«Il ritorno delle classi medio alte nel centro storico è un fenomeno che in altre città è già avvenuto» dice Alice Franzitta, che fa parte della cordata che intende rigenerare piazza Garrafaello. Mentre il Comune annuncia che a breve nascerà un'agenzia per la casa, e si studiano forme innovative per supportare i senzatetto
Vucciria, riqualificazione parte da questione abitativa «Non espelliamo nessuno: ricchi e poveri insieme»
Li accusano di voler attuare la gentrificazione alla Vucciria – ovvero di voler acquistare i palazzi in decadimento di piazza Garrafaello a poco prezzo, facendone alzare il valore con progetti destinati alla borghesia ed espellendo in tal modo le fasce popolari che abitano attorno lo storico mercato. Sono i 15 privati cittadini che hanno formato una cordata, coordinati dallo studio di architettura P15, che ha investito in tutto un milione di euro nell’operazione. Tra i partecipanti c’è anche Alice Franzitta, candidata con Sinistra Comune, che in via Maqueda spiega meglio il progetto. «Il ritorno delle classi medio alte nel centro storico di Palermo è in realtà un fenomeno in ritardo di molti anni rispetto ad altre città italiane ed europee – dice -. La nostra idea è riuscire a far convivere chi già ci abita in condizioni di estrema povertà e chi intende tornare, perché molti di coloro che verranno abitavano già lì. Il centro storico palermitano non può diventare, per intenderci, come quello di Firenze: ricchi e poveri possono convivere».
All’incontro, che si è tenuto presso la sede elettorale del candidato alla presidenza della I circoscrizione Massimo Castiglia, ha partecipato anche Giuseppe Mattina, recentemente nominato dal sindaco uscente Leoluca Orlando come possibile assessore ai Beni Comuni. Che ha puntato l’accento sui futuri progetti per la città: molti di questi sono già avviati, per cui anche una giunta che non dovesse essere quella attuale si troverà sul tavolo. «Nascerà un’agenzia per la casa, pubblica e non privata, e sarà un ufficio all’interno del Comune – spiega -. Sarà un unico sportello che si occuperà della questione abitativa. Nel giro di pochi mesi partiranno poi sia i sevizi a bassa soglia per le emergenze sia progetti personalizzati per le famiglie senza casa. Sia chiaro, non tutte le 1800 famiglie che sono iscritte nell’elenco dei senza casa hanno realmente bisogno di un’abitazione. Per questo la nostra idea è di attivare un censimento e una mappatura del patrimonio immobiliare della città».
L’architetta Franzitta invece ha ricordato gli strumenti a disposizione del Comune per fronteggiare la questione abitativa. «Si parte dall’edilizia economica e popolare, che è un ausilio che non possiamo abbandonare – ha aggiunto la candidata al consiglio comunale -. Poi c’è l’autorecupero, che ha avuto successo in alcune realtà come la comunità rom a Torino. E infine il social housing». Anche Messina pensa a nuove forme per fronteggiare un fenomeno sociale che non può più definirsi un’emergenza: «Abbiamo previsto forme di coabitazione, che deve essere incentivata soprattutto nel centro storico, dove esistono case di 200 metri quadrati in cui vivono magari un’anziana e la badante».
Intanto in città, come conferma Ninni Cirincione dell’Unione Inquilini, «non si sa ancora quanti sono gli immobili destinati ai senza casa, proprio mentre il loro numero aumenta. Anche gli sfratti sono saliti di numero in una maniera spaventosa, anche i beni confiscati dovrebbero essere destinati ad ospitare persone e non solo associazioni». Per Massimo Castiglia, che fa parte di Sos Ballarò e conosce bene le dinamiche dei quartieri storici, «bisogna evitare che nascano nuovi Zen e nuove periferie ghetto. Il centro storico può essere incontro di classi sociali diverse. Anche i mercati reggono solo se i quartiere sono vissuti: a Ballarò ad esempio è l’eccesso di abitanti che regge il mercato, cosa che alla Vucciria non avviene. Per questo penso che l’unica operazione che si potesse fare a piazza Garrafaello era proprio quella che abbiamo presentato».