Si chiama Centro di Sostenibilità e Transizione Ecologica e mette insieme più dipartimenti dell’Università di Palermo con lo scopo di creare professionalità formate e specializzate per fronteggiare su vari livelli tutto ciò che comporta e comporterà nei prossimi anni l’emergenza climatica, con cui già da tempo la Sicilia si sta misurando. «Uno strumento fondamentale e una delle scelte più significative compiute dall’attuale governance universitaria – spiega a MeridioNews Nicola Gullo, docente di Diritto ambientale e professore del dipartimento di Giurisprudenza di UniPa – creare una struttura di coordinamento delle attività di ricerca che i vari dipartimenti finora hanno portato avanti in modo autonomo, che riguardano complessivamente il problema della transizione ecologica, della risposta istituzionale all’emergenza ambientale e la possibilità di affrontare quest’ulteriore sfida legata alla crisi climatica».
Un coordinamento che in Italia al momento è un unicum, ma è già «un importante elemento organizzativo che consente anche l’elaborazione di linee nuove e originali di intervento, all’interno dell’Università di Palermo, ma con una finalità di promozione culturale educativa per fare in modo che l’università possa contribuire a questa evoluzione generale della società civile in ottica di piena attuazione del principio dello sviluppo sostenibile». E in questo solco si inserisce la Summer school Democracy and Climate Justice, organizzata dall’associazione A Sud in collaborazione proprio con l’Università di Palermo. Un evento che coinvolge docenti ed esperti di diritto ambientale da mezzo mondo. A Sud, che per prima in Italia si è fatta promotrice di un’azione legale nei confronti dello Stato per denunciare lo scarso impegno delle istituzioni nella lotta contro l’emergenza climatica.
«L’associazione A Sud ha promosso sin dal 2019 una campagna che si chiama Giudizio Universale – racconta Lucille Greyl, responsabile della progettazione di A Sud – con l’intento di raccogliere il supporto e l’adesione di tutta una serie di comitati e organizzazioni locali in Italia, per fare un’azione legale contro lo Stato italiano per l’insufficienza dell’azione climatica nel nostro bel Paese. Così – dice Greyl – nel 2021 abbiamo iniziato questo percorso legale insieme a 203 ricorrenti presso la corte civile di Roma. Chiediamo – continua Greyl – che la Corte riconosca che il fatto di non lottare abbastanza contro il cambiamento climatico provoca una violazione dei diritti fondamentali delle persone che vivono in Italia. Chiediamo anche che la Corte chieda allo Stato di ridurre le emissioni di gas serra in maniera equa. Siamo qui oggi a Palermo – conclude Lucille Greyl – in una terra fragile coma la Sicilia, perché abbiamo un progetto con le università per formare nuove competenze nel mondo legale, affinché questa tipologia di azioni legali si possa sviluppare».
«Il diritto deve essere visto in una prospettiva positiva – conclude Gullo – non semplicemente nella sua dimensione coercitiva, ma nell’ottica di un’armonizzazione delle regole nell’interesse dei vari gruppi sociali. Più come fattore di razionalizzazione e di coordinamento in questa fase storica, piuttosto che di semplice imposizione autoritativa di modelli elaborati in sedi istituzionali, estranei anche alle esigenze e ai bisogni dei cittadini».
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