È dedicato al magistrato catanese Giambattista Scidà il ciclo di incontri Territorio, ambiente e mafie che si svolgerà all'ex Monastero dei Benedettini e alla Cittadella universitaria. «Sono aperti a tutta la città», spiega a MeridioNews il professore Antonio Pioletti, ideatore degli appuntamenti
Università, ripartono i laboratori dedicati a Scidà «Sviluppo di saperi per cittadinanza cosciente»
«Affronteremo i temi della mafia come oggetto narrativo, cioè come viene presentata, dei rapporti tra la mafia e l’economia della globalizzazione, dell’evoluzione che hanno avuto le fattispecie legislative, del ruolo dei collaboratori di giustizia, del legame tra donne e mafia e dell’antimafia sociale». A parlare è il professore emerito Antonio Pioletti, ideatore dei laboratori di ateneo Territorio, ambiente e mafie – In memoria di Giambattista Scidà, che partiranno il prossimo 5 marzo e a cui sono invitati a partecipare non solo gli studenti dell’università di Catania, ma anche insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, realtà impegnate nel mondo del volontariato e singoli cittadini interessati e consapevoli.
«Qualche anno fa mi è venuta l’idea e ho proposto un ciclo di appuntamenti che in un certo senso ha anticipato da una parte la terza missione dell’università, quella che riguarda il rapporto con il territorio, e dall’altra una convenzione nazionale stipulata recentemente durante la Crui, la conferenza dei rettori, per sviluppare nelle università un’educazione alla legalità con particolare riferimento alla coscienza antimafia e alla mobilitazione». Immediato il collegamento con la figura di Giambattista Scidà, magistrato catanese e volto simbolo dell’antimafia sociale. «La città per un certo periodo l’ha conosciuto bene – spiega Pioletti – perché è stato a lungo presidente del Tribunale dei minori. E in tempi non sospetti, durante un convegno che si tenne alla sala consiliare di Catania, aveva lanciato l’allarme sulla criminalità minorile, ponendo l’accento sul fatto che se si verifica questo fenomeno è perché esiste un tessuto di illegalità che viene molto spesso dalle classe dirigenti, da chi amministra».
Per tanti il magistrato ha rappresentato un punto di riferimento. «Gli dedichiamo questo laboratorio perché riteniamo sia molto utile rinnovarne la memoria, soprattutto in un momento in cui si verificano ancora gravi atti intimidatori – commenta il docente facendo riferimento all’incendio che ha colpito la Club house dei Briganti di Librino – che Scidà avrebbe condannato richiamando la città a essere più attenta nello sviluppare una coscienza della legalità contro la mafia, in tutte le forme in cui questa si manifesta». Spesso infatti, e ne sono convinti anche molti giovanissimi, si pensa che la mafia sia stata sconfitta, che senza sparatorie alla Gomorra il problema non esista. «Ma i fatti dimostrano che le mafie sono purtroppo ben attive e trovano anche delle zone grigie che portano a collusioni che la magistratura ha spesso individuato e condannato, come il voto di scambio, il controllo degli appalti, il traffico della droga e dei migranti».
Obiettivo dei laboratori, infatti, è proprio sviluppare in modo trasversale, andando oltre i corsi di laurea, i saperi per una cittadinanza cosciente, di cui i primi referenti sono proprio i giovani. «Anche perché sulle mafie continuano a circolare stereotipi che non hanno fondamento. Fino a ieri in televisione sentivo parlare del fatto che prima esisteva una mafia d’onore, più attenta a certi valori, che poi ha subito un imbarbarimento. Ma la mafia è stata sempre violenta, spara quando deve sparare e quando non lo fa vuol dire che gli affari continuano, perché non rinuncia mai al controllo del territorio».
Organizzati in collaborazione con Libera – associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Fondazione Fava, Unione Donne d’Italia, Cgil, Agesci-Catania e Cives pro civitate, i laboratori si apriranno il 5 marzo alle 16.30 con l’appuntamento al Monastero dei Benedettini con lo studioso Umberto Santino, presidente del centro di documentazione Giuseppe Impastato di Palermo, che presenterà il libro La mafia dimenticata e parlerà di mafia e antimafia dall’Unità al fascismo. Proseguiranno poi su due linee distinte: al dipartimento di Scienze umanistiche si terranno gli incontri del ciclo Mafia e antimafia: storia, legislazione e attualità, coordinato dai docenti Simona Laudani e Alessandro De Filippo; mentre al dipartimento di Ingegneria civile e architettura si svolgerà I paesaggi delle mafie, in memoria del prof. ing. Pippo D’Urso, coordinato da Filippo Gravagno e Roberta Piazza.