Anche dopo aver lasciato Palazzo Chigi Silvio Berlusconi continua a rimanere il soggetto preferito nella discussione dei mali italiani dalle colonne dei giornali Usa, sempre piú preoccupati del possibile crollo delleuro. Nel New York Times, la colonna di Frank Bruni, ex corrispondente dallItalia e firma di punta per gli articoli di culinaria del giornale la sua permanenza tra le trattorie romane deve essere stata ispiratrice proprio martedì tornava ad attaccare Berlusconi per il suo discorso di domenica in cui avvertiva lItalia che non avrebbe lasciato il campo aperto ai comunisti
Come sempre, in questi commenti autorevoli, è sottinteso che è grazie ai suoi media e alla loro predominante potenza di fuoco che Berlusconi ha la possibilità di continuare ad ipnotizzare gli italiani. Rispondo facendo notare ai colleghi dellUniversità dove insegno che mi chiedono notizie sullItalia schiava dellinformazione berlusconiana, che i quattro maggiori e piú autorevoli giornali a diffusione nazionale non sono di proprietà del tycoon Milanese: ti guardano come se gli avessi detto che la Terra è quadrata e gira attorno alla Luna.
Chi legge da qualche mese questa rubrica si sarà accorto quanto sia personalmente avverso al conflitto dinteressi di Berlusconi, sicuramente un male per la democrazia. Al Lehman College della City University di New York, fino a pochi mesi fa, uno dei miei corsi era intitolato: Media & Democracy: from Citizen Kane to Silvio Berlusconi (la seconda parte del titolo ora é cambiata in from Citizen Kane to Wikileaks ). Continuo a dedicare ampio spazio con i miei studenti allascesa politica del tycoon italiano, ma da qui linfluenza del potere mediatico di Berlusconi mi appare persino esagerata per come viene descritta da parte dei media americani. In realtà è proprio negli Usa che il conflitto di interessi tra la politica e il quarto potere dà segnali molto piú preoccupanti. La situazione qui è tanto più grave quanto più alto è il ruolo guida che la democrazia americana e il suo Primo Emendamento della sua Costituzione hanno per il resto del mondo libero
La scorsa settima ero alla serata al Waldorf Astoria che lautorevole Committee to Protect Journalists (CPJ) organizza ogni anno per premiare i coraggiosi giornalisti stranieri perseguitati nel mondo dai loro governi: tra i premiati a New York, cera anche la bielorussa Natalya Radina che poi in una breve conversazione mi ha dichiarato come lItalia, grazie a Berlusconi, sia stata il Paese dellUe che più ha dato appoggio al regime torturatore di Lukashenko.
Ma in quella serata del CPJ si premiava anche con un riconoscimento speciale alla carriera il leggendario Dan Rather, per decenni anchorman di punta della CBS e che diventó un famoso reporter già nella Guerra del Vietnam. Nel 2006 fu costretto a lasciare il network tv dove aveva lavorato per oltre 40 anni per le polemiche successive ad un suo servizio dinchiesta in cui, durante la campagna per le presidenziali del 2004, aveva messo in luce il servizio militare svolto dallallora presidente George W. Bush. Per qualche presunta imprecisione in quellinchiesta della quale però non fu mai smentita il fatto che il Presidente si era imboscato il piú famoso degli anchorman americani perse il posto.
La scorsa settimana Dan Rather ha pronunciato un discorso in cui ha puntato il dito contro il corporate money che sta distruggendo il sano giornalismo dinchiesta americano: Cera un tempo in cui il dovere professionale dei giornalisti era considerato patriottico e la libertá di stampa motivava e ispirava le redazioni. Lo so che é difficile crederlo, ma alle redazioni giornalistiche non veniva chiesto di stare attenti ai profitti. Le perdite venivano accettate perché le notizie facevano parte dellinteresse pubblico ., ha detto Rather in un sala che ospitava tra i più famosi giornalisti dAmerica che ascoltavano praticamente pietrificati.
Invece ora viviamo in unera in cui i soldi controllano tutto. Incluse le notizie ha continuato nel suo jaccuse Rather. I contanti hanno comprato tanto silenzio e per troppo tempo. Da molto tempo il potere non più controllato è riuscito a invischiare questo Paese in vari conflitti destensione mondiale. Sappiamo tutti che i soldi parlano. Ma, anche la gente deve farlo
Rather nel suo discorso ha ripetuto più volte come purtroppo tutti si sono abituati a questo stato delle cose, …And weve Gotten Used to It, era infatti pure il titolo del suo intervento. Ma bisogna reagire, la gente deve farlo e soprattutto ai giornalisti tocca il dovere di farlo: Dobbiamo superare il sistema. Ricordatevi che siete dei servitori pubblici e il vostro lavoro é quello di proteggere il pubblico da chi gli potrebbe arrecare del male. Anche se a farlo questo male sono proprio coloro che pagano il vostro salario. (Per chi è interessato a tutto il bellissimo discorso)
Ma guardacaso il discorso di Rather non ha avuto la copertura che avrebbe meritato nemmeno dai grandi giornali Usa: magari il tuttologo Bruni avrebbe potuto ragionarci su nella sua colonna su quello detto nella serata, riflettendo sullo stato del giornalismo americano, anziché ripetere quel che già sappiamo su Silvio Berlusconi (un pesce fin troppo piccolo rispetto al potere di certi imprenditori americani).
Ecco un esempio di pesce grande, il sindaco della mia cittá, Michael Boomberg. Come, il primo cittadino di New York si è liberato del conflitto di interessi e da quando è a City Hall non si occupa del suo impero mediatico che, negli ultimi anni, è cresciuto enormemente: Ecco un bel servizio di Newsweek-Daily Beast della scorsa settima, intitolato Bloomberg Plots World Domination
Vi basterà leggere di come limpero mediatico creato da Bloomberg in cui, al di là delle cariche di facciata, lui ha sempre lultima parola per capire come potrà continuare ad influenzare non solo Wall Street, ma anche i nomi piú potenti della terra.
Il film Citizen Kane, lo abbiamo ricordato qualche mese fa, raccontava la vita di William Hearst, il magnate dei media che, nella prima metá del XX secolo, tentò ma non riuscí a scalare il potere. Adesso Dan Rather ha nuovamente suonato lallarme su come il potere del denaro stia deviando la funzione essenziale che il giornalismo dovrebbe avere nella democrazia più potente della terra. Le conseguenze della fine del Quarto potere nella democrazia americana sarebbero devastanti e non solo per gli Usa. Altro che continuare a scrivere di Berlusconi
Commento già pubblicato da www.Lindro.it
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