Valeria Lembo morì il 29 dicembre del 2011 lasciando un marito e un bimbo di 7 mesi. Aveva 34 anni.
Era affetta dal morbo di Hodgkin. Il 7 dicembre 2011, giorno della quarta seduta di chemio, a Valeria vennero somministrati 90 milligrammi di Vinblastina, un farmaco utilizzato per la terapia. I milligrammi dovevano essere 9. E lei, Valeria, come hanno raccontatoin seguito i familiari, se n’era accorta e lo aveva anche detto ai medici. Da lì era iniziato il suo calvario, durato 22 giorni, tra forti dolori e tanta paura, la più grande quella di lasciare il suo piccolo Flavio. Fino al 29 dicembre, il giorno dopo il suo compleanno, in cui venne ricoverata d’urgenza al reparto di rianimazione dell’ospedale Cervello per un arresto cardiaco. Da lì a poco sarebbe morta. I familiari raccontarono subito l’accaduto in Procura e a seguito della loro denuncia era scattata l’indagine coordinata dal pm Emanuele Ravaglioli.
A processo ci sono quattro medici e due infermieri del reparto di Oncologia medica del Policlinico. Sergio Palmeri, allora primario del reparto, il medico Laura Di Noto, lo specializzando Alberto Bongiovanni, lo studente universitario Gioacchino Mancuso e le due infermiere Clotilde Guarnaccia ed Elena D’Emma, sono accusati a vario titolo di omicidio colposo e falsificazione di cartella.
La Procura di Palermo ha chiesto oggi la condanna a quattro anni e mezzo per Palmeri, per la dose letale di chemio terapia, per Laura Di Noto sono stati richiesti 4 anni e mezzo per omicidio colposo e tre mesi per il reato di falso, così come per lo specializzando Bongiovanni. Un anno in fine per lo studente Mancuso e tre anni di carcere per due infermiere.
Un errore di cui già i medici si erano accorti, come ha raccontato in aula Laura Di Noto, con la quale l’ex primario Palmeri si era raccomandato di non raccontare nulla ai familiari.
Il 12 dicembre, pochi giorni prima della morte della donna,l’ex primario convocò la dottoressa Di Noto e Bongiovanni per parlare della falsificazione della cartella clinica. Era stato infatti cancellato lo zero del numero “90”. I genitori di Valeria Lembo, seguiti dall’avvocato Marco Cammarata, lo scorso marzo avevano raccontato in aula gli ultimi giorni di vita della figlia: «Dell’errore Valeria lo disse anche all’infermiera che le rispose: ‘E’ u stissu’ – aveva detto la madre Rosa Maria D’Amico -. Anche Palmeri sapeva. Quando mio genero e mio marito andarono a chiedere cosa era successo, il medico disse: “Dopo trent’anni di onorata carriera… mi darei pugni in testa, tutto questo per una dose in più…”. La cosa che mi fa più schifo e che il dottore Palmeri non ha avuto l’etica professionale, né il coraggio di pare e di uomo di dirci come stavano le cose».
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