La procura valuta la posizione del 60enne rimasto gravemente ustionato nell'esplosione di sabato scorso. L'uomo, secondo il racconto di una vicina, litigava spesso con una donna bulgara, forse la sua badante. Dall'ospedale, invece, trapelano altri dettagli sugli ultimi momenti di lucidità prima del ricovero
Via Crispi, l’indagato Arturo Russello e le ipotesi Sanitari raccontano: «L’alito gli odorava di alcol»
Dopo il crollo della palazzina di tre piani al civico 111 di via Francesco Crispi la procura di Catania ha iscritto, come atto dovuto, un nome nel registro degli indagati. Con le accuse di disastro e omicidio colposo. Quello di Arturo Russello, 60enne di Catania, che adesso si trova all’ospedale Civico di Palermo a causa delle diverse ustioni riportate sul viso e sulle mani. L’uomo, prima di essere ricoverato al reparto di Rianimazione nel capoluogo siciliano, è transitato per qualche ora al Pronto soccorso del Vittorio Emanuele dove i sanitari hanno raccontato di averlo medicato qualche minuto dopo il tragico evento della notte del 25 febbraio.
«Appena arrivato in reparto urlava come un matto di non volere più vivere – raccontano dal presidio sanitario – “Lasciatemi morire, fatemi morire“, diceva». «Un fatto che ha subito destato meraviglia tra noi soccorritori perché solitamente – aggiungono – quando qualcuno è in preda al dolore chiede di essere curato». I sanitari raccontano inoltre un particolare fino a questo momento inedito: «L’alito dell’uomo faceva un forte odore di alcol». «Dopo il ricovero sono arrivati la polizia e i carabinieri che volevano avere informazioni su di lui – proseguono dal nosocomio – ma il paziente era già intubato e non poteva rispondere alle loro domande».
Russello, come emerge dal verbale di intervento dei vigili del fuoco, è stato l’ultimo ferito estratto dalle macerie dell’abitazione distrutta, «si udivano dei gemiti di dolore provenienti da un cunicolo nella zona bassa dell’edificio», scrivono i pompieri. Sul luogo, uno spazio angusto e poco ventilato, è stato ritrovato un grande frigorifero che secondo i soccorritori ha fatto da scudo contro i massi scaraventati in aria dopo l’esplosione. Sugli ultimi momenti prima dell’evento sono diverse le versioni raccontate da chi si trovava in quel momento sul posto e dai vicini di casa. Tra queste, secondo quanto spiega a MeridioNews una inquilina del palazzo adiacente, avanza l’ipotesi che l’uomo stesse facendo dei lavori in casa o comunque che stesse «spostando alcuni mobili, considerati i continui rumori».
La donna afferma inoltre di aver sentito il padre della piccola Malika raccontare alla polizia di avere «sentito un lieve odore di gas proveniente dal primo piano del condominio intorno alle 22». Qualche ora prima del boato, avvenuto intorno alle 2.15. Nel racconto della vicina, l’indagato viene descritto come una persona «tranquilla, che salutava sempre con educazione». «Lui è venuto ad abitare qui dopo la morte dei suoi fratelli che, stando a quanto racconta la gente, avrebbero avuto disturbi mentali». Per quanto riguarda la possibilità di un evento doloso o un probabile suicidio dell’uomo, la donna si dice dubbiosa. «Mi sembra molto difficile, sono solo dicerie», aggiunge.
Ma un ulteriore tassello si inserisce nel puzzle. Dopo aver ritrovato il corpo dell’unica vittima, l’85enne Agata Strano, le ruspe dei vigili del fuoco hanno continuato a spostare i detriti alla ricerca di una persona ancora dispersa. Identificata come probabile «badante» dell’indagato che, però, non si trovava all’interno dello stabile ma, al contrario, è stata rintracciata telefonicamente. Su quest’ultima, la vicina di casa, offre una versione diversa. «Si tratta di una cittadina bulgara che lui si portava a casa ma non andavano d’accordo perché lei si ubriacava e litigavano sempre. Era una zita che però si faceva mantenere da molti uomini e che abita insieme ad altri bulgari qui nella sciara (nei buchi di corso Martiri della libertà, ndr)».