La denuncia dell’attivista della sigla animalista Dida Carmela Giuffrida: «L'amministrazione non vuole sterilizzarli, né combattere il randagismo». Ma il primo cittadino Alfio Russo ribatte: «La lotta a questo tipo di fenomeno per noi è una priorità: stiamo portando a termine tanti interventi»
Zafferana Etnea, 30 cani randagi in abbandono Sindaco: «Bisogna capire a chi appartengono»
Trenta cuccioli abbandonati in cerca d’aiuto, che rischiano di diventare molti di più. È la situazione che si registra a Zafferana, nei pressi di via Salto della Monaca. Cani affamati, senza un punto di riferimento, senza dimora e a rischio della propria incolumità. Un ritratto talmente toccante da essere oggetto di denuncia da parte di una cittadina, portavoce della sigla animalista Dida, Carmela Giuffrida. L’attivista, che da anni si spende per la tutela dei cani, evidenzia il suo disappunto nei confronti dell’amministrazione comunale rea, secondo lei, di non aver fatto abbastanza per estirpare il fenomeno del randagismo. La donna lamenta inoltre la mancanza di dialogo da parte delle istituzioni. «Sono anni che vedo cuccioli per strada, ma nessuno fa nulla – spiega a MeridioNews – Adesso questa cucciolata abbandonata qui, nel mio quartiere. Perché il sindaco non interviene con una sterilizzazione?».
Secondo l’attivista, infatti, c’è il serio rischio che tra sei mesi questa cucciolata proliferi, aggravando ulteriormente il problema del randagismo. Il triste fenomeno, stando sempre alle parole della cittadina zafferanese, non può essere risolto nemmeno con la presenza di un canile, quello della Cisternazza: «Abbiamo una struttura che ci costa circa 150mila euro, tutti soldi che gravano sui cittadini – dichiara – Dovrei pensare che il sindaco non vuole sterilizzare i cani per portarli una volta per tutte al canile?». Giuffrida è pronta a portare la questione in altre sedi qualora non ci fosse un pronto intervento da parte del Comune. «Abbiamo provato a dialogare in tutti i modi con il sindaco, ma ci è stata chiusa la porta in faccia – continua -, per anni abbiamo proposto di mantenere il tutoraggio sui cani randagi, ma adesso questa possibilità non è più prevista. Il precedente comandante dei vigili urbani aveva cercato di coinvolgere le associazioni, provando a concedere un terreno dove far ristorare questi cani, ma niente è stato fatto».
Adesso l’attivista si dice pronta a qualsiasi tipo di collaborazione prima di passare ad altre vie, ma vuole capire chi è il punto di riferimento dell’amministrazione. La giunta zafferanese, infatti, ha designato un assessore al Randagismo, Angela Di Bella, e un responsabile che si occupi di debellare la piaga, l’ingegnere Salvatore Scandura, oltre al comandante dei vigili urbani che di norma è il responsabile. «Non sappiamo a chi rivolgerci, nonostante gli incarichi dati dal sindaco a queste figure – dice ancora Giuffrida – Nonostante il comandante dei vigili urbani di Trecastagni, che compete anche per Zafferana, ci abbia detto che non si può più occupare della questione».
Accuse piccate ma le contestazioni però non sembrano smuovere il sindaco Alfio Russo. Il primo cittadino zafferanese, oltre a non piegarsi alle critiche, rilancia le azioni a difesa degli animali sul territorio: «Il randagismo è uno dei temi più sentiti di questa amministrazione, tanto che abbiamo incaricato un responsabile perché il comandante dei vigili urbani non poteva gestire tutto il sistema – afferma – Noi puntiamo sull’adozione e non sul tutorato. Quando ci sono dei cani randagi ci affidiamo all’accalappiacani». Il sindaco elenca le azioni d’intervento, ma sta di fatto che il problema dei cani randagi persiste: «La cucciolata è sicuramente di un privato e stiamo cercando di capire a chi appartiene». Russo promette interventi, coadiuvato anche dall’Enpa (Ente nazionale protezione animali) con cui è stato stipulato un contratto per stimolare una campagna di adozioni. «Il tutoraggio è un sistema che non funziona completamente e scarica le responsabilità ad altri, cercando di creare dei branchi invece che debellarli – conclude il primo cittadino –. Noi puntiamo tutto sull’adozione, e quindi anche sulla microchippatura, con il controllo perenne delle autorità competenti».