Ponte Stretto, Renzi: «Creerà 100mila posti di lavoro» L’annuncio da Impregilo, che aveva progettato l’opera

«Bisogna continuare le grandi opere: dalla Bari-Lecce alla Napoli-Palermo con il Ponte sullo Stretto, in un’operazione che sia utile, crei posti di lavoro e ci metta nelle condizioni di togliere l’isolamento della Calabria e avere la Sicilia più vicina». Parola del presidente del Consiglio Matteo Renzi, che stamattina è tornato sull’argomento già rispolverato a settembre del 2015 dal suo vice Angelino Alfano. Il premier lo fa in un’occasione particolare: nell’incontro per i 110 anni di Salini-Impregilo, cioè proprio la multinazionale, leader nel settore delle grandi opere, che Il 27 marzo 2006, aveva firmato il contratto per la progettazione finale e la realizzazione del ponte.

Sulla realizzazione del ponte sullo Stretto sembrava avesse messo la parola fine Mario Monti che, nella sua esperienza da premier, si adoperò per liquidare la società Stretto di Messina spa. Alla luce di quella decisione, lo Stato deve a Impregilo 500 milioni di euro di penali. Nel settembre del 2014 – probabilmente subodorando il diverso orientamento del governo Renzi – il numero uno del gruppo, Pietro Salini, aveva detto: «Siamo disponibili a rinunciare alle penali per il risarcimento dei danni, dopo la cancellazione del contratto, in caso di realizzazione dell’opera. Spero, mi auguro che Renzi riapra il dossier».

Detto, fatto. Il dossier è più che riaperto, se è vero che Alfano ha annunciato un vero e proprio disegno di legge. Oggi Renzi ribadisce la volontà del suo governo a realizzare l’opera. «Se siete nella condizione di sbloccare le carte e di sistemare quello che è fermo da dieci anni – ha detto rivolgendosi proprio Salini – noi ci siamo». Secondo il presidente del Consiglio il ponte può creare «centomila posti di lavoro». E rappresenta un elemento fondamentale nella modernizzazione del collegamento tra Napoli e Palermo. 

Posizioni differenti per gli amministratori locali. Per il presidente della Regione, Rosario Crocetta, «se ci sono i soldi si fa, non sarà certo la Regione a mettersi di traverso. Il nodo della questione – ha aggiunto – non può essere ideologico come fa l’amministrazione comunale di Messina. Oggi ci sono le tecnologie per realizzare un progetto in grado di rispettare l’ambiente. Gli aspetti da valutare sono relativi alla funzionalità, alla bellezza e all’impatto ambientale: dire pregiudizialmente no è sbagliato. Mi pare evidente che sarà necessario pensare a un bando di gara internazionale per reperire le risorse necessarie».

Non tarda la secca replica di Renato Accorinti, sindaco di Messina e per anni leader del movimento No Ponte. «Non sono assolutamente d’accordo con quanto dichiarato dal presidente del Consiglio, non abbiamo bisogno di populismo o di favole. La Raggi ha detto no alle Olimpiadi no diciamo no al Ponte. Renzi ci dia invece le opere che che sono più utili e che ci aveva promesso per il Sud». Lo dice il sindaco di Messina Renato Accorinti, per anni attivista No ponte, commentando le dichiarazioni del premier. Mi impegnerò – prosegue – in prima persona contro la realizzazione di quest’opera inutile per la quale in passato sono stati sperperati oltre 600 milioni di euro. Noi abbiamo bisogno di autostrade, ferrovie, porti, aeroporti, non del ponte. Si tratta di un’opera devastante e antieconomica tanto è vero che quando è stato presentato il project financing nessuno si è presentato. Sarebbero dovuti venire cinesi, americani, giapponesi ma poi nessuno ha fatto un passo avanti, perché hanno capito che avrebbero guadagnato con i pedaggi solo tra duecento anni».

Sul rischio di infiltrazione criminali oggi è intervenuto anche Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione nazionale: «I rischi di infiltrazioni e di corruzione non possono fermare le opere pubbliche – ha detto – . In un paese normale questi pericoli devono semmai essere sterilizzati e rimossi. Non intervengo – ha aggiunto – sulla opportunità dell’opera: sono scelte di tipo politico. In generale dico che la decisione di realizzare un’opera non può dipendere dall’esistenza di pericoli, che certo ci sono, ma non possono costituire una condizione ostativa perché si facciano le cose».

Pronto l’intervento di Area popolare, con l’ex ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi: «Chiediamo alla riunione tra capigruppo che si terrà giovedì di iscrivere la nostra proposta di legge sul Ponte sullo Stretto nel calendario dei prossimi tre mesi. Serve una legge che dica che il Ponte si realizza». Mentre Altero Matteoli, Forza Italia, guarda alle possibili resistenze all’interno del Partito democratico: «Viene proprio da ridere di gusto a sentire Renzi sul Ponte. Adesso mi aspetto che anche i più riottosi nel Pd e nella sinistra, quelli che hanno urlato allo scandalo contro Berlusconi e il suo governo che il Ponte lo stavano costruendo, dicano di aver cambiato parere. Oppure che si siano piegati al volere dello statista fiorentino. Aspettiamo e vediamo». 

Prima dello stop voluto dal governo Monti, l’ultimo passaggio nell’iter che avrebbe portato alla realizzazione dell’opera era stato il 2 ottobre 2009, quando la società Stretto di Messina impartì al contraente generale l’ordine di inizio della progettazione definitiva ed esecutiva. Si stima che finora siano stati spesi 300 milioni di euro. 


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