Il sindaco ha motivato il suo no al progetto che prevede la combustione di 500mila tonnellate di rifiuti all'anno per produrre energia elettrica. «Il sito produttivo - dice - si troverebbe in un’area già dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale, nonché sito di bonifica di interesse nazionale dell’area industriale di Milazzo»
Valle del Mela, Accorinti dice no al termovalorizzatore Parere negativo dalla città metropolitana a Edipower
La città metropolitana di Messina dice no alla realizzazione di un nuovo termovalorizzatore nella centrale termoelettrica Edipower di San Filippo del Mela. E il motivo è presto detto. «Il progetto si pone in contrasto con gli obiettivi di salvaguardia ambientale dell’area». Secondo la valutazione del sindaco Renato Accorinti «il sito produttivo andrebbe ad insistere in un’area già dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale, nonché sito di bonifica di interesse nazionale dell’area industriale di Milazzo».
Il progetto di Edipower di riqualificazione della centrale termoelettrica e di conversione in termovalorizzatore prevede la combustione di circa 500mila tonnellate di rifiuti all’anno, provenienti soprattutto dalle province di Messina, Catania ed Enna. Non rifiuti qualsiasi, ma Css (combustibile solido secondario, materiale di scarto della differenziazione). Una quantità molto elevata, considerato che il ministero dell’Ambiente ha indicato in 700mila tonnellate di rifiuti la quantità totale di munnizza che la Sicilia avrebbe bisogno di incenerire. E per questo la Regione dovrebbe far costruire sei impianti pubblici. Il progetto trova la forte opposizione di cittadini e associazioni riuniti nel comitato No inceneritore del Mela.
Tornando al parere della città metropolitana di Messina sul termovalorizzatore della Valle del Mela, esso «tiene conto dell’elevato carico antropico insistente nell’area industriale, del rischio sanitario ed ambientale che deriva dal superamento delle concentrazioni di elementi inquinanti e dalla necessità di assumere rapidi ed improrogabili interventi di risanamento che fanno propendere per una riduzione del carico inquinante non consentendo l’introduzione di ulteriori tipologie emissive».
Nella relazione inviata ai ministeri dell’Ambiente e del Territorio e del Mare e a quello dei Beni e delle Attività culturali si sottolinea che «l’impianto proposto produrrebbe un peggioramento del carico di inquinanti che attualmente non sono presenti nello scenario emissivo esistente, ovvero diossine, furani e policlorobifenili, tutti agenti classificati come certamente o potenzialmente cancerogeni per l’uomo». Se ciò non bastasse, si fa presente che «negli ultimi anni sono stati condotti vari studi medico-scientifici indicativi di un preoccupante impatto sanitario, verosimilmente legato all’inquinamento, nella valle del Mela, spesso pubblicati su prestigiose riviste scientifiche».
Inoltre il nuovo impianto non verrebbe realizzato per esigenze energetiche e si porrebbe «in contrasto con la necessità di contrarre la produzione elettrica, anche in considerazione delle mutate condizioni del mercato dell’energia che ha registrato una riduzione della domanda a causa della crisi economica e, contemporaneamente, un aumento della produzione da fonti rinnovabili».
E anche in tema di gestione dei rifiuti l’impianto non risponderebbe ai criteri di utilizzo delle frazioni residuali. Perché, spiega il sindaco della citta metropolitana di Messina, «la quantità utilizzabile sarebbe inferiore al fabbisogno dell’impianto», sia perché il combustibile solido secondario utilizzato non sarebbe conforme ai requisiti previsti dal decreto ministeriale 22/2013. Inoltre l’area interessata è di elevato pregio naturalistico e culturale, così come riconosciuto dallo stesso piano paesaggistico dell’Ambito 9 che «individua negli impianti di raffinazione e di produzione di energia i principali fattori di degrado» dell’area, per cui risulta necessario operare una loro progressiva eliminazione oltre a definire un divieto di potenziamento o di espansione degli impianti energetici. In tal senso il progetto propone la realizzazione di un sistema di produzione di energia che si verrebbe ad aggiungere a quelli già esistenti occupando un’area attualmente libera da impianti. Infine nel parere si fa notare che «i presunti vantaggi economici ed occupazionali sono discutibili e a nostro avviso esulano dalla valutazione di compatibilità ambientale del progetto» e inoltre «il progetto in questione si situa completamente al di fuori della programmazione regionale sulla gestione dei rifiuti».