Può un giornale universitario occuparsi di inchieste sulla potabilità dell'acqua e nel frattempo organizzare un Festival delle Idee? A Pavia succede da più di un decennio
Visti da qui/4 Inchiostro, ovvero l’importanza del brainstorming
«Pavia, 1995. Un gruppo di studenti si incontra casualmente in uno stanzino buio. Ma questa è un’altra storia… O forse no». Così si auto-presenta Inchiostro, giornale universitario pavese che da ben 14 anni (tra fisiologici alti e bassi) informa gli studenti dell’intero Ateneo mantenendo la stessa voglia di crescere e tenendo d’occhio anche il web.
Abbiamo intervistato Alice Gioia, la giovanissima (compirà a breve 20 anni) direttrice di Inchiostro.
Cos’è Inchiostro? Raccontateci un po’ la vostra lunga storia.
«Inchiostro è un’iniziativa editoriale nata nel 1995 e realizzata con il contributo della Commissione Acersat dell’Università (il cui ruolo è quello di selezionare e finanziare le attività culturali promosse dagli studenti, Nda). Dopo una pausa di alcuni anni, la redazione ha ripreso a pieno regime nel 2000. La collaborazione al giornale è aperta a tutti gli studenti dell’Ateneo: oggi la redazione vanta membri di quasi ogni facoltà e il direttore è nominato collegialmente».
Come avviene la distribuzione?
«Il giornale esce una volta al mese e ha una tiratura di 3500 copie, distribuite gratuitamente nei dispenser posizionati nei punti strategici dell’Ateneo (sia a Pavia che nelle sedi distaccate di Cremona e Mantova), nei collegi universitari, in stazione e in molti locali della città. Inchiostro ha anche un blog, che verrà potenziato nei prossimi mesi con ulteriori servizi: questo è lo strumento che ci permette di seguire da vicino gli eventi di cronaca universitaria e cittadina, ciò che la pubblicazione mensile spesso non ci permette di fare, per questioni di tempo».
Ma il vostro non è solo un progetto editoriale…
«Inchiostro è un’associazione culturale che organizza mostre, conferenze, concorsi e altre attività con la collaborazione di associazioni, gruppi e istituzioni. In particolare, nell’ultimo anno si è occupato, insieme di altre associazioni studentesche e giovanili di Pavia, di fondare UniOnPV, l’Associazione delle Associazioni Studentesche, di cui è anche presidente. Questo progetto, scaturito nell’ambito del bando Anci (che Pavia ha vinto nel 2008), si sta finalmente concretizzando, e ha già in attivo diversi progetti tra cui una rassegna di eventi interculturali e il Festival delle Idee».
Un giornale universitario vive ovviamente all’interno del proprio Ateneo, seppur in modi diversi. Com’è finanziato il vostro progetto?
«Per quanto riguarda i finanziamenti, Inchiostro partecipa ogni anno ad un bando indetto dall’Università per le associazioni studentesche che promuovono attività culturali o di rappresentanza politica. Questo bando, promosso dalla commissione Acersat (Commissione per le Attività Culturali e ricreative degli Studenti dell’Ateneo Ticinese), prevede la presentazione di una documentazione dettagliata in merito alle attività del giornale per ottenere l’elargizione di fondi, che, per il 2008, sono stati di 9772 euro, con cui portare avanti le iniziative della redazione: in primo luogo la stampa del giornale, poi altri eventi, come La Settimana della Cooperazione, o il Festival delle Idee».
Come mantenete i rapporti con l’Ateneo?
«I rapporti con l’Ateneo sono sostanzialmente legati al dialogo del direttore responsabile o del suo vice con alcune figure di riferimento: la responsabile Relazioni Esterne, nonché segretaria del Rettore; l’Economo dell’Università; le responsabili del progetto Acersat».
Quali sono i vostri metodi di lavoro?
«La redazione si riunisce una volta alla settimana, il lunedì sera. Si decide assieme il timone dei numeri, di solito con un certo anticipo, per portarsi avanti e approfondire meglio alcuni aspetti, soprattutto per quanto riguarda i dossier, l’inserto mensile che approfondisce un tema in particolare. Allo stesso tempo si programma la pubblicazione dei post sul blog: se ci sono degli eventi da coprire, si decide chi fa cosa e chi va dove. Nel caso ci siano “articoli comunitari”, i redattori si trovano in redazione per “impastare” l’articolo; altrimenti ognuno procede per la sua strada e cerca di rispettare le scadenze. A quel punto gli articoli vengono mandati a un indirizzo mail apposito, controllato dai correttori di bozze e, prima di essere impaginati, dalla sottoscritta. Terminata l’attività di revisione, i pezzi vanno in pagina, grazie al lavoro degli impaginatori. Da lì, in tipografia per la stampa, e poi in mano di tutti i redattori per la distribuzione. Le riunioni sono anche il momento in cui si fa il punto sulle altre attività di Inchiostro, come ad esempio la collaborazione con le altre realtà studentesche».
L’università a volte appare come un microcosmo a sé, ma è sempre inserita nel contesto di una città. Come dividete la vostra attenzione sui diversi temi?
«La linea editoriale di Inchiostro è cambiata molto negli ultimi tempi. Si sta cercando di dare una struttura organica al giornale che è diviso in sezioni. Le prime due pagine sono dedicata all’approfondimento di tematiche relative all’Università, spesso coinvolgendo professori o rappresentanti degli studenti. Abbiamo poi una sezione di cronaca cittadina: per lo più si tratta di eventi culturali o politici che avvengono nella zona. Recentemente, ad esempio, abbiamo raccontato la caduta del sindaco Capitelli. E, per quanto riguarda l’arte, abbiamo intervistato Andrea Valente, la cui mostra rimane a Pavia fino al primo aprile, e abbiamo partecipato alla mostra su Tiziano Sclavi. Le pagine centrali, invece, sono dedicate al dossier: un pezzo di quattro pagine che approfondisce una tematica precisa. Sempre, nel limite del possibile, con un occhio di riguardo al nostro contesto cittadino. È successo con lo speciale su Darwin, per il quale abbiamo intervistato un luminare di casa nostra, Carlo Alberto Redi; e anche per lo speciale sull’acqua, in cui abbiamo condotto un’inchiesta sulla potabilità delle acqua di Pavia, coinvolgendo gli enti interessati. E così sarà anche per il numero di aprile, incentrato sul “Noi non segnaliamo day”: cosa succede in Italia e cosa si sta facendo a Pavia per dire no alla segnalazione dei clandestini negli ospedali, con la testimonianza di chi ci è dentro fino al collo».
I giornali universitari nascono anche per imparare un mestiere, ma non solo. Quali sono le figure che guidano la vostra redazione?
«La redazione è completamente autogestita. I “vertici” sono il direttore responsabile, il vicedirettore, il responsabile blog, il tesoriere. Questi personaggi compongono il comitato di redazione, che sostanzialmente detiene il potere decisionale sulle sorti del giornale. Di solito queste tre figure (ma anche altri soggetti estremamente validi, che hanno magari risorse di tempo più limitate) si occupano di insegnare agli altri come gestire le fonti, di suggerire i contatti più appropriati e, se necessario, danno consigli di scrittura. L’unica qualifica è l’esperienza sul campo. E poi funziona molto il brainstorming: spesso le decisioni vengono prese collegialmente».
Frutto di queste lunghe riunioni è anche un progetto che mira a garantire una maggiore stabilità alla redazione. Infatti è in corso una trattativa per far diventare l’Ateneo pavese editore di Inchiostro, in un disegno che dovrebbe prevedere una collaborazione più stretta con la neonata Radio Campus Pavia e con la web tv TelePavia, la nomina di un direttore responsabile stabile e una programmazione pluriennale di finanziamenti da destinare alla formazione dei comunicatori del nuovo millennio.