Vogliamo una pace giusta

Si è svolto giovedì 20 maggio alle ore 10 presso il Medialab di piazza Dante a Catania il Forum “Immigrazione, terrorismo, stereotipi culturali. I musulmani” organizzato dalla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere di Catania, all’interno dell’Osservatorio per la democrazia nei media coordinato dalla professoressa Maria Lombardo, docente di Tecnica del Giornalismo.

La discussione è stata introdotta dal professore Luciano Granozzi, docente di Storia contemporanea presso la stessa Facoltà, che nel suo breve intervento ha confrontato la guerra vera e quella dei media che, con titoloni ed immagini raccapriccianti, sembra quasi rappresentare il mito delle vecchie crociere cristiane.
A seguito del docente è intervenuta la professoressa Lombardo presentando gli studenti che hanno effettuato delle ricerche in merito all’oggetto del Forum. Gli studi sono stati effettuati tramite svariate ricerche sui quotidiani cartacei ed on-line, tramite Internet con la ricerca di parole-chiave e sui periodici italiani più famosi e dei vari paesi europei come Gran Bretagna, Francia e Spagna.

Il momento più coinvolgente dell’incontro è stato sicuramente quando è stata la volta dell’intervento di Moufid Abu Touq, Imam della Moschea di Via Calì a Catania.
Il religioso musulmano ha introdotto il suo discorso spiegando la sua concezione di rispetto attraverso il Corano e come si è evoluta durante tutta la storia islamica. In particolare, ha voluto sottolineare il rispetto nei riguardi della madre e come viene interpretata all’interno del libro musulmano.
In seguito si è prodigato a chiarire il problema relativo alla cattiva immagine che i media danno dei musulmani come terroristi.

Infatti, ha messo in risalto il fatto che i media rimangono in silenzio sul fatto che gli Stati Uniti in passato favoreggiavano Saddam Hussein e, dalla Guerra del Golfo in poi, si sono schierati apertamente contro il dittatore iracheno, sottolineando che di conseguenza conviene colpire l’immagine dell’Islam e darne una cattiva impressione.
Essendo palestinese, il capo religioso catanese ha pure evidenziato il silenzio dei mezzi di comunicazione riguardo i soprusi fatti dagli israeliani contro i palestinesi, dichiarando che è il potere politico a dirigere questa ingiustizia.

In conclusione, ha esclamato la volontà da parte degli arabi musulmani nel cercare la pace, una pace che però sia giusta e che metta in risalto anche i lati più oscuri delle vicende di guerra che invece i media continuano a nascondere o che mal comunicano.

Insieme all’Imam catanese sono intervenuti il professore Rosario Mangiameli, docente di storia contemporanea, che ha parlato sull’uso del pregiudizio da parte della gente colta la quale coglie il lato più brutto, dello scontro politico ed economico sui fatti di guerra e sulla migrazione, puntando la discussione sul fatto che anche gli europei sono stati un popolo di migranti; la professoressa Paola Scuderi, responsabile della Casa dei Popoli del Comune di Catania, ha presentato le attività del Centro di cui fa parte ed ha evidenziato come il confronto tra persone diverse arricchisce; Jouairi Abdellah, mediatore culturale, ha potuto dichiarare come l’interpretazione del comportamento da parte dei musulmani può essere vario ed il fatto che l’emigrazione avviene perchè non piace il sistema politico-economico del proprio Paese e quindi si va fuori nella speranza di trovar miglior sorte.

La professoressa Sarah Amrani, lettrice di scambio dell’Ambasciata di Francia, ha continuato il discorso dell’immigrazione dichiarando che bisogna trattarlo al di fuori della questione religiosa e che, quindi, bisogna avere un approccio laico per cercare di unire le culture diverse.
Mentre nel suo breve intervento, padre Giuseppe Coniglione, responsabile Caritas di Catania, ha voluto sottolineare come si rischia di giustificare tutti i crimini in nome di Dio e che il rispetto per l’altro è fondamentale ed è dichiarato in tutte le religioni.

A conclusione dell’incontro, hanno parlato l’avvocato Filippo Finocchiaro del Socialforum di Catania che ha messo in risalto il problema della cognizione giuridica sbagliata che si adotta nel caso degli immigrati che vengono privati dei diritti che gli spettano. Ponendo come risoluzione principale l’instaurazione di un progetto politico d’assistenza. Dello stesso parere è stato il professore Karim Hannachi, docente della sede di Ragusa della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, che, in aggiunta, si è prodigato sul problema del concetto di immigrazione che una nazione ha e che è la chiave di lettura del livello sociale e culturale di un popolo.

Se vogliamo tracciare un filo conduttore di questo incontro si può avere prendendo spunto dal lavoro svolto dagli studenti e che può sicuramente far riflettere. Uno di essi, infatti, nel terminare la sua esposizione ha voluto riprendere una frase attribuita anche a Frank Zappa: “La mente e’ come un paracadute: funziona solo quando e’ aperta.


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