Gommoni usa e getta: nuovo business dei trafficanti  Dalla Cina alla Libia, indagano le procure siciliane

Niente più barconi di legno o pescherecci stracolmi. Il nuovo business del traffico di esseri umani, che dalla Libia passa per il canale di Sicilia, viaggia su gommoni usa e getta prodotti in Cina. Si tratta di natanti in plastica, solitamente monocolore, che hanno una scarsa stabilità e una consistenza paragonabile a quella di una camera d’aria. Nelle ultime settimane sono comparsi in diversi reportage fotografici e televisivi ma a notarli sono stati anche gli addetti ai lavori e gli investigatori. Secondo alcune fonti giudiziarie contattate da MeridioNews, le procure di Catania e Palermo avrebbero aperto un fascicolo per cercare di risalire ai canali di vendita attraverso i quali i trafficanti africani si riforniscono di questi mezzi. 

L’utilizzo dei gommoni usa e getta – solitamente lunghi 12 metri, ma in commercio ci sono anche esemplari di nove metri – consente alle organizzazioni criminali che operano nell’area di Tripoli di trasportare quasi sempre oltre cento ospiti per viaggio. L’espediente però non è sinonimo di sicurezza, tutt’altro: sarebbero 22 i migranti morti cadendo da uno di questi mezzi mentre erano in fase di attivazione i soccorsi della nave Acquarius lo scorso 18 aprile. Il gommone era salpato il giorno prima dalle coste libiche con 136 passeggeri. Alla vista della nave, secondo le testimonianze raccolte dalla polizia di Agrigento, i passeggeri si sarebbero spostati causando il cedimento dell’imbarcazione.

 

Il crescente utilizzo dei gommoni – sebbene senza specificare la loro qualità – viene confermato a MeridioNews anche dai dati forniti da Antonello De Renzis Sonnino. Capitano della Marina italiana e portavoce dell’operazione Sophia, il piano operativo voluto dall’Unione europea nel 2015 per cercare di neutralizzare gli affari dei trafficanti di esseri umani nel mare Mediterraneo: «A oggi abbiamo intercettato 112 imbarcazioni di cui 87 gommoni, 23 barche di legno e 2 pescherecci». Per capire le esatte caratteristiche di queste barche l’unica possibilità sarebbe il recupero in mare dopo il trasbordo dei migranti. «Il mandato della nostra missione prevede la neutralizzazione per evitarne il riutilizzo da parte dei trafficanti – spiega Sonnino -. Tuttavia, quando è possibile, li preleviamo e li consegniamo all’autorità giudiziaria».

Unità navali segnalano utilizzo di gommoni di scarsissima qualità

I primi esemplari di questi gommoni sono stati avvistati lungo il tratto di mare tra l’isola di Lesbo e le coste turche, ma adesso il business pare essersi spostato lungo la rotta che porta in Sicilia. La conferma arriva anche dall’ammiraglio Nunzio Martello della Guardia Costiera italiana. «Ci stanno arrivando indicazioni dalle unità navali sull’utilizzo di gommoni di scarsissima qualità – ha spiegato durante un’intervista a Radio Radicale -. In alcuni casi il fondo viene rinforzato con delle tavole di legno direttamente in Libia per percorrere poche miglia ed essere soccorsi in mare. Con l’arrivo del bel tempo ci sarà sicuramente un aumento di partenze». Uno dei passaggi chiave della vicenda pare essere, almeno sul fronte investigativo, quello della tracciabilità di queste imbarcazioni. Chi rifornisce i trafficanti di gommoni usa e getta? E perché hanno preso il posto delle imbarcazioni di legno?

Gli usa e getta vengono prodotti in Cina e raggiungono la Libia passando per Turchia e Malta

Più facile rispondere alla seconda domanda. Con la maggiore presenza di navi e pattugliatori a largo della Libia, per i trafficanti sarebbe più complicato recuperare le barche dopo il salvataggio per poi riutilizzarle per altri viaggi. Ecco perché avrebbero virato sull’alternativa dei mezzi gonfiabili, usa e getta. Fabbricati in Cina, riuscirebbero a raggiungere la Libia passando per la Turchia e Malta. Nell’isola a sud della Sicilia è stato intercettato di recente un container contenente 20 gommoni sgonfi e diretti nella città africana di Misurata. Un carico che dopo i controlli doganali ha raggiunto comunque la sua destinazione perché non vi sarebbe stato nessun supporto legale per disporne il blocco. Nelle prossime settimane, secondo alcune fonti giudiziarie, potrebbero esserci ulteriori aggiornamenti su questa storia. Il business legato al traffico di migranti intanto è in continuo aumento, come ha spiegato il direttore dell’ufficio europeo di polizia Rob Wainwright: «Nel 2015 il guadagno per le reti criminali è stato tra i tre e i sei miliardi di euro con una ramificazione di cellule che si occupa anche della cosiddetta fase due del viaggio, una volta che i migranti sono arrivati in Europa».


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