Alla missiva indirizzata al leader, è seguita una pioggia di risposte brevi. I destinatari fanno tutti parte del meetup che sosteneva la candidatura di Irene Nicosia. Accusati di aver organizzato una conferenza stampa di presentazione della lista con il logo in bella mostra, senza averne l'autorizzazione
Vittoria, nel M5s fioccano le sospensioni Allontanati con una mail dopo lettera a Grillo
«Sospeso con effetto immediato». Meno di una settimana fa era partita da Vittoria una lettera a Beppe Grillo. La risposta è arrivata senza indugio, non da parte del comico genovese ma dal suo staff. Era stato uno degli attivisti del Movimento, Ciro Torre, a chiedere chiarimenti riguardo la sua posizione e quella di altri, appartenenti allo stesso gruppo ed epurati a novembre. Torre adesso non fa più ufficialmente parte del Movimento 5 Stelle: ha ricevuto una mail in cui viene sospeso.
La notizia giunge «in nome e per conto di Beppe Grillo», quasi contemporaneamente, nelle caselle di posta elettronica di molti degli attivisti che nei mesi precedenti avevano sostenuto la candidatura a sindaco di Irene Nicosia. Tutte riportano un’uguale motivazione: secondo i collaboratori del blog, gli ex pentastellati sarebbero rei di aver «organizzato una conferenza stampa in cui è stata presentata la lista con il logo del Movimento 5 Stelle, nonostante questa non fosse certificata e quindi senza averne titolo». La motivazione ufficiale dell’espulsione trae fondamento dalle recenti direttive dell’organizzazione grillina: a luglio del 2015 i deputati Roberto Fico e Luigi Di Battista hanno inoltrato una lettera in cui spiegavano che «la partecipazione al meetup non dà diritto all’uso del simbolo MoVimento 5 Stelle in alcun modo». Nel sito di Grillo a Vittoria non risulta essere presente una lista certificata e nessuno può fare uso del simbolo, di cui il comico genovese è titolare esclusivo di brevetto registrato nel 2012.
La mail, nonostante il breve ed asettico contenuto della comunicazione, lascia la possibilità di controdeduzioni. Un’opportunità che Torre ha colto prontamente. Il grillino sospeso rivendica il «diritto dell’imputato di conoscere le accuse e il suo accusatore (…) come in un sistema giudiziario democratico». E soprattutto, contesta il capo di imputazione: «Comunicatemi il giorno, l’ora, il luogo in cui si sia tenuta questa conferenza stampa che aveva per oggetto la presentazione della lista con il logo del movimento». Torre continua, affermando di non ricordare di aver organizzato un evento simile e, ironicamente, supponendo la presenza di un suo clone. Infine conclude rimarcando il concetto della presunzione d’innocenza, «viceversa la presunzione di colpevolezza evoca tristi e drammatiche epoche storiche».
Ciro Torre e gli altri ex attivisti sospesi affermano di non aver partecipato ad alcuna conferenza stampa di presentazione della lista con il simbolo. I sostenitori di Irene Nicosia, hanno insieme a lei inviato, nei primi giorni di gennaio, una lista con annessa richiesta di certificazione allo staff del sito internet. Pochi giorni dopo hanno comunicato alla stampa l’operazione, attraverso una mail, in cui si ribadiva la candidatura a sindaco in attesa della verifica del Movimento. Seppure coscienti delle poche probabilità di ottenere l’agognata certificazione, avevano comunque inoltrato la richiesta.
La conferenza stampa a cui fa riferimento lo staff di Beppe Grillo sarebbe invece quella tenuta a novembre, dopo la vicenda che aveva portato a querele ed epurazioni. In quella occasione Nicosia, Torre e altri sostenitori avevano spiegato la loro posizione rispetto alle ultime vicende interne al Movimento di Vittoria, e avevano disposto una bandiera del Movimento 5 Stelle sulla scrivania. Una conferma giunge dal senatore Michele Giarrusso intervistato dalla radio 4puntozero sulla vicenda: «A novembre hanno organizzato una conferenza stampa con il simbolo delle elezioni, che non potevano utilizzare». Il portavoce, fortemente coinvolto nella vicenda, poi aggiunge: «Hanno danneggiato il Movimento presentando una sedicente lista e un sedicente candidato pur sapendo di non avere alcuna possibilità di essere certificati, (…) a livello locale loro sono quelli che storicamente hanno dato problemi e che andavano messi fuori».