Sutera-Mussomeli, 12 chilometri tra frane e pericoli Strada chiusa, difficile andare a scuola o in ospedale

Carreggiate deformate, frane, accentuati avvallamenti, buche profonde, manto stradale usurato e accumuli di detriti e fango. Sono queste le condizioni in cui si presenta la ex provinciale Sutera- Mussomeli, chiusa al transito dal 20 gennaio, dopo una delibera dell’ufficio tecnico del Libero consorzio di Caltanissetta. «I fenomeni franosi – si legge sulla notifica – hanno danneggiato la carreggiata rendendola notevolmente deformata, ed in fase di cedimento e costituiscono pericolo per gli utenti. Si rende necessario chiudere al transito veicolare il tratto di strada per motivi di sicurezza con decorrenza immediata, fino a quando non saranno eseguiti gli interventi necessari».

A lanciare l’allarme sulla vicenda e sulla precaria viabilità che affligge da tempo i paesi del Vallone, è un cittadino mussomelese Francesco Amico, militante da anni sul territorio. Sulla sua pagina Facebook L’altro paese quello reale ditelo a Ciccio denuncia, tramite foto, lo stato in cui versa la ex provinciale 20. «È l’arteria principale – spiega – che collega Sutera a Mussomeli e Campofranco a Mussomeli, ma resterà chiusa a tempo indeterminato. È necessario un intervento tempestivo da parte degli organi competenti perché la mia città è il punto di riferimento lavorativo, scolastico e ospedaliero per tanti suteresi e campofranchesi. Viceversa, molti di noi si servono di quella strada per recarsi al lavoro a Sutera». Per questa ragione, aggiunge «ho rivolto un appello ai sindaci affinché possano organizzare una grande manifestazione e dire no all’isolamento». I primi cittadini si sono riuniti il 2 febbraio a Mussomeli insieme ai dirigenti dell’ufficio tecnico dell’ex provincia, individuando possibili canali di finanziamenti per un totale di 7 milioni di euro. 

L’impraticabilità della provinciale ha obbligato suteresi, mussomelesi, campofranchesi, e anche alcuni milenesi a percorrere strade alternative, ma altrettanto malridotte e pericolose. Francesca Di Pasquale, insegnate mussomelese, racconta la sua esperienza che è comune a molti suoi concittadini. «Nella scuola media di Sutera in cui insegno – riferisce – la maggior parte di noi proviene da Mussomeli, ad eccezione di due colleghi. Quotidianamente, per raggiungere l’istituto siamo costretti, temendo per la nostra incolumità, a muoverci su altre carreggiate disseminate da buche e sommerse dal fango». «È a rischio il diritto all’istruzione, al lavoro e alla mobilità», interviene il giovane attivista suterese Mario Maniscalco, riferendosi alle enormi difficoltà a cui i paesani devono far fronte. «Dipendiamo da Mussomeli perché lì ci sono le scuole superiori, gli uffici statali e il presidio ospedaliero. Adesso che la provinciale è stata chiusa, è un problema perché tutte le altre strade per raggiungere Mussomeli sono caratterizzate da continui smottamenti ed eventi franosi. Mia madre, insegnante di scuola superiore che viaggia da 30 anni, ogni sera si pone il problema di come andrà a lavorare il mattino seguente». Anche i tempi di percorrenza si sono allungati con tutto ciò che ne consegue. «Se prima – confessa Maniscalco – impiegavamo pochi minuti, adesso le distanze sono raddoppiate con danni per tutti». Tanti i suteresi e i campofranchesi che si chiedono cosa accadrebbe se si verificasse un incidente o un ricovero d’urgenza e fosse necessario raggiungere rapidamente l’ospedale di Mussomeli da cui dipendono. 

Strade così danneggiate nella zona del Vallone non sono una novità, come spiega il sindaco di Sutera Giuseppe Grizzanti, medico all’ospedale di Mussomeli. «È un problema persistente che peggiora di anno in anno a causa della mancanza di operazioni di manutenzione e rifacimento stradale». Per questo motivo, prosegue, «con l’arrivo delle prime piogge restiamo completamente isolati perché tutte le carreggiate d’uscita da Sutera, dalla statale 198 Palermo Agrigento alle provinciali 132 e 20, sono in pessimo stato». Da anni il primo cittadino fa presente il caso alle autorità preposte ma, ad oggi, nulla è cambiato. «Noi non ci arrendiamo. Ho intenzione di incontrare i sindaci dei paesi coinvolti e, successivamente, convocare un consiglio comunale straordinario aperto alle forze politiche e sociali, per emanare una delibera da portare a livello nazionale. Forse – conclude – il presidente della Repubblica è l’unico che potrà salvarci».


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