Step1 in trasferta al Festival del Giornalismo di Perugia intervista Vauro Senesi, vignettista di Annozero amato dal pubblico per la sua satira tagliente che analizza e denuncia i mali della politica italiana
Vauro, un farabutto innamorato
In una sala gremita, il disegnatore toscano Vauro Senesi ha parlato al pubblico di Perugia, insieme al giornalista Fabrizio Gatti, del suo ultimo libro, “Farabutto. Dichiarazioni d’amore molesto”. Dopo la presentazione, Step1 lo ha incontrato per chiedergli la sua opinione, sempre tagliente e brillante, su politica e attualità, ma anche sulle condizioni dell’informazione in Italia, dove sembra quasi impossibile, soprattutto per i giovani, fare giornalismo di qualità.
Stasera ha presentato al Festival del Giornalismo di Perugia il suo ultimo libro “Farabutto. Dichiarazioni d’amore molesto”. Partiamo proprio da questo appellativo, con cui qualche tempo fa il Presidente del Consiglio ha definito gli operatori della comunicazione “dissidenti”. Perché ha scelto questo titolo?
Per il premier è un farabutto chiunque non è al suo servizio. Se è così, io mi considero totalmente un farabutto. Per me è un’onoreficenza, la porto come titolo di cavaliere. Se le brave persone sono loro, è meglio essere farabutti.
Cos’è l’amore molesto di cui parla nel suo libro e a chi è destinato?
È l’amore per una donna o per un uomo, per un intero paese o per l’umanità. L’amore fatto di intelligenza, di sensazioni, di movimenti, di conflitto, di incontro e di scontro. Una passione talmente forte, quando è vera, talmente bella, da essere molesta. Se non è molesto, è un amore passivo, da mercato, come l’amore di cui parla il Presidente del Consiglio: la tristezza delle escort, del bunga bunga, di questa iconografia mortifera che non ha niente d’amore. E neanche niente di sesso, per altro.
È notizia dei giorni scorsi l’approvazione alla Camera della proposta di legge sul “processo breve”. Il Premier ha già annunciato che il prossimo passo saranno le intercettazioni. Tutta una strategia politica per mettere il “guinzaglio” alla giustizia. Come fare per fermarla?
Ribellandosi a questa usurpazione di diritti.
In che modo?
Scendendo nelle piazze, non accettando più questi atteggiamenti. Ribellandoci nei nostri rapporti personali, in quelli collettivi, con la forza dell’amore molesto. Con la passione e con le idee.
I parlamentari del Pdl Gasparri e Quagliarello hanno presentato un’interrogazione urgente al Ministro Alfano per verificare l’operato della procura di Milano sul caso Ruby, contestando “palesi violazioni della Costituzione” nell’azione della magistratura contro il premier Berlusconi. Un vecchio detto parlava del bue che dice cornuto all’asino…
In questo caso però l’asino il suo lavoro lo sta facendo piuttosto bene. È il bue che cerca di impedire all’asino, se l’asino è la magistratura, di lavorare come è suo dovere fare.
Siamo ad un festival del giornalismo, gremito di giovani giornalisti e aspiranti tali, ma anche di volontari interessati al mondo dell’informazione. Oggi, però, nel nostro Paese, per un giovane è sempre più difficile entrare nelle redazioni e riuscire a lavorare. Ci sono ancora possibilità? Come fare a crederci ancora?
Io non sono un guru e non ho nessuna ricetta da dare. Fare gionalismo è difficile e deve esserlo, ma non deve essere difficile perché i giornali e le redazioni televisive e della carta stampata sono diventate delle scuole di obbedienza, dove la leva del precariato è usata come un ricatto costante anche sui contenuti. Il giornalismo è un mestiere difficile perché presuppone una fortissima passione, una fortissima curiosità, una fortissima voglia di mettersi in discussione e di mettere in discussione. L’unico consiglio che posso dare è: fatelo, in tutti gli spazi che potete trovare. E se non trovate spazi, inventateli. Anche io faccio così.
Anche se la situazione di agonia in cui versa l’informazione in Italia rende ancor più difficile fare bene il giornalista nel nostro Paese?
Finché c’è chi è convinto del valore dell’informazione e del fatto che l’informazione sia un diritto non solo per chi la fa ma anche per chi ne fruisce, c’è più che speranza.
Lei si serve della satira delle sue vignette come arma di denuncia dei mali della politica nel nostro Paese. Crede che l’ironia aiuti il pubblico a recepire meglio i messaggi o che a volte possa rivelarsi un’arma a doppio taglio che rischia di essere fermata?
Se la vogliono fermare, come a quanto pare avviene nel mio caso, vuol dire che a doppio taglio non è. C’è un taglio solo e hanno paura di tagliarsi.