«Io mecenate? Non dite cazzate», inizia così la chiacchierata con Guido Roberto Vitale, 81 anni banchiere e uomo d’affari, indicato dall’ormai ex assessore ai Beni culturali, Vittorio Sgarbi, come colui che dovrebbe garantire l’investimento da 39 milioni di euro per la ricostruzione del Tempio G del parco di Selinunte.
Dottor Vitale, ci sono davvero 39 milioni di euro per il parco?
«Partiamo dal fatto che siamo nella fase embrionale di un progetto che è stato ideato per ricostruire il tempio G. Sulla carta i finanziamenti ci sono, il progetto c’è e c’è anche uno studio di fattibilità».
Quindi si ricostruirebbe solo il tempio e non il resto dell’area archeologica che invece, è in condizioni inadeguate per essere uno dei siti più visitati dell’isola.
«Il progetto è sul recupero del Tempio G, il resto non è di nostra competenza».
Da dove arriveranno questi soldi?
«Di certo non glieli metto di tasca mia. Ecco perché non sono il mecenate indicato dal mio amico Sgarbi. Io mi occuperò di trovare finanziatori disposti a investire sul parco. C’è già qualcuno interessato, ma dobbiamo capire che intenzioni ha la Regione Siciliana sul futuro dell’area archeologica».
Come mai Sgarbi l’ha coinvolta?
«C’è una lunga amicizia che ci lega. Mi ha presentato il progetto e io l’ho ritenuto valido. Se ci sarà l’ok da parte delle istituzioni partiremo subito».
Incontrerà il governatore Musumeci?
«Mi auguro di essere ricevuto. Oggi sono qui a Palermo solo per questo motivo. I finanziamenti si trovano nel giro di qualche mese. Possiamo partire con il piano esecutivo e i cantieri entro il 2018».
Ma è davvero fattibile ricostruire ex novo un tempio di cui non si ha la conformazione originale?
«Altro che. La ricostruzione del Tempio porterebbe moltissimi turisti alla Sicilia e avrebbe ricadute positive sull’economia locale. Non è affatto difficile trovare gli investitori, manca altro».
Cosa?
«Manca la volontà di fare le cose. Vedete, voi siciliani avete un problema: a volte non riuscite a vedere nel lungo periodo. Manca la progettualità, la voglia di coinvolgere le istituzioni, canalizzare i finanziamenti che arrivano sul territorio e poi, manca la fermezza nell’evitare lo sperpero di denaro pubblico».
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