Tessere Pd, parola alla commissione di garanzia Bruno: «Pensare a controllori da Roma è surreale»

Il caso tesseramenti nel Pd rischia di tramutarsi nel terreno di scontro tra vecchio e nuovo. Dopo le indiscrezioni circa le presunte infiltrazioni dei cuffariani nei circoli agrigentini e le dichiarazioni dell’ex governatore, secondo il quale il Partito democratico non è altro che il nuovo «nascondiglio» della politica, la polemica si è rapidamente estesa a tutto il territorio regionale. Con esponenti storici e new entry a lanciarsi accuse sulle modalità di gestione del tesseramento, ma più in generale sul modo di intendere il partito. Perché, d’altronde, il vero nodo della questione sta in ciò che era, è e soprattutto vorrà essere il Partito democratico nel prossimo futuro.

Il quesito, tutt’altro che retorico, ha dato il la a considerazioni diametralmente opposte: da una parte chi, come il segretario regionale Fausto Raciti, ha messo in guardia dall’aprire indiscriminatamente le porte, per evitare il rischio di trasformare il Pd nel porto d’approdo per politici in cerca di un restyling, e dall’altra coloro che – è il caso dell’ex Articolo 4 Luca Sammartino – ritengono che gli equilibri all’interno dei democratici siano influenzati da logiche conservatrici. Con tanto di baronie pronte a impedire il rinnovamento.

«Enzo Napoli mente sapendo di mentire». Risponde così Sammartino al segretario provinciale catanese, che ieri aveva replicato all’ex Articolo 4 in merito alle modalità quasi «carbonare» con cui il partito avrebbe gestito il tesseramento ai piedi dell’Etna. «Sono pronto in qualsiasi momento a un confronto pubblico davanti all’organo di garanzia nazionale con il segretario o con chiunque altro – ha rilanciato il deputato regionale – per analizzare la situazione in tutti i 58 comuni della provincia». Per Sammartino, che l’anno scorso è stato direttamente interessato dalla polemica nata in seguito alla decisione di accogliere nel Pd il gruppo legato a Lino Leanza, a Catania il partito di Matteo Renzi si sarebbe mosso senza un’adeguata trasparenza nella comunicazione delle modalità di tesseramento.

A dar man forte alle sue posizioni, anche il deputato nazionale Giuseppe Berretta: «Ovunque le riunioni per il tesseramento si sono svolte senza una adeguata pubblicità – ha dichiarato -. Le logiche correntizie e notabilari prevalgono su tutto, purtroppo accade da anni e questo ha frenato bruscamente la voglia di partecipazione e le energie positive che ci sono ancora nel nostro partito».

Chi invece ritiene che allo stato attuale si stia facendo tanto rumore per nulla è Giovanni Bruno, il presidente della commissione regionale di garanzia del Pd. Ovvero l’organo che sarà chiamato a dire l’ultima parola in merito ai tesseramenti: «Si sta facendo una polemica su qualcosa che è previsto dal regolamento e che ogni anno viene fatto senza suscitare clamore sui giornali – dichiara a MeridioNews -. Lo statuto del partito prevede già il percorso di validazione delle tessere da parte delle commissioni provinciali». Tuttavia, una cura particolare quest’anno verrà posta: «La volontà di mettere più attenzione non deve essere interpretata come misura straordinaria – continua Bruno -. Quando si fa un tesseramento è normale verificarne la regolarità. Tempi? Qualche settimana ma è difficile stabilirlo con esattezza, parliamo di attività svolte da volontari, non si possono imporre tempi rigidi».

A passare al vaglio delle commissioni saranno diversi aspetti: «Si controllerà la regolarità e la tracciabilità dei pagamenti, la compilazione dei moduli e il consenso al trattamento dei dati – spiega -. Valutazioni di carattere politico? Il regolamento parla chiaro. Il nostro è un organo terzo e non vogliamo entrare nelle polemiche di natura politica». In ogni caso, il processo rimarrà all’interno dei confini regionali: «Pensare a garanti nazionali è surreale – conclude -. Se ho ricevuto telefonate da Roma? Nessuna, né telefonate né messaggi». 


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