Passeggiando per il lungo mare catanese, verso le 19 di questa calda e afosa domenica, mi sono imbattuto in una vera e propria bolgia allaltezza di piazza Nettuno.
Incuriosito da tanta caciara, mi sono avvicinato, convinto comero di poter trovare la risposta ad anni di problemi esistenziali legati allesistenza o meno degli U.F.O.
Nulla da fare, era semplicemente la festa provinciale della Fiamma Tricolore. Non demordendo, davanti a tanta folla ho deciso di chiedere il motivo di tutta quella partecipazione stupito nel veder tanta gente incuriosita di fronte a un comizio di ex fascisti. Ma la delusione ha cuntinuato a perseguitare il mio pomeriggio allinsegna delle domande.
Le persone a quanto pare, non erano a conoscenza che quel “mercatino” era stato allestito in onore della festa della Fiamma e che, esattamente nel momento in cui loro compravano il tipico incenso profumato, qualcuno a pochi metri, parlava di Giovanni Gentile. La gente, difatti, era semplicemente indaffarata nel solito giretto serale della domenica. Nessuno, a parte una folta schiera, formata da alcuni fedelissimi che si potevano contare sulle dita di una mano monca, badava allintervento, tra laltro poco interessante, di Condorelli Caff, sul sessantesimo anniversario dellassassinio di Giovanni Gentile.
Guardandomi in giro con più attenzione, mi sono reso conto che letà media era parecchio alta e cerano grosse probabilità di incontrare qualcuno che avesse conosciuto personalmente Giovanni Gentile, o magari solo aver letto larticolo di giornale che riportava in quel lontano Luglio del 1944 la notizia della morte del filosofo.
Preso dalla foga da intervistatore, ho cominciato a tempestare gli ultra settantenni di domande su uno dei filosofi più discussi dei nostri tempi.
Non ci crederete, ma alla domanda Cosa ne pensa Lei di Gentile? molti tra quelli che nel 1944 erano più che maturi, sono stati così coraggiosi da rispondere: Con lunder 21 ci ha fatto sognare, ci vorrebbe lui alla nazionale!.
Allora perché tanta gente interessata a una festa che non sente propria e che addirittura commemora la scomparsa di una persona a loro sconosciuta? La risposta adesso risulta scontata; la domenica i catanesi hanno bisogno di feste. Poco importa se si tratta della sagra del pistacchio o di quella della mafalda calda con mortadella, limportante è staccare la spina per poter dire il lunedì mattina, magari al solito noioso capoufficio, di esser stati così abili da aver trovato la via del divertimento, quella via che sembrano aver smarrito le migliaia di giovani che il sabato sera si riversano nelle vie del centro storico e i cui sguardi sono di settimana in settimana più tristi.
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