Via d’Amelio, giallo su racconti di un poliziotto La Barbera avrebbe condizionato Scarantino

La Barbera voleva imporre a Scarantino le dichiarazioni da fare sulla strage di via D’Amelio. L’ennesimo spunto giudiziario sulla presunta corruzione della testimonianza del falso pentito della Guadagna – ipotesi che nel 2013, in seguito alle precedenti confessioni di Gaspare Spatuzza, ha portato all’inizio del quarto processo sull’uccisione del giudice Paolo Borsellino e degli uomini della sua scorta – è arrivato durante l’udienza di oggi. 

In programma doveva esserci l’inizio della requisitoria del pubblico ministero Gabriele Paci, il quale ha però chiesto di depositare nuovi atti. Al centro dell’attenzione i racconti di Bartolo Iuppapoliziotto della Scientifica di Palermo che, nel 1994, avrebbe ricevuto la visita di due colleghi che si sarebbero lamentati dell’atteggiamento dell’allora capo della Squadra mobile Arnaldo La Barbera. Iuppa, infatti, sarebbe venuto a conoscenza dell’intenzione di La Barbera di condizionare le dichiarazioni di Scarantino, con il chiaro intento di instradare le indagini su una pista ben precisa. 

Tali racconti sarebbero stati fatti da Iuppa a Gioacchino Genchi, l’informatico che ha collaborato con la magistratura nelle indagini. A sua volta Genchi ne avrebbe parlato con il sostituto procuratore generale di Palermo, Domenico Gozzo, già procuratore aggiunto a Caltanissetta. Di tutto ciò i magistrati di Caltanissetta si sono occupati nei giorni scorsi ascoltando oltre a Iuppa, Genchi e lo stesso Gozzo, anche i figli di Borsellino Manfredi e Lucia. Nel corso dei colloqui, però, Genchi avrebbe negato di aver parlato a Gozzo dei racconti di Iuppa.

L’udienza, intanto, è stata sospesa per permettere ai legali delle parti di prendere visione delle deposizioni. Non è da escludere che i magistrati, adesso, possano chiedere di ascoltare le persone coinvolte in quest’ultimo colpo di scena di una storia sempre più intricata.


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