Sentiti come testimoni i funzionari regionali che nel 2009 e nel 2010 si occuparono dei decreti per l'ampliamento della discarica. A spuntare è il nome di Gianfranco Cannova, responsabile di quei procedimenti amministrativi finito sotto processo per corruzione insieme al patron della Oikos Domenico Proto
Voto di scambio, i Lombardo tornano in aula Nel processo finiscono gli atti della discarica di Motta
«Questo atto? Riconosco la mia firma ma non ho conoscenza». Il documento in questione, datato 9 marzo 2010 firmato da Sergio Gerardi, è uno dei più delicati usciti dai palazzi della Regione siciliana negli ultimi anni. Riguarda la discarica di Motta Sant’Anastasia in contrada Tiritì e la possibilità che all’epoca dei fatti veniva concessa per realizzare un invaso e un impianto di smaltimento dei rifiuti biodegradabili. Una sorta d’integrazione a un decreto, quello del 2009, con cui veniva invece concesso alla Oikos spa l’ampliamento della discarica nella vicina contrada Valanghe d’inverno. Delibere e atti che sono tutti confluiti nel processo per voto di scambio semplice in cui sono imputati l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo e il figlio deputato all’Ars Toti.
A essere sentiti in aula come testimoni due burocrati della Regione. Da un lato Natale Zuccarello, ex dirigente del settore ambiente ed energia, e dall’altro proprio Sergio Gerardi che nel gennaio 2010 veniva incaricato dalla giunta Lombardo del ruolo di direttore generale all’ambiente. Dalle loro mani, con termini e modalità diverse, è passata tutta la documentazione in questione. Un doppio passaggio in cui riemerge il nome di Gianfranco Cannova. Il funzionario responsabile dei procedimenti amministrativi finito sotto processo per un presunto giro di corruzione insieme al patron della Oikos, Domenico Proto. Cannova, secondo i magistrati che si sono occupati dell’inchiesta Terra mia avrebbe avuto un ruolo nella gestione delle procedure più importanti nel sistema dei rifiuti in Sicilia. Quelle legate al rilascio delle autorizzazioni all’attività delle discariche.
«Io nella mia carriera mi occupavo totalmente di altro ed ero stato nominato da appena 60 giorni – spiega Gerardi ai magistrati Trovato e Liguori riferendosi alla delibera del 2010 che poi firma – mi sono limitato a ricevere un foglio che aveva già le firme previste e proveniva dall’allora responsabile del procedimento, l’architetto Cannova». Fresco di nomina e già con un foglio delicato tra le mani anche l’ingegnere misterbianchese Natale Zuccarello. «Ero arrivato da poco a Palermo – racconta il testimone alla giudice Laura Benanti – ma quel decreto (quello dell’ampliamento della discarica ndr.) era sostanzialmente già pronto. Io mi limitai a correggere alcuni refusi». Ad occuparsene come responsabile del procedimento, secondo la ricostruzione emersa in aula era sempre lui: «Gianfranco Cannova».
Con i Lombardo, accusati di voto di scambio semplice ci sono altre tre persone: l’ex consigliere della prima municipalità in quota Mpa Ernesto Privitera e due suoi parenti, Angelo Marino e Giuseppe Giuffrida. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Privitera si sarebbe adoperato per l’assunzione dei due familiari. Uno di questi, Giuseppe Giuffrida, viene assunto dopo le regionali nella società Ipi srl, impegnata con la Oikos spa nel servizio di nettezza urbana nella città etnea.
Nella lista dei testimoni anche il deputato regionale del Partito democratico Anthony Barbagallo. L’ex sindaco di Pedara, chiamato in aula dalla difesa dei Lombardo, si è soffermato sugli ultimi sviluppi della vicenda che riguarda l’impianto di Motta. Il riferimento principale è quello relativo a una mozione del 17 gennaio 2013 con cui, secondo Barbagallo «è stata messa sotto i riflettori della politica la vicenda della discarica». A firmare e sostenere quel documento anche Toti Lombardo. «Lui e il suo partito – spiega il deputato Pd – mi sono stati vicini anche nel processo d’avvicinamento della trattazione in aula nonostante alcuni colleghi facevano di tutti per ritardare l’iter»
A margine dell’udienza hanno deciso di prendere la parola i due Lombardo. L’ex presidente della Regione ha rispolverato un suo vecchio cavallo di battaglia, quello dei termovalorizzatori. «Mi sono impegnato per una piano dei rifiuti rivoluzionario ancora vigente – ha spiegato Raffaele Lombardo – ma non attuato, questo è il motivo per cui si continuano a portare i rifiuti nelle discariche»