«Non ci fermeremo fino a quando il mercato di Vittoria sarà liberato dalla cappa mafiosa, ancora presente, che impedisce la libera concorrenza». Il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, sa che l’ultima operazione ha inferto un colpo importante alla Stidda – che aveva imposto l’assoluto monopolio nella fornitura degli imballaggi di plastica e anche nella gestione successiva del rifiuto plastico – ma non definitivo. «Potrebbe essere il volano dell’economia di questo territorio, invece al mercato c’è ancora tanto di mafia», ammette il magistrato. Intanto otto persone sono state arrestate e 21 sono complessivamente gli indagati nell’inchiesta denominata Ghost Trash, rifiuti fantasma. Invisibili perché non solo i prodotti in plastica erano imposti nelle serre e nei vari box del mercato, ma poi, una volta usati, venivano prelevati per destinarli allo smaltimento e sparivano, presi in carico da ditte riconducibili a Giombattista Puccio, detto Titta, ritenuto al vertice del clan Dominante-Carbonaro. Venivano quindi trasportati e riciclati in maniera illegale. Puccio avrebbe addirittura tentato di esportare il materiale nell’Est Europa. A riprova, come sottolineato dai magistrati che hanno condotto le indagini, della vena imprenditrice della Stidda di Vittoria, «menti commerciali molto intelligenti e da non sottovalutare», sottolinea l’aggiunto Carmelo Petralia che quella zona la conosce molto bene, essendo stato fino a poco tempo fa procuratore capo a Ragusa.
Insieme a Puccio sono finiti in carcere Emanuele Greco, socio in affari di Puccio; il figlio Giovanni Puccio; Salvatore Asta; Giacomo Consalvo e il figlio Michael (entrambi entrati nel settore degli imballaggi solo grazie al consenso di Puccio). Ai domiciliari l’altro figlio di Puccio, Luigi, e Giuseppe Buscema. Sequestrate sei aziende: la M.P. Trade e l’International Packing s.r.l., formalmente di proprietà di Luigi Puccio; la cooperativa Decaplast di Salvatore Asta; la Ecoline di Giuseppina Puccio; la G.Z.G di Zaira Scribano; la Gr Trade di Emanuele Melfi. Tutte con sede a Vittoria. La più importante tra queste è la M.P. Trade, con un volume di affari di sei milioni di euro ogni anno, è attraverso questa società in particolare che Titta Puccio avrebbe imposto il monopolio nel settore degli imballaggi: centinaia di migliaia di cassette di plastica che gli imprenditori agricoli della zona di Vittoria erano costretti a comprare. Nella gran parte dei casi sarebbe bastato spendere il nome di Puccio per soggiogare gli esercenti, quando qualcuno non accettava sarebbero subentrate le intimidazioni.
«In tutte queste aziende – spiega Francesco Ruis, colonnello del Gico della Guardia di finanza che ha condotto le indagini – Titta Puccio formalmente non esiste, e invece è lui a gestire tutto. Come dimostrano molti episodi: in un caso il titolare di una ditta, dopo l’ispezione dei colleghi della finanza di Ragusa, chiama proprio Puccio per chiedere come comportarsi. O ancora un altro prestanome viene rimproverato perché ha dimenticato di andare dal notaio per firmare atti relativi a quella che in teoria doveva essere la sua società». Solo col via libera di Puccio ed entrando in affari con lui, altri imprenditori si sarebbero potuti inserire nel business degli imballaggi. Come successo ai Consalvo che in un primo momento entrano in conflitto con Emanuele Greco. «Una disputa – precisano gli investigatori – che non solo viene subito superata ma che si trasforma in rapporto di assistenza. Sono soggetti intelligenti che non si fanno concorrenza tra loro, ma che creano un cartello»
Il business della plastica, inoltre, continuava anche dopo l’utilizzo. Un doppio guadagno per l’organizzazione che forniva il prodotto e poi lo smaltiva illegalmente, fino al riciclo. Da qui l’accusa anche di smaltimento illecito di rifiuti. «Abbiamo monitorato una ventina di trasporti illegali – spiega il colonnello Ruis – e individuato cinque siti abusivi dove venivano raccolti plastica e cartoni che non si sarebbero potuti gestire, perché in assenza totale di autorizzazioni. In più Puccio aveva avviato trattative con realtà esterne per esportare la plastica nell’Est Europa». A questo proposito le Fiamme gialle hanno messo i sigilli a due discariche e un fabbricato dove avveniva la triturazione della plastica.
L’indagine parte dalla segnalazione della Direzione investigativa antimafia a cui si è rivolta la direttrice del Consorzio nazionale per il riciclaggio dei rifiuti e dei beni a base di polietilene, cioè l’ente che controlla il ciclo dello smaltimento della plastica. Una denuncia nata dal riscontro di alcune anomalie nel territorio di Vittoria. Nel blitz di oggi, i militari sono stati supportati dal nucleo con elicottero. In particolare a casa di Titta Puccio sono stati trovati 13mila euro in contanti e documenti ritenuti molto interessanti. «Si tratta – sottolinea il capitano del Gico Pablo Leccese – di assegni da incassare, liste di clienti e anche estratti di conto di società non coinvolte nell’indagine odierna e in cui formalmente Puccia non ha interessi. tutto materiale che approfondiremo».
Le società sequestrate passano adesso sotto amministrazione giudiziaria e continueranno a operare in un settore dove, fino a ora, hanno avuto illecitamente il monopolio. «Siamo ben consapevoli della delicatezza di questa fase – dichiara il procuratore capo Zuccaro -. Non basta certo un amministratore giudiziario per cambiare un’impalcatura marcia, gli chiediamo di fare pulizia nella società eliminando le persone che non rispondono alla logica del libero mercato. Valuteremo se queste aziende sono in grado di poter stare sul mercato con le loro forze, senza metodi mafiosi».
L’elenco degli arrestati:
Giombattista Puccio, detto Titta u ballerinu, 57 anni, nato a Vittoria
Emanuele Greco, detto Elio, 57 anni, nato a Vittoria
Giacomo Consalvo, 62 anni, nato a Vittoria
Michael Consalvo, 28 anni, nato a Vittoria
Giovanni Puccio, 36 anni, nato a Vittoria
Salvatore Asta, 39 anni, nato a Niscemi
Luigi Puccio, 29 anni, nato a Vittoria
Giuseppe Buscema, 39 anni, nato a Ragusa
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