Post referendum, Crocetta verso il quinto esecutivo? Le opposizioni festeggiano e chiedono le dimissioni

Quando di parole ne restano poche ed è il momento di leccarsi le ferite, capita di ricorrere a citazioni già pronunciate da altri. È successo questo pomeriggio anche al segretario regionale dei democratici, Fausto Raciti. Proprio lui, che tiene in tasca uno dei telefoni più bollenti di questa lunga giornata post elettorale, si affida a una favola di Fedro, riportata su Facebook in Latino. È quella della mosca e della mula, una favola antica che secondo la morale classica, «deride chi non ha il coraggio e pronuncia vane minacce».

A quale – dei tanti indici puntati contro di lui – si riferisca Raciti è difficile individuarlo. Resta il fatto che, come ammesso dallo stesso Rosario Crocetta, il segretario del Pd siciliano e il governatore dovranno affrontare la crisi valutando anche le ripercussioni sul piano regionaleA differenza di quanto commentato a caldo infatti, Crocetta starebbe valutando di discutere col segretario regionale l’ipotesi di un rimpasto, ipotizzabile perché a monitorare i conti regionali in questi mesi è stato Alessandro Baccei, inviato da Graziano Delrio proprio in virtù degli accordi sottoscritti tra Matteo Renzi e il governatore. E se in molti immaginano il ritorno di un governo del presidente, replicando il primo esecutivo che ha dato il via alla legislatura, Crocetta prima di decidere dovrà fare i conti con un’Assemblea regionale sempre più divisa al suo interno, con la maggioranza che fatica già adesso a sostenere un governo decisamente più politico.

Intanto a chiedere un passo indietro a Crocetta sono in molti, dai Cinque Stelle fino a Forza Italia a Nello Musumecialla luce della conta dei No, di dieci punti percentuali superiori rispetto alla media nazionale. Secondo gli oppositori del governatore, infatti, il plebiscito registrato nell’Isola andrebbe interpretato come una sonora bocciatura dei siciliani all’esperienza di governo guidato dall’ex sindaco di Gela. Di certo, a gioire in casa Pd è il fronte di Pierluigi Bersani e Roberto Speranza, anche se gli sviluppi dipendono dall’evoluzione del quadro romano. 

Molti aspetti saranno chiari mercoledì pomeriggio, al termine della direzione nazionale del Partito Democratico. È quella la sede in cui si capirà dove vuole andare il Pd: se virare definitivamente verso i moderati e costruire un nuovo grande centro o tentare la via del dialogo con la sinistra del partito. Una decisione dovrà essere assunta in fretta, anche perché da Angelino Alfano fino a Gianpiero D’Alia, in molti chiedono chiarezza sul percorso da intraprendere. 

All’Ars intanto nei prossimi giorni si costituirà nuovamente il gruppo Udc, nel quale dovrebbero confluire i deputati ex Mpa, insieme a Giambattista Coltraro e Salvatore Giuffrida. I grandi assenti saranno i deputati vicini a Saverio Romano, che sembrerebbe sempre più orientato a un’interlocuzione politica con l’area di D’Alia. Insomma, gli scenari sono tutti aperti, ma bisognerà decidere in fretta. Il 2017 è ormai alle porte e con l’anno nuovo anche le Amministrative e le Regionali, alle quali potrebbero aggiungersi anche le Politiche in caso di voto anticipato. La corsa alla candidatura per palazzo d’Orleans è ufficialmente iniziata, gli unici già in campo sono Nello Musumeci e Giancarlo Cancelleri che, forti dell’esito referendario, sono pronti a giocare d’anticipo. Il Pd dovrà organizzarsi in fretta. E trovare un candidato credibile.


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