Zone blu, sempre più i no all’abolizione della fascia gratuita «Non è per fare cassa? Chi lavora paghi solo 35 euro l’anno»

L’abolizione della fascia oraria gratuita per le zone blu dalle 14 alle 16 sta sollevando un’accesa polemica.
Al momento attuale ancora non si vede l’ordinanza annunciata ad Amat dall’assessore alla Mobilità Giusto Catania che dovrebbe contenere il provvedimento, mentre si moltiplica il coro dei no, soprattutto da parte delle associazioni dei consumatori e dei commercianti. Dubbi sono stati sollevati anche dai presidenti della V e dell’VIII circoscrizione, Fabio Teresi e Marco Frasca Polara. La questione, secondo voci di corridoio, sarebbe passata anche all’attenzione del primo cittadino che starebbe valutando la situazione. L’abolizione della fascia oraria gratuita quindi potrebbe non essere così vicina come sembrava all’inizio o potrebbe anche essere rimodulata. 

Tutto è iniziato il 6 settembre, quando l’Amat ha fatto sapere che
l’assemblea dei soci aveva approvato il piano di risanamento con l’estensione dell’orario delle Zone blu. «La decisione di potenziare il servizio della sosta tariffata – recitava la nota – assieme a quella di inserire nel piano del fabbisogno di personale anche l’assunzione degli ausiliari è scaturita dopo avere appreso dall’assessore ai rapporti funzionali con le aziende partecipate Rap e Amat, Giusto Catania, che era pronta un’ordinanza, che faceva seguito all’atto di indirizzo approvato dal Consiglio comunale – per l’estensione dell’orario della sosta tariffata, con una fascia unica che andava dalle 8 alle 20, abolendo la fascia libera dalle 14 alle 16». L’ordine del giorno, primo firmatario l’esponente di Fratelli D’Italia Mimmo Russo, approvato a maggioranza in consiglio comunale, impegnava il sindaco, l’assessore competente e l’amministrazione comunale a rivedere il piano di sosta tariffata e «a impegnare i maggiori introiti derivanti dall’estensione dell’orario di applicazione del pagamento delle “zone blu” alla stabilizzazione degli ausiliari del traffico e ai soggetti facenti parte dell’elenco comunale di mobilità interaziendale».

Da qui è partita la levata di scudi delle associazioni di categoria e degli esponenti delle istituzioni, che ritenevano ingiusto il provvedimento, da Federconsumatori passando per Confesercenti: «Quanto deciso dal Comune – dice la presidente,
Francesca Costa – penalizza le attività commerciali che restano aperte nella fascia oraria tra le 14 e le 16, compresi ristoranti e trattorie, in cui in molti si recano approfittando del parcheggio gratuito. Si tratta di esercenti che sono tra l’altro già danneggiati dalla Ztl. Per questo è un provvedimento che non serve alla città: anche i lavoratori che abitano nelle zone interessate e a pranzo tornano a casa, dovranno così pagare due euro in più al giorno». Una preoccupazione condivisa anche da Nunzio Reina, responsabile area produzione Confesercenti: «È un problema che occupa quasi tutta la città di Palermo, con tutte le imprese che chiudono sarebbe stato meglio aiutarle piuttosto che imporre ulteriori balzelli. Inoltre veniamo a sapere di questi provvedimenti dai media, l’amministrazione non ci chiama, chiediamo un confronto. Anni fa in alcune zone di Palermo sostare sugli stalli blu costava anche 50 o 75 centesimi, poi il prezzo è stato unificato a un euro in tutta la città. Mi pare quindi che si siano già reperiti alcuni fondi, perché martoriare ancora le imprese? Il problema non è nemmeno i due euro in più ma le strisce bianche che non ci sono. Capisco che il Comune abbia delle necessità. Lavoriamo insieme».

Per strada sono molti i cittadini che si interrogano sulla questione, soprattutto chi ogni giorno è costretto a posteggiare in centro: «Lavoro a due passi da piazza Politeama – racconta una giovane – una zona che è tappezzata di strisce blu e posteggiatori abusivi che sbucano fuori a ogni angolo e incrocio con cui dover fare i conti tutti i giorni. Sono vincolata a un orario di lavoro che mi obbliga a pagare minimo cinque euro al giorno solo per poter posteggiare l’auto». Scegliere di non pagare per la lavoratrice significa cercare un posto in quelle rare zone ancora senza strisce, facendo i conti con il traffico e il caos di Palermo e i chilometri a piedi per raggiungere il posto di lavoro.«Avere due ore di respiro che mi permettono di rimanere a cuor leggero in ufficio in caso di imprevisti o prolungamenti senza che il posteggio diventi un salasso per me ha sempre fatto davvero la differenza. Proporre di toglierle, senza (ancora) decidersi ad aumentare i parcheggi liberi alternativi o rendere decente il servizio dei mezzi pubblici, certamente non mi aiuta».

Appelli, quelli di lavoratori e commercianti, raccolti da chi presidia il territorio. Il presidente dell’VIII circoscrizione Frasca Polara ritiene che non ci sia alcuna ragione per «imporre questo ulteriore balzello. Il passaggio full time degli ausiliari del traffico è solo un pretesto per fare cassa. L’Amat gestisce gli stalli blu senza pagare oneri al Comune. Questo provvedimento penalizza solo i cittadini, in particolare i lavoratori. Chiediamo al Comune di fare dietrofront». Teresi, che guida la V municipalità, si chiede anche se l’abolizione della fascia gratuita sia davvero il reale problema, o se invece ci siano altri dettagli non ancora considerati: «Stiamo focalizzando l’attenzione su un unico punto, ovvero quello dell’orario che può anche complicare la vita di tanti, ma non poniamo l’attenzione su fatti altrettanto preoccupanti. Dovremmo iniziare a rispettare l’ordinanza sul numero di strisce e parcheggi disponibili, ma soprattutto dobbiamo agire empaticamente nei confronti dei commercianti che si ritrovano a pagare una tassa di 35 euro in più al mese, rispetto alla tassa ridotta per chi vive nella zona. Il Comune – continua Teresi – deve dimostrare che non ci troviamo di fronte ad una semplice questione economica e di cassa».

La sua proposta consiste quindi nel far pagare ai commercianti, inclusi i commessi e gli altri lavoratori nell’area degli stalli blu, 35 euro non mensili, ma annuali. «Il tema non può e non deve essere le due ore di differenza – spiega Teresi – Se è vero che non lo si fa per la cassa, bisogna far vivere a chi lavora il provvedimento in maniera normale. Non si può chiedere ad esempio a chi è impiegato nei negozi, che magari è già sottopagato, di sborsare 40 euro mensili e nemmeno ai commercianti. In molte città è così, la fascia oraria gratuita non c’è e non mi sconvolge, ma adeguiamoci e mettiamo nella condizione tutti di poter affrontare con serenità la spesa. I residenti pagano dieci euro l’anno, è troppa la differenza con i commercianti che poi sono quelli che vivono di più il quartiere. Non penso che sia una cosa giusta». 


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