Rifiuti: Ato 2 fallito, emergenza nel Palermitano Dipendenti a rischio, 1 miliardo di debiti verso le discariche

Tanto per cambiare, in buona parte dei paesi della provincia di Palermo è esplosa l’emergenza rifiuti. Il 23 dicembre scorso è fallito l’Ato rifiuti alto Belìce Palermo 2, società d’ambito che vede insieme i Comuni di Monreale, San Cipirello, San Giuseppe Jato, Camporeale, Bisacquino, Chiusa Sclafani, Giuliana, fino a Contessa Entellina. Sono 17 Comuni per un totale di circa 120mila abitanti. Fino al 15 gennaio l’Ato andrà avanti con il commissario regionale, Maurizio Norrito (tutti gli Ato rifiuti della Sicilia sono commissariati), e con la curatela fallimentare. E dopo?

Il tema è stato affrontato ieri nel corso di due riunioni convocate a Palermo. La prima – di mattina – presso la sede dell’assessorato ai Rifiuti. La seconda, nel pomeriggio, presso la Prefettura del capoluogo dell’Isola. Va detto che questo scenario di crisi è stato ereditato dal nuovo assessore regionale ai Rifiuti, Vania Contraffatto, che sta provando ad affrontare una situazione difficilissima. Perché non è facile capire come affrontare il problema rifiuti in questi 17 Comuni dal 16 gennaio in poi.

Non può essere esclusa una soluzione legislativa, ovvero una legge da parte del Parlamento siciliano. Ma, ovviamente, non si tratterebbe di una soluzione a brevissimo periodo. Intanto c’è da affrontare l’emergenza, perché con il fallimento dell’Ato Palermo 2 non si capisce chi dovrà raccogliere l’immondizia in questi 17 paesi. E non si capisce che fine faranno i 277 dipendenti di questo Ato.

La situazione è grave anche nei Comuni del Palermitano dell’Ato Palermo 1 (Carini, Capaci, Villagrazia di Carini, Terrasini, Cinisi, Isola delle Femmine, fino a Partinico). Da queste parti, in realtà, l’emergenza dura ormai da qualche anno: nel senso che l’immondizia rimane non raccolta per settimane e settimane. Lo spettacolo fa una certa impressione, perché nelle strade che collegano questi centri, spesso, le montagne di rifiuti si susseguono per chilometri.

L’Ato Palermo 1 non è fallito, ma la gestione è sempre stata sofferta. «A Carini, dove in media vengono prodotte 100 tonnellate di spazzatura al giorno – si legge in un lancio dell’Ansa – c’è una distesa di spazzatura lunga due chilometri. Per arginare l’emergenza il Comune ha deciso di impegnare 20mila euro per potenziare le operazioni di raccolta». Sulla vicenda è intervenuto il sindaco di Carini che, sempre all’Ansa, ha detto: «Stentiamo a raccogliere la spazzatura che si è accumulata durante le festività. Oggi per strada ci sono 700 quintali di rifiuti non raccolti. Ho disposto un intervento straordinario perché i mezzi dell’Ato Palermo non bastano. Entro venerdì la situazione dovrebbe rientrare».

Il problema rifiuti, in Sicilia, ha mille sfaccettature. C’è la crisi degli Ato. Quello dell’alto Belìce Ambiente Palermo 2, come già accennato, è fallito. Ma ce ne sono altri che non sono messi meglio. Al 31 dicembre 2012 l’indebitamento di tutti gli Ato rifiuti della Sicilia verso il sistema delle discariche (e quindi verso le discariche pubbliche e private) ammontava a circa un miliardo e 400 milioni di euro. Oggi non si sa se l’indebitamento è diminuito o cresciuto.

Si sa, invece, che, negli ultimi due anni, la Regione ha anticipato ai Comuni una parte dei fondi per pagare il sistema delle discariche. Ma adesso l’assessorato regionale ai Rifiuti avrebbe fornito i dati all’assessorato all’Economia per chiedere ai Comuni la restituzione delle somme anticipate. Un bel problema per gli stessi Comuni coinvolti, che saranno costretti ad aumentare le tariffe. Insomma, a pagare per la disastrosa gestione dei rifiuti della Sicilia – imperniata ancora oggi sulle discariche – saranno i cittadini.

Un altro problema riguarda le stesse discariche. Alcune sono state chiuse dalla magistratura in seguito a indagini (Motta Sant’Anastasia e Mazzarrà Sant’Andrea). Durante le vacanze di Natale un contestatissimo provvedimento amministrativo del dirigente generale del dipartimento regionale dei Rifiuti, Domenico Armenio, invitava i cittadini di un bel gruppo di Comuni della provincia di Palermo e Agrigento a tenersi in casa l’immondizia per mancanza di discariche.

Scelta, questa, che è stata contestata dal presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando, che è anche sindaco di Palermo, che ha parlato di una Regione che favorirebbe i privati. In effetti, lo stesso Orlando qualche giorno prima, ha messo a disposizione dei Comuni del Palermitano la discarica di Bellolampo, che è pubblica. Così la Regione ha fatto precipitosamente marcia indietro, ritirando il provvedimento amministrativo che avrebbe obbligato i cittadini di tanti Comuni del Palermitano e dell’Agrigentino a teneri i rifiuti in casa.

Il vero problema di tutta questa incredibile storia è che in Sicilia la raccolta differenziata dei rifiuti, oggi, è sotto il 5-6 per cento. Era cresciuta dal 2001 al 2008, soprattutto in provincia di Agrigento. Poi è arrivato il governo Lombardo-Pd. E sono tornate le discariche, in buona parte private.  


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