«La violenza sulle donne non è solo quella fisica, ma assume anche altre forme, come quella perpetrata dallo Stato». È uno dei temi caldi affrontati oggi dal presidio organizzato di fronte al tribunale dall’Assemblea contro la violenza maschile sulle donne. L’iniziativa è nata dalla decisione di aderire alla giornata nazionale lanciata dalla piattaforma Non una di meno a Torino, la stessa a cui l’Assemblea ha aderito l’8 marzo in occasione dello sciopero globale. «Ci siamo date appuntamento oggi per dire basta alla questione della violenza dei tribunali sulle donne e nel caso specifico abbiamo colto l’occasione per parlare di un caso recente, la storia di Laura», dice a MeridioNews Claudia Borgia, membro attivo dell’Assemblea.
«Il 15 febbraio hanno assolto con formula piena Massimo Raccuia, un ex commissario della Croce Rossa italiana accusato di violenza e stupro – racconta Claudia – Dopo il danno la beffa, perché la ragazza, dopo essere stata umiliata in tribunale, è stata denunciata per diffamazione. In pratica, si sono ribaltati i ruoli». Una storia che ha scosso moltissimo le donne dell’Assemblea e non solo, e che le ha spinte a riunirsi oggi a livello nazionale e in maniera diversa: c’è chi ha organizzato dei flash mob e chi dei presidi. «Abbiamo voluto raccogliere solidarietà per lei e la sua storia e ne abbiamo anche approfittato per raccontare episodi come quello che ha vissuta – continua – Ne esistono molti di esempi purtroppo ma non sempre si riesce a farli emergere e portarli alla luce. È difficile fare venire a galla certe storie, soprattutto se coinvolgono personaggi che rivestono un qualche ruolo pubblico».
Anche l’incontro di oggi davanti al tribunale era nato inizialmente come un flash mob, ma i piani sono stati cambiati all’ultimo momento per alcuni permessi revocati: «Avevamo chiesto, come di regola, il permesso per utilizzare in occasione dell’iniziativa di oggi la piazza antistante al tribunale e ce l’avevano concessa – dice ancora Claudia – Ma all’ultimo minuto siamo stati chiamati in Questura, dovevano avvisarci che non potevano darci più la disponibilità e che quello che originariamente doveva essere un flash mob e che solo dopo è diventato un presidio non si poteva svolgere». Il motivo è semplice da immaginare: alle ragazze viene spiegato che il tribunale è un palazzo a rischio: «In pratica noi con le amplificazioni potevamo essere un punto cruciale e creare problemi. Credo che questo sia un aspetto da fare emergere: tutti gli organi di Stato incarnano il patriarcato puro». Le ragazze non si sono perse d’animo e si sono ugualmente riunite come previsto.
«La partecipazione c’è stata da parte delle donne di Palermo, malgrado i cambiamenti dell’ultimo momento». In molti si sono avvicinati, attratti dai volantini consegnati e dagli striscioni, la curiosità è stata tanta. «L’abbiamo fatto anche per questo: per mettere in circolazione il più possibile la storia di Laura e tutti quei temi che poche volte vengono veramente affrontati. Noi non ci fermiamo», aggiunge Claudia. Infatti, il 29 aprile è prevista un’assemblea regionale simbolicamente intitolata Donne contro Trump. «Ci riuniremo per discutere della politica puramente maschilista del neo presidente americano e, a maggior ragione, in vista del fatto che lui sarà una delle presenze qui in Sicilia del G7. Non sia mai che salti fuori un Trump made in Sud. Abbiamo iniziato un percorso riunendoci la prima volta a febbraio e vogliamo che a poco a poco si possano toccare sempre più temi diversi e importanti – conclude – Esiste una certa violenza che va oltre quella fisica talmente intrinseca ormai nella società che ormai non scandalizza nemmeno più».
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