Vittoria, sabotata rete idrica la città resta a secco Commissario: «Messaggio criminale diretto a noi»

Rubinetti a secco da alcuni giorni a Vittoria, la cittadina in provincia di Ragusa in cui, lo scorso 27 luglio, il consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose. I problemi idrici sono dovuti alla manomissione, avvenuta in più circostanze, delle saracinesche della rete idrica e al furto delle aste di manovra. «Hanno rubato all’interno dell’ufficio Acquedotti anche le chiavi che consentono di assicurare l’approvvigionamento idrico della città – denuncia Filippo Dispenza, uno dei tre commissari prefettizi nominati dal ministero dell’Interno – È un atto criminale contro Vittoria, un chiaro messaggio mafioso diretto alla commissione prefettizia». In particolare, a essere state portate via sono le sei chiavi di riserva. Non sono stati trovati segni di effrazione

L’ex prefetto e questore di Cagliari ha annunciato di aver presentato denuncia contro ignoti alle forze di polizia e un esposto alla procura di Ragusa. «Dobbiamo sapere chi vuole assetare Vittoria», aggiunge. Gli episodi si sono verificati in diversi giorni e hanno riguardato varie zone della cittadina, sia in pieno centro che in periferia. «Si tratta di un vergognoso atto ostile compiuto nei confronti della città e dei cittadini, di un gesto criminale, odioso e irresponsabile, perché l’acqua è vita. Simili atti – aggiunge Dispenza – non ci intimoriscono, anzi ci danno più forza per andare avanti fino in fondo nella nostra azione». Negli uffici del Comune, in questi giorni, sono arrivate numerose telefonate di cittadini arrabbiati perché senza acqua a casa. Anche le scuole hanno sofferto a causa di questo sabotaggio idrico.

L’insediamento dei commissari ha seguito lo scioglimento decretato dal consiglio dei ministri lo scorso 27 luglio. Decaduto il sindaco Giovanni Moscato, la commissione guiderà l’ente per almeno un anno e mezzo, prima che la città possa tornare alle urne. All’origine del provvedimento governativo c’è l’inchiesta Exit poll per cui il 21 settembre 2017 sono stati arrestati (misura poi annullata dal tribunale del Riesame) l’ex sindaco di Vittoria Giuseppe Nicosia e suo fratello Fabio che, all’epoca dei fatti, era anche consigliere comunale. Oltre a loro l’accusa di scambio elettorale politico mafioso ha riguardato anche Raffaele Di Pietro, Raffaele Giunta, Titta Puccio e Venerando Lauretta

Lo scorso giugno, la Direzione distrettuale antimafia di Catania ha chiuso le indagini e la posizione dell’ormai ex primo cittadino vittoriese si è alleggerita: per Moscato l’accusa è di corruzione elettorale. Non confermata l’ipotesi di scambio politico-mafioso nemmeno per Giuseppe Nicosia e Raffaele Giunta, mentre la posizione di Venerando Lauretta è stata stralciata. Nella relazione sulle motivazioni dello scioglimento del consiglio comunale di Vittoria si evidenziano soprattutto tre punti neri nella gestione amministrativa del Comune: «Omissioni nella gestione del mercato ortofrutticolo, procedure anomale per l’appalto per la gestione dei rifiuti solidi urbani e forme di abuso nell’attribuzione di vari incarichi dirigenziali e nell’elargizione di voucher per le famiglie bisognose». 

La prefetta di Ragusa Filippina Cocuzza ha parlato inoltre di «alcuni esponenti della consorteria mafiosa della Stidda che, a vario titolo legati da rapporti di parentela o di vicinanza con amministratori comunali o dipendenti, sembrerebbero aver avuto la possibilità di influenzare scelte di governo». Nella relazione, come conferma a MeridioNews il commissario Dispenza, si legge di «comprovate ingerenze della criminalità organizzata che compromettono la libera determinazione e l’imparzialità dell’amministrazione nonché il buon andamento e funzionamento dei servizi con grave pregiudizio per l’ordine e la sicurezza pubblica». Il riferimento è, oltre che alla posizione di Giuseppe e Fabio Nicosia, a quella di ex assessori e dipendenti comunali interdetti dalle funzioni.


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