Per il Comune è un provvedimento necessario perché le pedonalizzazioni o il piano delle corsie riservate da soli non bastano a far diminuire i livelli di polveri sottili. Per il legale di Bispensiero e Vivo Civile invece si tratta solo di una tassa occulta. Polemica Amat-Confartigianato
Ztl, fra giovedì e venerdì la sentenza del Cga Le ragioni del ‘sì’ e del ‘no’ nelle memorie
Tra giovedì e venerdì il Cga emetterà il suo giudizio in appello sulla Ztl di Palermo, bocciata in primo grado dai giudici del Tar dopo il ricorso delle associazioni Bispensiero e Vivo Civile corroborate da 200 firme di cittadini e consiglieri comunali. Intanto sia i ricorrenti, tramite il legale Alessandro Dagnino, sia Amat e Comune hanno depositato le proprie memorie difensive. E se da una parte l’amministrazione prova a smontare il severo giudizio del Tar, la partecipata del trasporto pubblico se la prende con le associazioni dei commercianti, Confcommercio e Confartigianato in testa, che hanno aderito al ricorso di Bispensiero e Vivo Civile, facendo un paragone con la pedonalizzazione di via Maqueda, prima contestata e poi amata.
Per Palazzo delle Aquile le analisi dei flussi di traffico contenute nel Pgtu sono sufficienti a giustificare la necessità di introdurre «una limitazione alla circolazione di carattere oneroso». Altri provvedimenti del tutto gratuiti per i cittadini (come le pedonalizzazioni, il piano delle corsie riservate o il piano dei bus extraurbani che ha generato una querelle con la Regione) non sono bastati perché i dati sulle polveri sottili non migliorano. Per l’Avvocatura comunale è infondata anche la tesi dei giudici amministrativi sull’eccessiva ampiezza della Ztl: «L’estensione Ztl (kmq) di Palermo è di 3,9 inferiore al valore delle città di Firenze e di Bologna – si legge nella memoria -, le quali peraltro hanno un’estensione territoriale minore a quella del capoluogo siciliano. La congruità dell’estensione territoriale della Ztl della città di Palermo trova ulteriore riscontro nel raffronto con i dati del Comune di Milano che, a fronte di una dimensione territoriale similare, presenta un’estensione territoriale Ztl pari a 8,2 (kmq), pertanto più del doppio di quella di Palermo».
«Il ricorso è doveroso per rispetto a un percorso di cui la Ztl è parte integrante, con le pedonalizzazioni, il car sharing, il bike sharing, le piste ciclabili, la riorganizzazione dei bus e ovviamente il tram – dice il sindaco Leoluca Orlando -. È parte di un percorso che a Palermo è indispensabile per limitare l’uso delle auto private e incentivare forme di mobilità dolce, sostenibile e condivisa, tutti elementi essenziali per una nuova qualità della vita in città. Un percorso che continua e deve continuare».
Come si diceva, invece, l’Amat punta il dito contro Confcommercio e Confartigianato. Il ragionamento è semplice: «Se la Ztl fosse una misura minimale, inefficace e inadeguata, come hanno sostenuto i giudici di primo grado, e non comportasse un decremento del traffico, non si comprende la preoccupazione delle due associazioni per la diminuzione della clientela, né si vede quale sarebbe l’interesse di tali associazioni ad intervenire nel presente giudizio. Il vero è – prosegue l’azienda di via Roccazzo – che Confcommercio e Confartigianato sono contrarie a qualunque forma di compressione della mobilità perché infondatamente ritengono che la riduzione del traffico distolga clientela dalle attività commerciali e artigianali. In relazione a tale preoccupazione, si osserva, per contro, che un intenso traffico veicolare ed il relativo inquinamento atmosferico non giovano di certo al commercio. Né risulta che nei numerosi Comuni italiani nei quali sono state istituite Ztl soggette a tariffazione i commercianti abbiano riportato i ‘danni economici incalcolabili’ temuti da Confcommercio».
«Abbiamo ribadito più volte di non essere d’accordo con la Ztl così organizzata, ma non con il provvedimento in sé – replica Nunzio Reina, presidente di Confartigianato Palermo -, se ridimensionato e pianificato insieme alle associazioni. L’assenza di dialogo con l’amministrazione che non ci ha mai ricevuto, i costi non differenziati dei pass per chi ha una ditta nella zona eventualmente interessata e il coinvolgimento di un’area troppo vasta sono sempre stati i punti ritenuti critici da Confartigianato. Ma le motivazioni che hanno spinto la nostra associazione a dire ‘no’ a quanto pare non sono state recepite. Noi attendiamo che i giudici si pronuncino a novembre, se abbiamo avuto torto, saranno loro a dirlo».
La memoria difensiva dell’avvocato Dagnino è ovviamente di segno diametralmente opposto. Contesta il ricorso dell’Amat («In base al contratto di servizio il ricavato delle vendite dell’ecopass costituisce il corrispettivo che il Comune si è obbligato a versare alla propria partecipata a fronte del servizio di gestione del tram e anche in caso di annullamento della Ztl l’Amat resterebbe comunque creditrice nei confronti del Comune per il corrispettivo di 30 milioni di euro»), sostiene che verrebbero lesi i diritti sia dei residenti della Ztl 2, perché «troppo ampia e non introdotta in modo graduale», sia dei non residenti, perché il traffico si concentrerebbe negli altri quartieri della città, e attacca l’Amat che non garantisce a suo dire alternative al mezzo privato.
«Il Comune – scrive Dagnino – non sta, come vorrebbe far credere, conducendo una battaglia per una città più ‘civile’. Sta, al contrario, tentando di applicare in modo improprio una disposizione di legge concepita per giusti fini di contrasto all’inquinamento, per istituire quella che è in realtà una tassa occulta e, come tale ingiusta. Il Comune pensa di far pagare coattivamente alla generalità dei cittadini il costo del servizio di gestione del tram che avrebbe dovuto finanziare, oltre che con i proventi della vendita dei biglietti di trasporto, con le ordinarie entrate tributarie, entrate che però sono oggi destinate in bilancio a sostenere altre spese che l’amministrazione potrà così evitare di ridurre, mantenendo tutti gli sprechi in essere».