Università, si celebra la Giornata della memoria «Ciò che si scorda può inevitabilmente ritornare»

Trovare un linguaggio che raggiunga le diverse sensibilità per esprimere la brutalità dell’Olocausto e ricordare con ogni testimonianza chi non si è arreso alla persecuzione: è l’obiettivo della Giornata della memoria, istituita per legge in Italia 17 anni fa e che anche a Palermo è stata celebrata, allo Steri, dall’Università degli studi. In sala tantissimi studenti di diversi alunni degli istituti scolastici cittadini, dal Rutelli, al Regina Margherita, dal Meli al Cassarà, per citarne solo alcuni. 

Docenti e relatori si sono confrontati sul tema della rappresentazione dello sterminio, dell’esilio e su quanti non hanno spento la propria spinta alla vita e alla creatività, neanche di fronte a un orrore così grande. «Ogni anno questa giornata ci fa interrogare su come sia stata possibile tanta insensatezza e illogicità, questa riflessione deve servire da stimolo, la scuola e l’università non devono solo informare, ma formare uomini e donne», ha detto il rettore Fabrizio Micari. «Ciò che si dimentica può inevitabilmente ritornare», ha scritto in un messaggio l’Ambasciata israeliana a Roma, che ha mandato un saluto letto dal docente Aurelio Anselmo. 

Tra le testimonianze ricordate ai ragazzi, oltre quelle più note di Primo Levi e Anna Frank, c’è anche quella di Etty Hillesum, ebrea olandese confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, rimasta ‘cuore pensante dietro a un filo spinato che annienta’ e che dal 1941 al ’43 ha lasciato 11 quaderni che saranno pubblicati solo 38 anni dopo, nel 1981 (in Italia da Adelphi). 

«Spaventa leggere che tanto orrore non ha risparmiato neanche ragazzi e bambini – dice Rosalia Lucchese, studentessa del Regina Margherita. Con lei ci sono le compagne, Simona Diliberto, e Arianna Piazza: «Stiamo leggendo il diario di Anna Frank, fa pensare come a volte diamo per scontata la libertà», dicono. Hanno scelto di esprimersi attraverso la musica, invece, gli studenti del liceo linguistico Ninni Cassará che si sono anche classificati primi, in Sicilia, in un progetto indetto dal Miur per ricordare la Shoa. «Abbiamo scelto la musica concentrazionariacioè quella fatta dentro i campi – spiega Nina Cannella 16 anni, che suona il sassofono – eseguendola anche in chiave moderna, con il jazz. La scommessa è stata fare della musica non solo uno strumento di evasione, ma di espressione». In tutto sono stati 13 gli studenti coinvolti nel progetto, e ad aprile andranno per la prima volta in visita ai campi di sterminio ad Auschwitz. A guidarli sono gli insegnanti Michela Alamia e Gianfranco Restivo che hanno fatto scoprire loro un genere, quello della musica nei campi, «testimoniata e salvata in Italia da un direttore di orchestra come Francesco Lotoro – spiega Restivo – che ha recuperato migliaia di spartiti scritti nei lager su qualunque supporto, dai sacchi di juta alla carta igienica», e oggi eseguiti dalla sua orchestra di musica concentrazionaria, al centro di un documentario in uscita in questi giorni con istituto Luce e Cinecittà.


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