Dopo la sentenza del Cga che ne impone il reintegro, l'ex direttore generale dell'ateneo catanese denuncia il rettore per inottemperanza della legge. Intanto dalle facoltà arriva il supporto dei presidi che bollano come «riprovevole» l'esposizione mediatica. E, all'interno, c'è anche chi propone di andare subito a votare
Università, Lucio Maggio querela Giacomo Pignataro Dai dipartimenti sostegno alla decisione del Magnifico
«Su mandato di Lucio Maggio, ho depositato in procura una querela nei confronti di Giacomo Pignataro, ormai decaduto dal ruolo di rettore dell’ateneo catanese, con la sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa». Inizia così la nota di fuoco con la quale l’avvocato Dario Riccioli, legale dell’ex direttore generale di Unict Lucio Maggio, comunica la nuova azione legale nei confronti del Magnifico. Un’iniziativa resa «necessaria», secondo le parole del penalista, in seguito alla «mancata esecuzione dell’ordine chiaro e inequivoco contenuto nella sentenza che ha disposto la riammissione in servizio nel ruolo di direttore generale di Maggio». L’atteggiamento di Pignataro, che viene definito «coscientemente e volutamente elusivo», avrebbe dunque «violato i principi di buon andamento e di imparzialità della pubblica amministrazione».
Una questione che si fa più urgente considerata la scadenza del contratto di Maggio ad agosto e la scelta di Pignataro di attendere chiarimenti sulla decisione del Cga, arrivata lo scorso 29 luglio. La sentenza «è oggetto di attenta valutazione per provvedere alla sua compiuta applicazione», scriveva il rettore in una nota, «fermo restando che le procedure per la ricostituzione di alcuni degli organi statutari (senato accademico, consiglio di amministrazione e collegio dei revisori dei conti) sono già in corso». Un’opzione, quella dell’attesa, condivisa anche da tutti i direttori di dipartimento – tutti tranne Enrico Foti, a capo di Ingegneria, che ha già annunciato la sua candidatura – e dal preside della scuola di Medicina e del polo di Lingue di Ragusa. I docenti aggiungono un riferimento allo scontro ancora in corso con i fedelissimi dell’ex rettore Antonino Recca: «Consideriamo riprovevole il comportamento di chi continua a sfruttare ogni occasione per sfuggire al confronto aperto e insiste invece nel tentativo di creare un clima di tensione, spostando l’attenzione sull’esito di vicende giudiziarie, continuamente suscitate e perseguite».
A firmare la lettera sono Giuseppe Barone, Vincenzo Catania, Michela Cavallaro, Luciano Cosentino, Santo Di Nuovo, Filippo Drago, Giovanni Gallo, Giancarlo Magnano San Lio, Carmelo Monaco, Roberto Pennisi, Valerio Pirronello, Stefano Puleo, Giovanni Puglisi, Francesco Purrello, Roberto Purrello, Giuseppe Sessa, Francesco Basile, Bruno Messina e Nunzio Zago. Il documento tuona inoltre contro lo «scarso senso delle istituzioni» che avrebbe ispirato «comportamenti volti a intimidire i componenti degli organi di governo e a paralizzare l’attività degli stessi», causando quelli che i professori definiscono «gravi danni e ritardi nella attuazione del programma di rinnovamento». «Giudichiamo deprecabile inoltre – concludono i docenti – l’uso strumentale di mezzi di informazione, per diffondere una falsa rappresentazione della situazione dell’ateneo». Il riferimento, nemmeno tanto velato, potrebbe essere alla professoressa Febronia Elia e allo stesso Lucio Maggio, più volte intervenuti su alcune testate cittadine.
Una possibile soluzione all’impasse amministrativo arriva dai componenti del Cuda, il coordinamento unico di docenti, ricercatori, personale tecnico amministrativo e studenti catanesi, che propongono di andare subito alle elezioni dei nuovi organi. Per porre fine una volta per tutte a quello che definiscono un «gioco al massacro». In un documento di tre pagine ripercorrono l’ex amministrazione di Recca che, scrivono con ironia, «oggi si erge a paladino di legalità». Anni che si contrappongono, secondo il Cuda, alla gestione di Pignataro la quale, pur tra alti e bassi, «ha ripristinato forme fisiologiche di confronto e dibattito». «Pensiamo che il nostro ateneo non possa più di tanto stare al palo a farsi indebolire da interessi obliqui – continuano – C’è un modo semplice, in extrema ratio, per risolvere la questione. Tornare a votare». Non senza specificare che «se il rettore Pignataro vorrà ricandidarsi e presenterà un programma condivisibile – concludono i componenti del Cuda – lo sosterremo come abbiamo fatto la volta passata».