Sorpresi i clienti di un bar, che sono stati ricoperti da acqua e terra sollevati dalla trivella impegnata nei lavori per la realizzazione dell'Anello ferroviario. Si tratta solo dell'ultimo di una lunga serie di inconvenienti e incidenti capitati a causa del cantiere. Guarda il video
Via Amari, piove fango sui passanti «Incolumità a rischio, evacuateci»
Una vera e propria pioggia di fango e terra si è abbattuta questa mattina sugli ignari clienti di un bar in via Emerico Amari e sui passanti del marciapiede-corridoio che divide le attività commerciali e le abitazioni dal cantiere per la realizzazione dell’Anello ferroviario, che ormai da tempo occupa la strada del centro. Un cantiere destinato a rimanere nonostante i tanti intoppi legati alle passate vicende giudiziarie dell’azienda che svolge i lavori, la Tecnis, che si sono inevitabilmente ripercossi sulla consegna dell’opera. «Non è la prima volta che una cosa del genere accade, anche se non è mai caduto tutto questo fango» racconta a MeridioNews Francesco Raffa, uno dei commercianti della via, presidente dell’associazione Amari Cantieri, costituita proprio per tutelare gli interessi di chi in quella strada ci vive e ci lavora.
«In compenso – continua Raffa – negli ultimi mesi, dal cantiere sono volati sassi, anche di grosse dimensioni, che per fortuna sono stati attutiti da un ombrellone del ristorante La Posada, distrutto. È piovuto olio, e lo scorso 28 giugno, dopo che un escavatore ha urtato per una manovra sbagliata le transenne, una signora è rimasta viva per miracolo». A sollevare acqua e terra è stata la nuova trivella impegnata nei lavori di palificazione in sostituzione della vecchia, più grande e spesso soggetta a guasti. «Fanno più danni che pali – conclude il rappresentante dell’associazione – Questo cantiere mette a rischio l’incolumità di chi vive e di chi passa da qui. Dall’inizio dei lavori ad oggi il mio fatturato è sceso del 65 per cento e lo stesso vale per gli altri commercianti. Il Comune più volte ci ha elogiati per il nostro comportamento civile, ma essere civili non ha portato a niente. A questo punto, quello che desideriamo è essere evacuati se l’opera deve continuare. Non vogliamo più rischiare ogni giorno la nostra incolumità fisica, lesioni, sorbirci i fumi di questi macchinari, la polvere che in cantiere alzano. Basta».