«Il rischio mobilità è scongiurato». Sono le 19 circa quando Natale Falà, responsabile sindacale Slc-Cgil nel call center Almaviva di Misterbianco, comunica che al tavolo romano tra azienda, il committente Vodafone e i sindacati si è raggiunto un accordo. Confermata la diminuzione dei minuti da gestire nei call-center per conto dell'operatore di telefonia mobile, ma questa verrà «ripartita con la sede di Napoli». Adesso per circa 200 lavoratori di Catania potrebbe arrivare una proposta di contratto di solidarietà, con meno ore e paga. Ma senza licenziamenti. Guarda il video
Vertenza Almaviva, niente mobilità «Divideremo le minori chiamate con Napoli»
«Vodafone non impone più la chiusura di Almaviva Catania: divideremo la dimunuzione delle chiamate con la sede di Napoli». Natale Falà, responsabile sindacale della Slc Cgil Catania, comunica lo stato attuale dei lavori nel tavolo romano tra Vodafone, la società Almaviva per cui lavora e le rappresentanze sindacali nazionali con un certo sollievo. «Questo è lo stato attuale della trattativa, si aprono nuove prospettive oltre alla mobilità» spiega il sindacalista.
La notizia arriva intorno alle 19.00 dopo un pomeriggio di trepidazione per i 597 dipendenti del call-center con sede a Misterbianco che si occupano della gestione del servizio clienti Vodafone. La multinazionale della telefonia aveva infatti imposto una «diminuzione delle chiamate al call center catanese a causa delle delocalizzazioni all’estero, passando da un milione e 200mila minuti a circa 550mila. Sarebbe stato insostenibile per l’azienda, che avrebbe dovuto chiudere l’intera sede di Misterbianco, che conta un totale di 1300 lavoratori a tempo indeterminato e altri 700 con contratti atipici che si occupando di altre importanti aziende come Wind, Mediaset e le assicurazioni Ras» spiega Falà. Adesso, in attesa di ulteriori sviluppi, l’ipotesi più concreta sembra essere quella di una riduzione di orario e paga con contratto di solidarietà.
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E oggi pomeriggio, in concomitanza alla riunione dei vertici aziendali a Roma, davanti alla sede di Almaviva Catania c’erano più di un centinaio di lavoratori, con tutte le sigle sindacali – Slc, Fistel Cisl, UilCom e Ugl – riunite in nome di «una soluzione che salvaguardi il lavoro non solo qui, ma anche nel resto d’Italia, perché se chiude Catania a catena potrebbero chiudere tutti gli stabilimenti Almaviva, spiega Isabella Cassiba, anche lei sindacalista Slc.
La vertenza Almaviva spa, la cui quota di maggioranza appartiene all’imprenditore Alberto Tripi, vale del resto «circa 15mila lavoratori in Italia» spiega ancora Cassiba. Di questi 4500 sono a Palermo, altrettanti a Napoli e gli altri sparsi in altre sedi a Roma, Rende, Milano. E, se dovesse verificarsi la chiusura di Almaviva Catania «Tripi rinuncerà alla presidenza della società, perché la nostra sede fornisce il 51 per cento dei ricavi nazionali» conclude la sindacalista.
Il sit-in dei lavoratori nel frattempo prosegue, almeno fino alla chiusura del tavolo romano, anche se la notizia della scongiurata procedura di mobilita sembra aver risollevato gli animi. In alternativa «abbiamo già preso contatti politici con rappresentanti di molti partiti, a livello nazionale e regionale, per chiedere l’eventuale intervento del presidente della regione Rosario Crocetta» spiega un altro sindacalista, Alessandro Nania della Fistel Cisl, che aggiunge: «I lavoratori interessati alle riduzioni di orario dovrebbero essere 200 a Misterbianco e altrettanti nella sede di Pozzuoli». Al presidio, nel pomeriggio, si sono presentati un gruppo di consiglieri comunali di Misterbianco, e la deputata regionale ed ex sindacalista Concetta Raia del Pd.