Ricordate il prato del Massimino? Fece scalpore, a fine agosto, per le condizioni pietose in cui era stato lasciato. A quanto pare non è un esempio isolato. Alberi e aiole, a Catania, sono gestiti in maniera contraria al buon senso. Lo denuncia il direttore del Dipartimento di Botanica, professor Pietro Pavone
«Verde a Catania, dilettanti allo sbaraglio»
Il verde a Catania è messo male, proprio male. È una profonda delusione quella che traspare dalle parole del professor Pietro Pavone, direttore del Dipartimento di botanica dell’Università, che abbiamo incontrato per discutere sullo stato di salute dell’ambiente nella nostra città. E come dargli torto, in fondo? Tra le carenze economiche del Comune e una diffusa mancanza di rispetto per quelli che lo stesso Pavone ricorda essere creature viventi, il verde catanese versa in uno stato di manifesta incuria.
I sintomi del malessere? Piante potate in maniera approssimativa e in periodi sbagliati, parchi pubblici pieni di cartacce e rifiuti, nuovissime rotonde già con l’erba ingiallita; e l’elenco potrebbe andare avanti ancora a lungo. La diagnosi? Secondo Pavone è facile e impietosa: si tratta di pura, semplice incompetenza. La cura? Anche quella, secondo Pavone, si potrebbe trovare facilmente. Ma andiamo con ordine.
Professor Pavone, come giudica la gestione del verde a Catania?
Parlo da cittadino, perché come docente passerei ad un livello di critica maggiore. Il verde è messo male, proprio male, perché non è curato come dovrebbe. Qualunque ditta che si aggiudica un appalto, probabilmente al ribasso maggiore, opera in maniera totalmente incompetente. Basta andare a guardare le potature delle piante e ci si rende subito conto. E non solo nel verde pubblico, ma anche nel privato. Purtroppo però sulla gestione del verde pubblico sappiamo con chi prendercela: sindaco, assessore o chi per loro. Nel verde privato, invece, ognuno pensa di poter fare ciò che vuole. Un esempio: a piazza Roma sono state tagliate delle piante in maniera assurda, ma nessuno può dire nulla. Questa è una vergogna. Se poi quel verde appartiene ad una struttura di ricerca, ancora peggio.
Quindi secondo lei il contesto urbanistico privato andrebbe regolamentato.
È chiaro. Non esiste nessuna norma, quindi ognuno può fare quello che vuole. Le piante sono esseri viventi e devono essere trattate come tali. Invece si pensa che siano oggetti che si possano ridurre o accorciare o piacimento. Considerate poi che questo è ciò che vediamo, ci sono anche le cose che non vediamo.
Dunque cosa farebbe per migliorare la gestione del verde pubblico cittadino?
Innanzitutto credo sia nellinteresse degli amministratori fare in modo che la città si presenti sempre meglio. Prendiamo un esempio: le rotatorie della circonvallazione. Sono state fatte, ma poi bisogna mettere le piante giuste, curarle, irrigarle. Ci vuole chi se ne occupa, cosa che non vedo. Ecco, secondo me è un errore affidare ad una persona che non ha le competenze la gestione del verde pubblico. Un assessore ha mille problemi da gestire, di natura politica. Quindi si dovrebbe trovare un comitato di esperti, e non una persona sola, deputati a curare ognuno una parte della città. Ognuno dovrebbe avere una parte della città sotto la sua responsabilità. Ma questa persona per operare ha bisogno di personale e di risorse. Ci sono città più grandi di Catania dove non hanno questi problemi ed il verde è bellissimo.
Senza contare linquinamento.
Sì. Catania è molto inquinata. Recentemente ho condotto uno studio insieme allUniversità di Roma sulle foglie dei platani presenti in zone centrali e periferiche della città e non vi dico cosa è stato trovato. Bisogna seriamente pensare di chiudere al traffico alcune aree e progettare servizi alternativi alluso dellautomobile per raggiungere le aree chiuse. Delle navette gratuite e dei parcheggi scambiatori custoditi, ad esempio, come a Taormina. Lì hanno risolto benissimo. Questo permetterebbe di avere una città più bella. Catania è una splendida città, chi la amministra dovrebbe essere fiero di farlo.
Colpa dei politici, come al solito?
Chi fa il politico ha poca attenzione alle cose spicciole, reali, ma ha ben altri interessi. Per quello ci vogliono dei tecnici che dettino le regole. Al politico sta il compito di trovare dei finanziamenti perché queste persone possano lavorare. Molto spesso si ricorre alla manodopera privata perché è molto più semplice che assumere personale qualificato. Questo va anche bene, ma poi ci vuole qualcuno che alla fine controlli che il lavoro è stato eseguito con criterio.
Che si deve fare allora per risolvere il problema? Dove andrebbero ricercati questi tecnici?
Sicuramente non professionisti esterni, carissimi e che non hanno il senso della realtà nei loro progetti. In questa città esiste lUniversità. Basterebbe rivolgersi ai suoi cervelli dando semplicemente un gettone di presenza. Sono sicuro che qualunque docente sarebbe disposto a farlo. Oppure lappalto si potrebbe dare ad una pubblica istituzione che realizzi lopera richiesta e si mantenga con i soldi ricevuti.
Abbiamo provato a chiedere al Comune una replica alle affermazioni del professor Pavone. Ma ad oggi non siamo riusciti a rintracciare né l’assessore al Verde Domenico Rotella, né il dirigente del servizio Giardini pubblici, dottor Marco Morabito. Di seguito proponiamo dunque ai nostri lettori di leggere ciò che dicono del verde pubblico Rotella e Morabito in un articolo comparso su “Eventi”, allegato al quotidiano “La Sicilia” lo scorso 14 ottobre. Saranno loro stessi a stabilire se la città in cui vivono assomiglia più a quella descritta da Pavone o a quella di cui parla il Comune.
Ecco il link dell’intervista realizzata per “Eventi” da Michele Spalletta: http://www.step1.it/v2_open_page.php?id=3905