Uno spazio giovane per l’arte contemporanea

Un giovane di 28 anni può dirigere un Museo d’arte Contemporanea. Salvatore Lacagnina, direttore della Galleria Civica d’arte Contemporanea Montevergini di Siracusa, ne è l’esempio. Mercoledì 16 maggio Lacagnina ha discusso della sua esperienza al Centro Voltaire di Catania, in un incontro organizzato con la collaborazione dei Circuiti Culturali dell’Università di Catania. Per quanto possa sembrare strano, Lacagnina s’è trovato per la prima volta a parlare ad un pubblico catanese. Strano, e in un certo senso significativo della situazione catanese…
Il tema dell’incontro era la Galleria Montevergini (dal nome del convento seicentesco che ne ospita la sede) che Lacagnina dirige dal 2001. A quell’epoca aveva appena 28 anni e alcune esperienze curatoriali alle spalle: per lui l’incarico fu “un sogno che diventa realtà”. Ma non poche sono state le difficoltà che in questi anni ha dovuto affrontare nel portare avanti un’esperienza, come quella di Montevergini, fatta di fiducia nella contemporaneità, nell’innovazione, in un territorio troppo spesso ostacolato dal peso della storia e di tradizioni fraintese.

Per Lacagnina la Galleria ha rappresentato una sfida; e del resto lui stesso definisce la vicenda di Montevergini come “autobiografica”. Fin dagli inizi, ha inteso radicare la sua esperienza curatoriale su alcuni concetti chiave: identità, fondamenta, patrimonio, contemporaneità.
Montevergini vuole innanzitutto recuperare una responsabilità sul vissuto, vuole recuperare un radicamento. Lacagnina si è posto principalmente alcune domande: noi a cosa ci aggrappiamo? Dobbiamo preservare il passato? Ma cosa significa? La valorizzazione del patrimonio culturale attraverso il lavoro di giovani artisti è stato uno degli elementi innovativi della galleria. Inoltre l’idea di Lacagnina è stata quella di “istituzionalizzare la Galleria Civica come un laboratorio per giovani artisti” dove realizzare workshop, performance, danza, musica e teatro, con un’apertura assolutamente multidisciplinare.

Secondo lo stesso Lacagnina, l’esperienza “fondativa” della storia di Montevergini è stata una delle prime mostre, che vide come protagonisti Enzo Cucchi ed Ettore Sottsass. Dall’incontro di due grandi personaggi della cultura artistica europea è venuto fuori un connubio tra passato e presente, nel segno d’un intenso colloquio fra arte antica e avanguardia. I due artisti avevano richiesto per la loro mostra due reperti archeologici; dopo non poche peripezie Lacagnina è riuscito a portare all’interno di una istituzione dedicata all’arte contemporanea due sculture greche del V sec. a.c., grazie alla collaborazione del Museo archeologico “Paolo Orsi”. In un territorio dove la collaborazione e la comunicazione tra istituzioni sembra essere soltanto utopia, un’esperienza simile sembra dirci che forse qualcosa può cambiare.

Il dibattito seguito all’intervento di Lacagnina è stato animato dal prof. Giuseppe Frazzetto, che presentava la manifestazione. Si è approfondito il tema dello “svecchiamento” della cultura. Lacagnina ha dichiarato di non essere interessato alla giovinezza dell’arte nel senso anagrafico del termine, bensì alla giovinezza intesa come freschezza di contenuti, di idee, di proposte. Di conseguenza, il nostro Paese è vecchio soprattutto in quanto produce pensieri vecchi: perfino ai giovani spesso manca l’energia che smuove gli animi e ribalta le cose. L’energia di cui l’arte è testimonianza ed espressione, e che riesce a produrre il futuro, anziché limitarsi a subirlo.


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