Tre a zero sul campo del Varese, ottenuto giocando in dieci per un tempo. Sulla carta non è un'impresa, perlomeno considerando l'avversario. Ma senza questo risultato i rossazzurri sarebbero stati tagliati fuori dalla lotta per la salvezza. Con la speranza che finisca presto l'inverno del nostro scontento
Vittoria in trasferta, ma la classifica non sorride Per il Catania la primavera deve ancora arrivare
Il brutto di questo campionato del Catania è che non si può mai esser contenti. Non lo si è ovviamente quando si perde. Ma in fondo nemmeno quando si vince, come ieri sera s’è fatto sul terreno del Varese: il primo campo lontano dal Massimino da cui il Catania esca quest’anno vittorioso, a undici mesi di distanza dall’ultima vittoria in trasferta, l’amaro e inutile successo ottenuto alla fine dell’anno scorso sul campo del Bologna.
Non si può essere contenti, neanche quando si vince, perché ci rimane sempre in testa il retropensiero che vincere a Varese, sul campo dell’ultima in classifica, di un avversario rassegnato e acciaccato da ogni sorta di infortuni, per una squadra come il Catania debba essere considerata ordinaria amministrazione e non esattamente un’impresa di cui menar vanto. Un retropensiero pericoloso, questo, che ci accompagna dall’inizio della stagione: la convinzione insidiosa che l’attuale classifica, per una squadra come il Catania, sia qualcosa di assurdo e immeritato, il frutto di un’impensabile combinazione di fattori irrazionali che dovrà fatalmente finire da sé.
Questa convinzione, fin qui, ci ha regalato solo lo sterile stupore dei nostri giocatori di fronte al decorso preoccupante della stagione, un’impotente incredulità che non ha fatto che aggravare ogni giorno di più le cose. Legittimando il dubbio che il male di questa squadra possa essere nella testa dei giocatori, incapaci di secernere quel miscuglio di rabbia, cattiveria, ostinata voglia di far risultato, che appartengono di norma alle squadre che sanno di esser plebee, ma che di rado assistono chi si sente nobile e non sa far altro che dolersi della propria decadenza.
Va riconosciuto che però, ieri sera, il Catania ha fatto il possibile per trasformare in difficile impresa quella che sulla carta (ma mai nella realtà di questa squadra) avrebbe dovuto essere ordinaria amministrazione. Anche perché quando, all’inizio del secondo tempo, Odjer si è fatto espellere per una evitabile doppia ammonizione, c’era ragione di temere che i due gol di vantaggio con cui i rossazzurri avevano chiuso il primo tempo non fossero poi così tanti da non poter essere dilapidati. Per una volta, invece, non è andata così. Anziché chiudersi in difesa affidandosi alle mani miracolose del portiere (com’era stato domenica scorsa contro l’Avellino), il Catania con un uomo in meno ha continuato a tenere sotto pressione l’avversario, trovando infine con Calaiò il gol del tre a zero che ha chiuso la partita.
Non si può troppo gioire di questa vittoria, d’accordo. Tanto più che nemmeno il primo successo in trasferta di stagione basta ad allontanarci dal terzultimo posto, una posizione di classifica che significa ancora retrocessione diretta. Ma almeno un timido sorriso, dopo questa partita, possiamo concedercelo: per il fatto di aver visto finalmente in campo una squadra passabilmente cinica, capace di sfruttare i vistosi errori degli avversari e di concretizzare con gelido opportunismo buona parte delle occasioni che ci si sono presentate. Per la speranza, che questa partita ci regala, che dalla testa dei giocatori sappia talora uscire l’atteggiamento giusto, senza il quale la retrocessione in serie C non potrebbe mai essere evitata.
Non può farci contenti, certo, questa vittoria a Varese che non cambia ancora la classifica. I numeri e i risultati delle altre squadre ci dicono anzi che non si è fatto niente, vincendo a Varese; ma senza questo niente saremmo rimasti staccati, in modo forse irrimediabile, da chi ci precede nella corsa alla salvezza. Mentre ora possiamo almeno aspettare la prossima partita, il derby con il Trapani al Massimino. Rinnovando la speranza che prima o poi possa finire questo lungo inverno del nostro scontento. Che finalmente si accenda, a rallegrarci, almeno un tiepido raggio di primavera.