suo fianco. Impossibile quantificare il danno economico arrecato in tre anni al territorio e allo Stato. Per tutti l’accusa è di truffa allo Stato ed incendio doloso, ma i capi d’imputazione sono complessivamente 21 ed è stata contestata anche l’associazione a delinquere, ma al momento il Gip Reale l’ha rigettata. Gli interrogatori si terranno nei prossimi giorni.

Quando i 15 (tra cui alcuni ex ausiliari) sono stati condotti in questura e interrogati, hanno iniziato ad accusarsi tra di loro, ammettendo le proprie responsabilità e facendo venir fuori una storia assurda. Alcuni non avrebbero materialmente contribuito alla truffa, ma con la loro omertà si sarebbero resi complici e avrebbero comunque intascato le loro somme. Nessuno di loro svolge più servizio.

«Non pensavamo che si fossero spinti fino al punto da appiccare materialmente le fiamme – ha dichiarato un amareggiato comandate provinciale dei vigili del fuoco di Ragusa, Aldo Comella – perché sono persone cresciute nella nostra famiglia, con i nostri valori. La sospensione sarà immediata per tutti, anche se alcuni sono già andati via per altri motivi, considerato che quello di pompiere non era il primo lavoro. I vigili del fuoco effettivi in tutta questa brutta storia non c’entrano nulla».

Gli indagati sono il vittoriese B.G. 45 anni; B.G.E originario della Nuova Caledonia, 43 anni; C.A. ragusano di 34 anni; C.S. modicano di 42 anni; D.B.G. vittoriese di 42 anni; D.G. vittoriese di 33 anni; M.S. vittoriese di 40 anni; M.M. sardo ma residente a Comiso classe 1976; M.M. ragusano residente a Modica di 47 anni; N.S. vittoriese di 33 anni; P.A. vittoriese 32enne; S.A. vittoriese 34enne; V.C.G. di Vittoria classe 1978 e V.M. ragusano di 38 anni.


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