«Non mi hanno vaccinato per paura dell'autismo». È la scritta su un cartellone dentro una lapide con accanto un peluche. Di fianco l'invito della federazione dei medici a diffidare dalla bufale sul web. «Parlare con noi di notizie senza fondamento scientifico per evitare rischi», commenta la dottoressa Rosa Giaquinta
Vaccini, a Ragusa campagna shock contro No vax «Su internet informazioni incomplete e fuorvianti»
«No al dottor Google, aiutiamo i pazienti a recuperare un rapporto di collaborazione e fiducia con il proprio medico». È questo l’obiettivo della campagna di sensibilizzazione, partita ufficialmente da ieri con i cartelloni 6×3 in tutta la città di Ragusa, contro le fake news in campo sanitario. A promuoverla, a livello nazionale, è la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, cui ha aderito anche l’ordine dei medici della provincia di Ragusa, insieme con gli altri trentuno.
«Non mi hanno vaccinato per paura dell’autismo». È questa la frase scritta a stampatello, sotto una croce, all’interno di una lapide di marmo con sotto appoggiato un orsacchiotto di peluche. Una immagine shock affiancata al consiglio di diffidare dalle bufale sul web e di chiedere sempre il parere del medico. «Si è diffusa quest’idea che i vaccini facciano male – commenta a MeridioNews la dottoressa Rosa Giaquinta, presidente dell’ordine a Ragusa – e che siano, addirittura, collegati all’autismo. Sono notizie senza alcun fondamento scientifico – sottolinea la medica – e sulle quali sarebbe bene almeno confrontarsi con il pediatra. Nel corso di questa campagna, noi intendiamo parlare sia di quelli obbligatori che di quelli facoltativi, partendo dal presupposto che una rara reazione avversa non può distruggere quanto di buono hanno fatto nella storia portando alla scomparsa di malattie anche gravi come il vaiolo, solo per citarne una».
Una campagna social contro le bufale, un fenomeno fuori controllo da quando si è allargato l’accesso al web e, in troppi, si informano su qualunque cosa semplicemente digitando delle parole chiave sulla barra del motore di ricerca. Spesso il paziente, disorientato nel mondo virtuale, finisce per pensare di potersi trasformare nel medico di se stesso, magari con metodi naturali e alternativi, con il rischio concreto di peggiorare la situazione. «Non vogliamo demonizzare internet – dice Giaquinta – ma invitare i cittadini a parlare con noi medici di quello che leggono sul web in merito alle questioni che riguardano la loro salute e quella collettiva. Troppo spesso le informazioni sono incomplete e fuorvianti – aggiunge – La comunicazione col paziente è fondamentale, ed è importante che i cittadini abbiano la consapevolezza di non avere competenze specifiche su farmaci e malattie. È per questo – conclude – che invitiamo tutti a rivolgersi a noi con serenità».